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La fondazione della Pia casa per “poveri schifosi, impotenti ed incurabili” a beneficio della città di Milano venne disposta con dispaccio imperiale 27 dicembre 1784. Non avendo reperito alcuno stabile adeguato allo scopo all’interno delle mura cittadine, la Giunta delle Pie Fondazioni, cui spettava la direzione degli istituti, decise di collocare la Pia Casa ad Abbiategrasso nel soppresso monastero delle clarisse di Santa Chiara. Eseguiti rapidi lavori di adattamento, al principio di maggio del 1785 la Pia casa poté accogliere i primi 82 ricoverati, 47 dei quali erano questuanti prelevati nelle vie di Milano, 25 provenivano dall’Ospedale Maggiore, mentre i 10 restanti erano stati scelti dalla Giunta tra i bisognosi segnalati dai promotori dei poveri delle parrocchie.
In base al Piano per l’Ospedale in Abbiategrasso, approvato il 13 agosto 1787, la Pia casa era riservata a individui privi di mezzi di sostentamento e afflitti da “malattie schifose ed incurabili o mala conformazione di corpo od imbecillità di mente” che non potessero essere assistiti nelle proprie case o negli ospedali ordinari. Siccome la dotazione dell’Istituto proveniva quasi per intero dai Luoghi Pii Elemosinieri di Milano, il ricovero a carico dell’asse patrimoniale, che non avrebbe dovuto eccedere le 150 unità, era riservato ai milanesi e, solo in mancanza di questi, a incurabili provenienti dal ducato. bNel 1808, in seguito alle severe norme emanate contro l’accattonaggio, il numero dei ricoverati dell’Istituto conobbe un rapido aumento: dai 210 presenti alla fine del 1807 si passò agli oltre 500 del 1811. I decenni seguenti videro un susseguirsi di progetti di rinnovamento edilizio dello stabile di Santa Chiara, solo parzialmente attuati, allo scopo di ovviare all’inadeguatezza e allo stato di insalubrità in cui versavano molti locali. Fu nel 1871 che, divenute oramai insostenibili le condizioni di degrado vennero ripresi i lavori di ampliamento. Il nuovo fabbricato fu inaugurato il 7 dicembre 1873. Accanto agli incurabili, dal 1874 il municipio milanese iniziò inoltre a far ricoverare presso la Pia casa anche un rilevante numero di cronici. Nel frattempo, con regio decreto 19 ottobre 1869, la Pia casa degli Incurabili era stata eretta in ente morale e dotata di uno statuto organico. Durante gli ultimi decenni del XIX secolo venne significativamente incrementata l’attività produttiva dei ricoverati, che, oltre a coadiuvare il personale salariato nella pulizia e nel riassetto dei locali, si dedicavano a lavorazioni finalizzate al consumo interno, come la produzione di teli, la calzetteria o la coltivazione di ortaggi, ma anche a produzioni destinate alla vendita, le più importanti tra le quali erano quelle degli stuzzicadenti e delle scatole di cartone. Nell’aprile 1940 l’Ente Comunale di Assistenza di Milano richiese l’autorizzazione per mutare il nome dell’Istituto abbiatense in “Casa di assistenza e lavoro”. Un nuovo cambiamento di denominazione venne deliberato nel maggio 1951 per togliere il termine “incurabili”, oramai superato e in contrasto con la stessa realtà dell’Istituto. Il nuovo nome, “Pia casa di Abbiategrasso”, fu nuovamente mutato nel 1966, in “Pia casa di Abbiategrasso – Istituto geriatrico Camillo Golgi”: si intese così evidenziare l’evoluzione del nosocomio abbiatense in moderno istituto per la cura dell’anziano. (da Guida dell’Archivio dei Luoghi Pii Elemosinieri di Milano, pp. 269-