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Questa scheda è stata condivisa con "La Cumpagnia d'i Ventemigliusi" , fondata nel 1927, che si propone di mantenere vivo il dialetto e le tradizioni di Ventimiglia, di far conoscere la sua storia, difendere i suoi monumenti, le sue bellezze naturali e di aiutare tutte le iniziative atte al suo progresso.
https://www.cumpagniadiventemigliusi.it/vecchiosito/Voce_paese/Soccorso.htm
A metà dell’anno 1200, in Ventimiglia, sulla penisola arenosa formatasi tra le foci del fiume Nervia e del Roia, sorgeva una casa ospizio denominata de Arena; una strada pedonale la collegava a quella tangente Colla Sgarba e Siestro. L’ospizio, che prese la sua titolarità dal substrato sabbioso, era di sussidio alla Domus Templi, operante nella città, fuori le mura di cinta.
Il pellegrino della Provenza e quello proveniente dall’oltre giogo attraverso lo Straforco vi trovava riposo e cibo per una notte, l’ammalato i primi soccorsi. Sottoposto al Vescovo e al Capitolo della Chiesa di Santa Maria veniva amministrato da un rettore nel temporale e nello spirituale.
Gli avvenimenti bellici e l’insofferenza di Ventimiglia contro i soprusi dei conti e delle ingerenze genovesi ne misero in forse l’amministrazione, la conservazione e la proprietà. Si evince da un documento epocale di un nativo da parte dell’Arcivescovo di Genova, Gualtiero, a che il Capitano della Rocca inviasse il “Minister Roccae” a reggerlo nello spirituale.
È vescovo di Ventimiglia Azzo Visconti di Milano; uomo di tendenza politica guelfa e di rettitudine, difensore dei diritti ecclesiastici. Egli avoca a sé le sorti incerte dell’Ospizio de Arena e il 24 agosto 1262, ottenuto il consenso dell’arcidiacono Nicolai, del proposito Rainaldo, di Ottone Teste e Giacomo d’Unelia, tutti canonici, “per il bene e l’utilità della chiesa di Ventimiglia”, cede, e da consegna ad un certo Giovanni Cavugio la gestione nello spirituale e nel temporale dell’Ospizio de Arena, il quale “lo riceve a onore di Dio e della Beata Vergine”.
Il Cavugio non è prete, ne monaco, ne templare, anche se al tempo l’Ordine templare era presente in Ventimiglia nel gestire la Domus Templii eretta fuori le mura della città e al Passo del Cornio su l’oltre giogo di Tenda.
La cessione da parte del vescovo è mirata; egli “riconosce e conferma quanto sarà fatto da lui Cavugio o da sua moglie come fosse egli vescovo presente e spera che sotto la di lui reggenza il detto ospizio riceva incremento”.
Nessun documento è rimasto per una storia dell’Ospizio, ne alcun accenno è rintracciabile tra i documenti della Curia, ma, da una attenta e ragionata rilettura di vari scritti attorno all’attività pastorale del vescovo Azzo, si deducono le ragioni della concessione fatta al Cavugio “sia nello spirituale che nel temporale”.
Di Nino Allaria Olivieri