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Il contenuto della scheda deriva integralmente da: La cura attraverso l’arte a cura del Conservatore del patrimonio storico e artistico AUSL della Romagna Sonia Muzzarelli.
Ci tengo a sottolineare che tutto il lavoro è stato svolto in accordo con la Direzione Generale che ne ha caldeggiato la divulgazione.
Si tratta di un “cofanetto” contenente vari opuscoli, riccamente iconografati e ricchi di bibliografia, che riportano sia la storia degli ospedali come pure la descrizione del loro patrimonio artistico.
Per informazioni contattare: patrimoniostoricoeartistico@auslromagna.it
Uno dei più importanti luoghi di assistenza della città era l'hospitale Domus Dei, chiamato anche l'Hospitale della Cà di Dio situato già nel 1311 nella contrada di S. Giacomo.
Nel 1438 le proteste dei cittadini forlivesi denunciavano ripetutamente lo stato di degrado della Casa di Dio, tanto da indurre il pontefice Eugenio IV a concederne il giuspatronato perpetuo alla comunità di Forlì, con l'assistenza dei Terziari Francescani della Penitenza.
Un documento del 1464 notifica che l'ospedale era costruito su due piani, con una grande stanza per l'accoglienza capace di 8 letti, un'altra stanza, presumibilmente per ospiti di riguardo, con due soli letti, la cucina e al piano superiore la camera del priore spedalingo.
Nel 1502 L'ospedale, dopo la presa della città dagli armigeri di Cesare Borgia, fu in parte distrutto e risistemato per dare alloggio a una parte dell'imponente seguito di Lucrezia Borgia.
Nel 1541 fu decretata l'unificazione degli ospedali a favore della Casa di Dio, al fine di favorire lo sviluppo e il sostentamento. Essa diventò il principale istituto assistenziale della città e la sua denominazione si trasformò in quella di Spedale Maggiore e successivamente di Spedale degli Infermi.
All'inizio del Settecento, il testamento dell'abate Giovanni Aspini, che lasciava all'ospedale una somma di circa 1000 scudi, diede avvio a molteplici donazioni, da parte dei maggiorenti di Forlì, per il miglioramento dell'Ospedale.
Questi lasciti non furono comunque sufficienti a soddisfare le necessità dell'assistenza e si decise quindi di ricorrere al contributo della comunità per ricostruire, nello stesso luogo in cui sorgeva la Casa di Dio, un nuovo ospedale.
Del progetto originario della Nuova Casa di Dio resta un modello in noce, molto dettagliato.
I lavori di costruzione iniziarono nel 1720, su progetto del conte e frate Giuseppe Merenda, che propose un edificio con nucleo centrale di tre corsie a navata, precedute da un grandioso atrio, sopraelevate e disposte a T, avendo all'intersezione di esse l'altare della chiesa. Ai lati della corsia centrale, la più lunga, trovavano posto due ampi cortili, delimitati da altre file di costruzioni nelle quali dovevano trovarsi i locali di servizio.
Nel 1723 Giuseppe Merenda abbandonava i lavori che riprenderanno dopo il 1760 in virtù di nuovi consistenti lasciti.
Nel 1778 il grande nosocomio fu abbellito dal magnifico ingresso progettato da Raimondo Campagnini, un allievo del Bibiena. Già all'inizio dell'Ottocento l'ospedale risultava inadeguato.
Domenico Matteucci, nominato per censo "conte palatino" da papa Leone XII nel 1824, decise di lasciare nel 1826 un segno tangibile della propria ricchezza, dando impulso a lavori di abbellimento realizzati su disegno di Giuseppe Pani.
Nel 1827, in seguito ad un sopralluogo di verifica sulla solidità dei lavori che venivano eseguiti, fu redatto un rapporto in cui veniva denunciata la generale cattiva messa in opera dei materiali.
Nel 1847, grazie ad una cospicua eredità lasciata dal conte Domenico Gaddi, vennero avviati importanti lavori di trasformazione per l'ampliamento e l'adeguamento dell'ospedale ed il rifacimento totale dell'area delle donne.
Il conte Andrea Ercolani, aveva però impugnato il testamento Gaddi, rivendicando la maggior parte dei beni dell'eredità lasciata all'ospedale, questo fatto permise solamente in piccola parte l'esecuzione del progetto.
Dal 1859 la tutela dell'Ospedale passò dal Comune alla Congregazione di carità.
Nel 1895 il nosocomio era composto da: l'ospedale propriamente detto, con le sezioni medica e chirurgica per i malati acuti, la speziale sezione dermosifilopatica per le donne e le sezioni dei cronici: l'ospizio degli esposti, la sala di maternità, la farmacia, lo stabilimento balneario idroterapico, l'ambulatorio medico e chirurgico, il dispensario per la cura dei sifilitici.
Le condizioni strutturali ne rendevano impossibile l'adeguamento alle norme imposte dai regolamenti sanitari allora vigenti, si decise così di costruire un nuovo e moderno ospedale.
Il nuovo Ospedale fu intitolato inizialmente a Eugenio Saffi poi a G. B. Morgagni, fondatore di anatomia patologica; fu costruito tra il 1907 e il 1915.
Nel 1922, il vecchio ospedale, fu occupato dalla Biblioteca Civica, dalla Pinacoteca e dai Musei.