PREMILCUORE Ospedale Lorenzo e Domenico Ricci - Ospedali d'Italia

Vai ai contenuti

Menu principale:

PREMILCUORE Ospedale Lorenzo e Domenico Ricci

Ospedali Nord est > Regione Emilia Romagna > Provincia Rimini > Provincia

Il contenuto della scheda è tratto integralmente dal testo: Gli ottant’anni dell’Ospedale di Premilcuore a cura del Comune di Premilcuore.

Ringrazio l’Amministrazione comunale per l’autorizzazione-condivisione dei dati riportati

Il primo di novembre 1918 Alessandro Romagnoli presidente della locale Congregazione di Carità, comunica ai componenti il consiglio che "il concittadino e benefattore Sig. Lorenzo Ing. Ricci fu Domenico  con testamento pubblico" dell’8 Ottobre 1918 ha devoluto" tutte le sue sostanze  a favore di questa Congregazione di Carità per l'erezione di un ospitale in questo Comune". I consiglieri, incaricano il presidente "di pubblicare un manifesto" per rendere edotta la popolazione del lascito e della sua destinazione: lo incaricano altresì di accettare "col beneficio dell'inventario il lascito lasciando scrupolosamente ferma in ogni sua parte la volontà espressa dal testatore".
Ed ancora di "impiantare uno schema di statuto dopo che la pratica sarà interamente espletata ed approvata dall'Autorità competente".
Nel Consiglio del 23 gennaio del 1919 la nipote dell'Ing. Lorenzo chiede di essere ammessa al godimento di parte delle sostanze abbandonate dal defunto suo zio.
Al termine di tale discussione con voto unanime il consiglio delibera di "respingere la domanda perché infondata in diritto, salvo però di ritornare sull'argomento per decretare un sussidio a di Lei favore tenuto conto delle sue povere condizioni economiche ed a titolo di pura beneficenza".
Il Consiglio approva lo Statuto riformato. Rilevante sotto il profilo operativo è l'impegno previsto nell'ultimo dei diciassette articoli che compongono lo statuto: "entro sei mesi dall'Approvazione Sovrana dello Statuto" la Congregazione è tenuta alla presentazione del progetto dell'ospedale, nonché del regolamento di amministrazione e di quello igienico-sanitario.
Vittorio Emanuele III l'8 marzo ha apposto la regal firma d'approvazione allo Statuto.
Il Consiglio dà mandato al Presidente perché eserciti d'urgenza tutti i mezzi necessari per indurre la proprietaria Sig.ra Briccolani Bandini Ida a cedere bonariamente il terreno e se non approdasse a nulla ad iniziare subito gli atti di espropriazione. Ancora, ad avvenuta acquisizione del terreno, contattare il medico provinciale al quale spetta "la verifica della località dove deve erigersi l'Ospedale e dopo ciò dare subito incarico ad un valente Ingegnere in materia per il relativo progetto".
Nella seduta del 7 giugno 1920 il Presidente in attuazione dell'art. 17 dello Statuto, sottopone ai consiglieri i 34 articoli dello "Statuto organico della Congregazione di Carità".
Ottenutane l'approvazione propone di affidare al perito giurato l'incarico di censire il bestiame esistente nei quindici poderi facenti parte del lascito Ricci.
Il Presidente fa però presente che non può essere adottato il progetto dell'Architetto Ing. Tempioni, la cui esecuzione porterebbe ad un'opera preventivata di £. 500.000 circa, ciò che assorbirebbe la maggior parte del capitale della Congregazione, e non dissimula d'altra parte le gravi difficoltà d'ordine finanziario che si presentano per la costruzione d'un ospedale ex novo, pel quale le Autorità Sanitarie Ministeriali e Provinciali esigono determinate opere e costruzioni, che importano una spesa rilevante, pur volendo far sorgere un ospedale di modeste proporzioni.
Un ospedale con appena dieci letti costerebbe 300.000 lire circa senza computare l'arredamento, essendo prescritti camere di isolamento, bagni, riscaldamento, lavanderia, e altri simili accessori che costano parecchio, dato l'elevato costo della mano d'opera e del materiale.
Per la sola ossatura del fabbricato non basterebbero £. 200.000.
L'eredità Ricci supera di poco le 650.000 lire, e il bestiame dei poderi e i poderi stessi tendono a svalutarsi. Una situazione finanziaria decisamente fosca. Il che equivarrebbe a innalzare un bel museo di archeologia sanitaria.
La venuta del Medico Provinciale, e da un sopraluogo da lui eseguito, trovò adattabili e trasformabili i  locali dell’ex Lazzaretto, sempre in relazione alle potenzialità del patrimonio ereditato e alle reali ed effettive esigenze del Comune, dove un vero e proprio ospedale con tutti i mezzi sanitari richiesti dalla tecnica moderna non avrebbe che una vita fittizia e irreale, mentre una bene organizzata infermeria arrecherebbe benefici incommensurabili e veramente sentiti.
Il Medico Provinciale ha espresso queste testuali parole: "è inutile che Premilcuore pretenda di fare un'opera grandiosa, la Prefettura e le Autorità Sanitarie non permetteranno mai lo sperpero del denaro della beneficenza".
Nel 1922, cambiando la situazione politica, venne eletto a Sindaco Michele Mancini cognato di Benito Mussolini.
Sicuramente la cosa aiuta e all’inizio del 1923 il prefetto della Provincia “consiglia” di contrarre un mutuo allo scopo di non intaccare il patrimonio dell’Ente.
La pubblica asta indetta il 25 aprile 1925, per l'appalto dei lavori di costruzione dell'ospedale andò deserta non avendo i concorrenti con le loro offerte superato il minimo di ribasso d'asta stabilito dalla scheda di Amministrazione. La Congregazione, avvalendosi della facoltà concessagli dall'articolo 21 del Capitolato speciale di Appalto, decide di far luogo all'appalto dei lavori mediante trattativa privata con la locale Cooperativa di lavoro "Italia"
alle seguenti condizioni: 1° ribasso d'asta in ragione del nove per cento dell'ammontare dei lavori; 2° obbligo, da parte della Cooperativa di premunirsi di Personale direttivo, tecnico amministrativo e operaio idoneo al compimento dell'opera; 3° obbligo da parte di detta Cooperativa di provvedere al pagamento degli operai puntualmente ogni quindici giorni; 4º esecuzione del lavoro nel termine di mesi 18.
Ora la Congregazione può provvedere alla cerimonia della posa della prima pietra e ne fissa la data: domenica 25 luglio 1925.
I lavori procedono alacremente tanto che il 17 agosto 1929 sul tavolo della presidenza della Congregazione già c'è il certificato di collaudo del complesso delle opere realizzate dalla Cooperativa "Italia".
La data dell'inaugurazione viene fatta coincidere con la fausta ricorrenza annuale della fatidica "marcia" del 28 ottobre 1930.
L’apertura avviene il 1 Gennaio 1934.
La presenza delle suore, fino al 1981, aveva permesso all'amministrazione un notevole risparmio di personale. Era una comunità di 3-4 religiose, con una superiora che aveva le mansioni di caposala ed aveva il controllo dei farmaci, della dispensa e praticamente di tutto.
Nel 1980, fu risanato e ristrutturato con nuovi locali al pian terreno per il pronto soccorso, la radiologia e gli ambulatori.
Dall' 1-1-1981, con la costituzione dell'USL 38 di Forlì e con i Comitati di Gestione, cessa l'amministrazione autonoma dell'Ente Ospedaliero e la Medicina di Premilcuore entra a far parte dell'organico della Medicina dell'Ospedale di Forlì, come sezione distaccata di 14 letti.
Fino al 1992 continuerà a funzionare quando l'Ospedale, a seguito della finanziaria del 1991 che imponeva la chiusura o la riconversione degli ospedali sotto i 120 posti letto, fu chiuso per ristrutturazione, garantendo però la presenza del medico 24 ore su 24 e un punto di primo intervento nei locali della adiacente Casa di Riposo.
Il 15 marzo 1995 riapriva come Country Hospital anello di congiunzione fra l'ospedale e territorio, cui ricorrere quando la patologia non necessita di alta tecnologia o specializzazione ma il malato non puo' essere seguito a domicilio nelle varie forme in cui e' programmata l'assistenza.



 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
Torna ai contenuti | Torna al menu