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Dal Santa Croce all’Umberto I
Tratto integralmente da: Storia dell’Ospedale Umberto I di Frosinone – Gerardo Di Giammarino – 2017 (Ha vinto il Premio Fiuggi Storia 2017)
Anche gli infermieri scrivono! Nella ricerca, con estremo piacere mi sono imbattuto nel testo del collega Gerardo che, come me, si è cimentato nella ricerca storica ospedaliera. Lui si è focalizzato sull’Ospedale di Frosinone dove ha trascorso la propria vita professionale. Il mio lavoro, come detto nell’introduzione, non sarebbe stato possibile se, persone come lui, non avessero fatto ricerche approfondite su ogni singolo ospedale. La particolarità del suo lavoro, estremamente ricco di documentazione, oltre che a raccontare la storia dell’ospedale descrive anche l’intreccio tra politica e sanità che travolge il Dott. Angelini Arnaldo, che riuscì ad organizzare l’Ospedale dando lustro alla sanità locale ma che fu osteggiato e “defenestrato” dai politici dell’epoca fino a decretarne la “damnatio memoriae”. Ringrazio molto Gerardo per avermi fatto dono dei suoi primi 2 volumi (Il secondo tratta la storia dell’Ospedale tra le due guerre) ma, lo rimprovero per non avermi fatto una dedica personalizzata cosa che farà sicuramente quando mi donerà il terzo volume in dirittura d’arrivo.
Non me ne vorrà Gerardo se, come per altri lavori ho dovuto tagliare e ritagliare condensando in poche righe 500 pagine di testo.
Le famiglie contadine condividevano spesso gli spazi angusti delle loro abitazioni con gli animali domestici e da cortile, carenti dei servizi igienici più elementari. A questo deve aggiungersi che fino al 1887, l'unico luogo di ricovero presente in città, per i cittadini, era una piccola stanza, oltretutto fatiscente.
Le prime strutture assistenziali nacquero dalla fusione dei beni di più confraternite ed enti morali, con scopi di opere di pietà umana e carità. Le attività assistenziali riferite a questo periodo storico erano sotto la giurisdizione della Congregazione generale dei luoghi pii, che ne amministrava la gestione e dell'autorità ecclesiastica. Il vescovo visitava periodicamente gli ospedali.
Dell'Ospedale S. Croce, che era situato nel centro della città, troviamo ulteriore conferma della sua istituzione in un documento del 1753, dove da una posticola (atto notarile), viene così riportato:
"Nel nome di Dio Amen, 25 febbraio 1753. ...essendo che pe ridurre questo venerabile Ospedale in forma più decente e capace di ricevere li poveri Pellegrini, Sacerdoti e donne separate, sia stata fatta alcuna fabbrica nuova contigua". Questo ospedale, apparteneva alla Confraternita del Gonfalone.
Vari atti notarili, tutti registrati tra il 1723 e il 1753, descrivono come l'Ospedale si trovasse a ridosso della chiesa di S. Croce in contrada il Borgo.
Nell'anno 1797 moriva in Frosinone Bernardo Battisti e nel testamento fu scritto:
"La città di Frosinone è popolata da circa settemila abitanti, non esiste che un piccolo ricovero molto antico e in rovina, destinato al passaggio dei pellegrini, e niuno affatto ve n'è pe li miserabili infermi originari del luogo, talmente che molti muoiono nella nuda terra, mancanti di tutto".
Nel testamento, Bernardo Battisti intendeva lasciare "...ai poveri di Frosinone la somma di scudi 3000. Di questi si voleva, che 1000 scudi fossero destinati in sollievo dei mendicanti poveri, gli altri 2000 dovevano essere impegnati per l'acquisto di una casa che già esiste e adatta ad uso di Ospedale nel collocamento e corredo necessario di sette o otto letti separati ambedue li sessi, riservando nella casa stessa due stanze ai pellegrini."
Dal carteggio esaminato si evince che l'istituzione del primo Ospedale risale intorno al 1819 e sorse nel rione S. Martino.
Con prot. n. 5405 del 31 agosto 1852 il Delegato Apostolico di Frosinone ed il Gonfaloniere (Sindaco) Iannini, nel loro rapporto alla Sottoprefettura, che chiedeva notizie inerenti la presenza in città di istituti di assistenza, scrissero: "Esiste in questo Comune un solo Spedale Civico appartenente alla Venerabile Confraternita detta della Morte, ove sono gratuitamente ricevuti, mantenuti, assistiti e curati gli infermi poveri della Città, esclusi gli esteri; ed alle spese di tal Pio stabilimento vi concorre anche il Comune.
Nel 1857 lo Stato Pontificio pubblicò la Topografia Statistica, dei paesi e delle città: A pagina 131 troviamo scritto: "Ne manca la città di un moderno decente Spedale sotto il titolo di Santa Croce. Vi sono eziandio due Medici Comprimari coll'onorario fisso annuo uno primario di scudi 300, l'altro di scudi 324; due chirurghi con annui 240 scudi per ciascuno".
La Regia Prefettura di Roma in data 4 luglio 1872, inviò sia al Comune di Frosinone che alla Confraternita della Morte una lettera con oggetto:
"Opere Pie: Richiesta di notizie, al fine di conoscere il fine e lo scopo delle attività di assistenza svolte presso l'Ospedale civico dalla Confraternita della Morte".
La Confraternita cosi scrisse:
".. con detta circolare questa Venerabile Confraternita, a ragione della ben nota Camera di ricovero che contro la propria istituzione da pochi anni tiene aperta a semplice commiserazione di quegli infermi bisognosi, i quali per deficienza di Civico Ospedale morirebbero nelle stalle, o nelle strade, ora viene chiamata a far tenere a codesta Regia Sottoprefettura la pronta risposta della domanda contenuta in detta circolare, perciò io sottoscritto a nome e con la qualifica di Governatore di questa Confraternita, mi affretto a rispondere per i diversi numeri che mi riguardano:
Per il n 1: La denominazione dell'opera Pia è Camera di ricovero aperta per carità e per deficienza di Ospedale Civico, comunemente chiamata Ospedale.
Per il n. 2: Il suo scopo è soltanto di dare con essa un possibile ricovero agli infermi bisognosi.
Per il n. 3: Gli amministratori di esso Ospedale, ossia Camera di ricovero, sono gli amministratori stessi della Confraternita nominati dal Consiglio Generale della Confraternita e tutti prestano la di loro opera gratuitamente.
Per il n. 4: Questa Camera di ricovero, ossia Ospedale caritativo spontaneo non ha né Statuto, né regolamento […]
Per il n. 28: Questo Ospedale è composto di una sola corsia destinata per gli uomini, dove con la più fastidiosa strettezza si trovano sistemati 10 letti. Avvii pure una cameretta, ed in questa con la stessa ristrettezza sono sistemati quattro letti per le donne oltre un altro per la domestica.
Infine avvii un'altra cameretta superiore alla descritta, dove risiede il custode con moglie e figli e dove viene esercitata ogni ingerenza di cucina, ed ogni altro occorrente per gli infermi. La media degli infermi che vi vengono accolti e curati entro l'anno può ammontare al n. di circa 1450.
Per il n. 27: Il personale addetto alla direzione ed amministrazione di esso è appunto il Governatore della Confraternita con il mezzo degli officiali e dell'Esattore della stessa […]
Il servizio sanitario viene esercitato dal medico, chirurgo, e flebotomo condotti della città, e l'assistenza degli infermi è presso il custode, il quale con la moglie risiede stabilmente nello stesso locale sotto la sorveglianza dell'officiale provveditore ed oltre il Deputato settimanale, che vi accede giornalmente per la stessa sorveglianza e per firmare ordini della spesa giornaliera degli infermi.
Per il n. 30: in vista della strettezza del locale e delle rendite, la disposizione sarebbe di accogliere in detto Ospedale soltanto gli individui appartenenti a questo Comune; giammai però è stata negata la possibile accoglienza a quei forestieri che per casualità ne avessero avuto bisogno. Tutti sono accolti gratuitamente, non già per disposizione ma di bene, perché quasi che ne fanno uso sono essi poveri, e non hanno come rimborsarvene la spesa.
Per il n. 31: I soli militari tanto sotto il governo Pontifizio, quanto sotto l'attuale governo vi si sono ricevuti ed accolti mediante il pagamento di una retta giornaliera, e questa retta ammonta ad una lira per ogni giorno".
Questa risposta fu inviata al Sottoprefetto del Circondario di Frosinone.
Nel 1887 si iniziò a parlare di un nuovo ospedale, idea che si concretizzò nel 1884 con l’inaugurazione del cantiere che si tenne il 20 novembre. La costruzione fu terminata nei primi mesi del 1887; era costituita da tre piani e venti vani, assumendo il nome di Ospedale Umberto I. Venne inaugurato il 15 agosto 1887.
Per l’assistenza ci si rivolse alle Suore Ospitaliere di San Giovanni in Laterano che giunsero in tre, due per l’assistenza una per la cucina, che arrivarono dopo tre giorni di viaggio con un carro trainato dai buoi. Si iniziava l’attività con 20 letti.
Nel 1890 si dota del primo Statuto Organico.
Nel 1906 in seguito a Regio decreto del 29 agosto 1904, tutti i beni della Confraternita della Morte passarono all'Ospedale Umberto I. La vecchia struttura dell'Ospedale fu demolita il 3 aprile 1933.
La relazione sull'Ospedale di Frosinone redatta dal dottor Arnaldo Angelini, in qualità di direttore, nel 1895, mise in evidenza che seppur tale pio istituto godesse la reputazione di tutto il circondario per le competenze mediche e chirurgiche, dall'altro la costruzione dello stesso all'interno della città, circondato da molte case, costituito da un solo corpo di fabbrica, invece di diversi padiglioni, pregiudicò fortemente l'assetto organizzativo degli spazi interni.
L'acqua potabile non era presente nell'Ospedale, ma veniva portata a braccia dai servi, con le conche, e raccolta presso le fontane vicine con forti aggravi di spesa per l'amministrazione ospedaliera (vi arrivò solo nel 1910). La stessa struttura attrezzata con poche stufe a legna, non era in grado di sopperire ai lunghi cinque mesi invernali, vanificando così gli sforzi operatori messi in atto.
La mancanza di personale, soprattutto infermieristico che fosse addestrato all'assistenza clinica post-
La presenza delle suore, per la loro fede religiosa non contribuì al miglioramento dell'assistenza dovuto alle regole ferree nella distinzione dei sessi tra i ricoverati.
Questa relazione, indirizzata agli amministratori, creò non pochi malcontenti, tali da segnare una sfilacciatura nei rapporti che si conclusero con le dimissioni dello stesso sul finire del 1897.
Interessante è leggere poi la lunga relazione del Dott. De Sanctis (successore dell’Angelini), del 1903, che mette in evidenza quanta strada bisognava ancora fare per rendere l’Ospedale degno di tale nome.
Dai regolamenti del 1887 l’infermiere, oltre ad assistere 50 pazienti, deve osservare le seguenti regole:
1) spazzare quotidianamente i pavimenti dell'infermeria, spolverare il comodino del paziente e il davanzale della finestra; 2) mantenere una temperatura adeguata nell'infermeria, portando ogni giorno un secchio di carbone; 3) la luce è importante per osservare il paziente. Perciò ogni giorno bisogna riempire le lampade di kerosene e lavare le finestre una volta alla settimana, le note infermieristiche sono importanti per aiutare i medici. Scrivere le note con cura; 4) ogni infermiera comincerà il turno alle sette di mattina e tornerà a casa alle 8 di sera, tranne il sabato, giorno in cui sarà consentita la pausa di mezzogiorno alle 2 del pomeriggio; 5) le infermiere diplomate che godono della considerazione del direttore del personale avranno una sera libera alla settimana per uscire con il fidanzato o due sere a settimana per partecipare ad attività religiose; 6) ogni infermiera deve risparmiare una parte del salario quotidiano per affrontare la vecchiaia. Se l'infermiera guadagna 30 dollari al mese, dovrà risparmiarne almeno 15; 7) l'infermiera che fuma, beve liquori, va a farsi acconciare i capelli in un salone di bellezza o frequenta le sale da ballo darà al direttore del personale buoni motivi di sospettare delle sue intenzioni e della sua integrità morale; 8) l'infermiera che svolge i propri compiti e assiste senza errori i pazienti per 5 anni riceverà un aumento di 5 centesimi di dollaro al giorno, purché non abbia debiti con l'amministrazione dell'ospedale.
Interessante il contenuto del 2° Volume, che vede non solo la storia dell’Ospedale ma anche quella della città di Frosinone nel periodo a cavallo delle due guerre; sono riportati, inoltre, diversi contenuti storici e legislativi del periodo fascista (se si può ancora dire).
Nel 1909 diventò Consorziale. Nel 1911 venne redatto il regolamento organico e disciplinare ben riportato nel volume. Del 1912 troviamo la delibera per l’acquisto del vino considerato, ai tempi terapeutico, mentre per il latte ci si rivolgeva a dei vaccai locali. Nel 1915 il terremoto provocò dei danni. Nel 1918 l'Ospedale non era ancora provvisto dei padiglioni per ospitare pazienti affetti da malattie contagiose, al punto che, per far fronte al propagarsi della Spagnola, in tutta fretta venne realizzato, con una struttura in legno, un lazzaretto, prospicente l'Ospedale.
Del 1924 il regolamento per l’ammissione in Ospedale. Del 1929 l’istituzione del servizio di PS con autoambulanza. Nel 1930 la costruzione di due padiglioni per malattie infettive stornando l’accantonamento dei fondi destinati al nuovo ospedale. Nel 1933 il nuovo regolamento.
Le nomine degli infermieri avvenivano dopo valutazione del direttore sanitario, e previo periodo di prova. In data 30 dicembre del 1920 fu assunto l'infermiere G. Battista Crescenzi. Cosi la motivazione dell'assunzione: "Letto il certificato del Professor Giulio Cauli, Direttore di questo Nosocomio, con il quale dichiara che, durante il mese di prova, fatto dal Crescenzi nella qualifica su espressa, l'infermiere ha dimostrato nonché attitudini, puntualità nel proprio servizio e rispetto verso i suoi superiori." C’erano due infermieri con il salario annuo ciascuno di lire 2000,00 e due infermiere con lo stipendio annuo di lire 1380,00 cadauna.
L'infermiere Carfagna Nicola fece domanda alla Congregazione di Carità per un aumento dell'assegno salariale. Cosi la risposta: "Vista la domanda dell'ex infermiere Carfagna Nicola in servizio straordinario presso questo Ospedale, con la quale chiede un aumento dell'assegno attualmente percepito; considerato che le mansioni da lui esplicate non sono gravose e che data la sua tarda età non è incluso nel turno di notte come gli altri infermieri. Visto che il medesimo percepisce dalla Congregazione di Carità oltre lire 30 mensili in qualità di pensionato, ad unanimità di voti, respinge la domanda in oggetto.
Quando arrivava la legna, il camion si fermava e scaricava davanti all'Ospedale. Interveniva Suor Maria Raffaella, (non ancora superiora), che la faceva sistemare al personale infermieristico.
Il Prefetto, con lettera n 13561 del 3 luglio, fece richiesta al Comune di Frosinone di provvedere ad istituire un dispensario antivenereo.
Il Comune, con propria delibera n 343, diede mandato di procedere alla creazione del dispensario, prendendo in affitto per la durata di un triennio, cioè dal 1929 al 1931 e per l'annua pigione di lire 3.000, pagabili a rate quadrimestrali, i locali al pian terreno della casa del Signor Gaetano Cacciavillani, composta di due ambienti, e cioè di un ingresso, di un corridoio, e di tre camere da adibirsi rispettivamente a ufficio sanitario, sala visita e gabinetto di analisi.
Riporto, più come aneddoti, alcuni articoli del regolamento del 1933:
Art 84 Subordinatamente alla disponibilità di camere e di letti, nonché alle esigenze dei servizi verso i poveri, sono ammessi nell'Ospedale ammalati di ambo i sessi, paganti in proprio, per i quali sono stabilite due classi.
Art 85 Appartengono alla I classe coloro che occupano camere separate, alla seconda coloro che occupano le sale comuni. Gli appartenenti alla I classe potranno, a richiesta, ottenere che nella camera loro assegnata venga collocato un altro letto per un proprio assistente o infermiere privato, bene accetto dalla Direzione.
Art 86 Agli infermi di I classe viene corrisposto il trattamento dietetico indicato dal Primario. Agli infermi di II classe viene corrisposto il trattamento dietetico comune.
Art 98 Gli onorari per le prestazioni sanitarie (intesi come percentuali sui ricavati), sono riportate come segue: a) Primario chirurgo-
Art 104 Primo ed essenziale obbligo dei malati è l'ubbidienza e il rispetto verso i preposti all'Ospedale e verso il personale di assistenza e di servizio.
Art 105 I malati della sala in comune, appena ammessi, consegneranno alla Suora il proprio vestiario e la biancheria, da depositarsi nel fardellaio. Il fardello, ove occorra, sarà lavato e disinfettato, a seconda delle disposizioni dei sanitari. Gli ammalati delle sale a pagamento potranno tenere nelle sale stesse gli indumenti e biancheria strettamente necessari.
Gli oggetti di valore ed il denaro saranno, indistintamente da ogni ammalato, consegnati alla Superiora delle Suore, che ne rilascerà ricevuta, non restando l'Amministrazione garante che di ciò che viene regolarmente consegnato.
Art 106 E' vietato ai malati: a) prestare aiuto agli infermieri nella pulizia delle sale ed in altre incombenze; b) recarsi senza il debito permesso, negli altri reparti, nei gabinetti, nei magazzini, nella dispensa, nella cucina, né in qualsiasi altro locale; c) scrivere e disegnare sui muri, sui mobili, e comunque lordare recar danno a mobilio ed agli oggetti di corredo delle sale, dei corridoi, dei gabinetti di decenza; d) fumare e giocare nelle sale in comune, in quelle a pagamento, nei corridoi. Saranno permessi i giochi leciti, a giudizio del Direttore; e) turbare l'ordine e la quiete con rumorio conversazioni voce; f) trattenersi alzati, oltre l'orario stabilito ed alzarsi prima dell'orario stesso, epperò, d'inverno alle ore 20,00 e d'estate alle ore 21,00, sarà dato il silenzio e tutti si troveranno indistintamente a letto, dove resteranno fino alle 7,00 della mattina seguente; g) appoggiarsi, sedere o sdraiarsi vestiti sui letti; h) agli uomini di recarsi nella sezione delle donne ed alle donne in quella degli uomini; i) portare addosso e conservare armi di qualsiasi genere, coltelli, forbici, ed ogni altro oggetto che possa essere pericoloso a sé ed agli altri; l) far commercio di medicinali o commestibili, o comunque cederli a chicchessia; m) togliersi o smuovere le fasciature.
Nel novembre 1934 venne assunta una nuova suora per l'aumentato lavoro, passando da 6 a 7 suore in servizio. Intanto nello stesso anno l'Ospedale venne dotato di impianto del termosifone e furono rimosse le vecchie stufe in terracotta.
Con Regio Decreto del 25 settembre 1938, l'Ospedale di Frosinone diventò autonomo. D'ora in poi venne amministrato da una commissione che prevedeva un Presidente di nomina prefettizia, due membri designati dal Podestà, e altri due forniti dalla commissione amministrativa dell'E.C.A.
Il Ministero delle Corporazioni, dopo un sopralluogo effettuato presso l'Ospedale Umberto I, inviò una circostanziata lettera al Medico Provinciale, in cui fu fatto presente di aver accertato che gli infermieri dipendenti erano costretti ad eseguire turni di lavoro di ore 12 al giorno. Per tale motivo nell'aprile del 1937, gli infermieri avanzarono istanza all'amministrazione per ottenere l'applicazione delle otto ore lavorative, rivendicando il D. L. del 15 marzo 1923 n 692. L'Amministrazione con delibera n 52 del 4 settembre, deliberò di dar luogo all'applicazione del turno di otto ore per il personale addetto all'assistenza nelle sale dei malati ed al fine di poter rispettare agli infermieri in turno le otto ore, modificò la pianta organica, assumendo altre unità infermieristiche, e precisamente due posti da infermiera e un posto da infermiere.
Il testo prosegue poi nel raccontare le vicissitudini della città di Frosinone e del suo Ospedale nel pieno della seconda guerra mondiale dove si riportano anche le numerose vicende umane che nella mia scheda, per ovvi motivi di spazio, faccio fatica a riportare, ma invito calorosamente alla lettura perché ben documentate anche con numerose foto d’epoca.
Resto in attesa del terzo volume che ci porterà a conoscere l’Ospedale fino ai giorni nostri, che, come detto, è in dirittura d’arrivo.
Ancora un grazie a Gerardo per il supporto fornito nelle varie telefonate fra noi intercorse.