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La scheda proviene integralmente dal testo: Assistenza e Sanità a Fidenza di Graziano Tonelli edito dal Comune di Fidenza-
Ringrazio l’Amministrazione comunale per la condivisione dei contenuti riportati
In seguito allo scoppio del primo conflitto mondiale gli amministratori valutarono l’opportunità di adibire la struttura del Collegio dell'Angelo ad ospedale di riserva per uso militare.
I susseguenti sopralluoghi effettuati dalla Commissione Militare del Genio fecero emergere un parere favorevole all'utilizzo, costringendo la Madre Priora, il 26 agosto 1915, a richiamare tutte le novizie, che da poco erano giunte al Collegio per la villeggiatura estiva.
Si dovettero sgombrare completamente tutti gli appartamenti del Collegio e ridurre il numero delle Sorelle utilizzate come sostegno all'attività scolastica, essendo rimasti a loro disposizione solamente alcuni piccoli locali presenti nei due Casini. Infatti, attiguo a quello dell'Angelo, vi era un altro piccolo edificio denominato ''Mncini", che venne adibito ad uso scolastico.
La consegna formale del Collegio avvenne il 20 ottobre 1915. Da quel giorno la piccola comunità si ritirò definitivamente nei due Casini (alcune Sorelle furono richiamate a Piacenza, altre si trasferirono a Fiorenzuola) e, poco più tardi, la truppa di servizio della Croce Rossa occupò il Collegio e si accinse a trasformarlo in ospedale militare. Così il Collegio concludeva, inesorabilmente, l'attività per la quale era stato concepito.
Nella primavera del 1919, partiti i soldati e sgombrato il Collegio, le Madri Orsoline non furono messe nella condizione di ritornare in possesso dell’edificio, perché i lavori di recupero strutturale dello stabile, dovuti ai danni di guerra, non erano mai stati stanziati.
Si decise quindi di vendere al Comune, ad uso Ospedale, il Collegio ed i due Casini attigui, la chiesa con l'orto ed il terreno circostante ed in data contratto 14 ottobre 1920 venne firmato dal Commissario Prefettizio dell’Ospedale il contratto di acquisto delle proprietà della Contessa Maria Felicia Radini Tedeschi.
Naturalmente l'amministrazione non era in possesso della cifra e venne, quindi, contratto un mutuo cinquantennale con la Cassa Depositi e Prestiti.
La Commissione Amministrativa (attiva fino al luglio del 1922) venne sostituita, come previsto dalle nuove leggi fasciste, dal Commissario Prefettizio, mentre venne ceduto nell'anno 1931, a titolo gratuito, il terreno attiguo alla struttura, dove verrà costruito il Preventorio antitubercolare.
L’Ospedale Civile di Fidenza è posto sulla Via Emilia all'ingresso della Città verso Parma ed è costituito di più corpi di fabbricato e di un vasto appezzamento di terreno esposto a mezzogiorno, cui una parte è sistemata a giardino e a parco per i ricoverati.
L'edificio si presentava, per i tempi, molto funzionale e con spazi ben distribuiti, potendo contare, come si può evincere dalla stessa opera, di "un corpo centrale e due ali laterali, a due piani oltre il pianterreno. Vi sono annesse una casa contenente gli Uffici dell'Amministrazione e l'alloggio delle suore, una Chiesa, uno stabile per i servizi di lavanderia, la camera mortuaria e quella necroscopica.
Il piano terra ospitava gli ambulatori, radiologia, una sala per fisioterapia, il medico di guardia, la portineria, il guardaroba e le cucine. L'accesso agli ambulatori non era comunicante con la parte dove si trovavano ricoverati i degenti. Con questo accorgimento, "I malati che li frequentano non hanno nessun contatto con quelli ricoverati nell'Ospedale.
L’istituto di radiologia e quello di fisioterapia erano attrezzati con apparecchiature, molto innovative e tecnologicamente evolute, come l'ortoscopio, il trocoscopio, il Potter Buky e con macchine per la diagnostica e la terapia fisica che rappresentavano il "fiore all'occhiello", naturalmente per i tempi, dell'ambulatorio fisioterapico.
Il secondo piano era occupato dal reparto chirurgico, che poteva contare su 34 letti distribuiti in 5 sale e dal reparto di Ostetricia e Ginecologia (15 letti distribuiti in 5 camere), con la sala parto e quella per la levatrice.
In merito all'innovativa sala operatoria, questa era illuminata da un'ampia vetrata che occupava tutta la parte e poteva contare per l’illuminazione diretta di tutto il campo operatorio su una modernissima lampada Zeiss.
L'intero edificio era, poi, dotato di un riscaldamento centralizzato a termosifone e di uno, definito "sussidiario e autonomo" ad uso della sala chirurgica e di quella dove si effettuavano le medicazioni degli operati, mentre, per accedere ai piani superiori, era stato installato un ascensore elettrico Stigler capace di contenere anche una barella per il trasporto dei malati.
Il trasporto dei degenti era garantito dalla dotazione di una carrozzella a mano. Il trasporto a breve distanza nella città" è effettuato da una "modernissima Autolettiera Fiat" adibita a trasportare due barelle.
L'Ospedale Civile di Fidenza così sistemato ed attrezzato, può far fronte a qualsiasi esigenza, ed è in grado di svolgere nel campo della pubblica beneficenza la sua alta e benefica opera assistenziale.
Occorre citare l'importanza del Decreto prefettizio di Parma, emesso in data del 4 febbraio 1939 che riconosceva a tutti gli effetti di legge l'Ospedale Civile di Fidenza quale ospedale di terza categoria. Nel decreto veniva indicato anche l'aspetto strettamente organizzativo: un ufficio di amministrazione (comprendente l'ufficio di Segreteria e l'ufficio economato) con a capo un segretario e quello preposto alla cura ed all'assistenza sanitaria, avente come responsabile un direttore sanitario.
Sino al 1940 non si registrano eventi particolarmente significativi, infatti l'ospedale svolge prevalentemente funzioni di infermeria e ricovero di pazienti affetti da patologie croniche.
Nel 1931 era stata acquistata una nuova autolettiga e acquisito gratuitamente, il terreno per la costruzione del preventorio antitubercolare.
Nello stesso anno, ad uso del personale addetto ai 984 ricoverati la lavanderia interna all’Ospedale era stata dotata di un essiccatoio per la biancheria.
Nei bombardamenti a cui venne sottoposta la città in quei durissimi giorni del '44 la struttura ospedaliera subì gravi danni e, dopo l’ennesimo bombardamento del 13 maggio, la Sala operatoria e quello che restava nei reparti venne trasferito nell'Ospedale di Busseto, mentre parecchi ammalati dovettero ritornare, per forza di cose, alle proprie abitazioni (o almeno chi ne era ancora in possesso).
La situazione, particolarmente critica, portò i responsabili a prendere decisioni urgenti, difficili ma necessarie: fu istituita un'attività di pronto soccorso dotata di una decina di letti mentre tutto il materiale ospedaliero venne nascosto. Nonostante ciò le truppe tedesche requisirono e prelevarono in seguito quanto rimasto.
Nell’Ospedale fidentino rimase attivo solamente un pronto soccorso e tutto il materiale rimasto venne in parte occultato (per paura delle requisizioni naziste) e poi, nel gennaio 1945, trasportato a Tabiano.
Bisognerà attendere il mese di settembre e lo sgombero dei militari inglesi feriti che erano stati ricoverati nell'ospedale fidentino dove si era istallato un presidio medico alleato, perché la struttura potesse ricominciare a funzionare più o meno regolarmente.
Riorganizzare tutte le attività necessarie per riportare l'ospedale in buona efficienza comporterà, oltre ad un evidente impegno umano, anche un grandissimo sforzo economico.
Le rendite dei possedimenti agricoli, sufficienti in passato a garantire il ricovero gratuito degli ammalati indigenti, non bastavano nemmeno ad assicurare la gestione dei fondi stessi; inoltre i capitali alienati ed investiti nelle cartelle del debito pubblico, causa la gravissima inflazione, non erano più in grado di procurare adeguati interessi, depauperando così le già limitate casse dell'ospedale.
Come spesso accade in queste gravose situazioni tutto il personale dipendente (facente parte delle cinque categorie previste nel regolamento organico) collaborò attivamente al fine di salvaguardare e mantenere una adeguata continuità operativa all'interno dell'ospedale.
In virtù di queste sinergie di intenti e mediante una correzione ed adeguamento delle rette ospedaliere (prima del 1945 corrispondeva a lire 80 al giorno) l'ospedale poté così dotarsi di nuove attrezzature (apparecchi per la terapia fisica, una nuova autolettiga). Inoltre il personale ottenne un incremento dell'organico ed un miglioramento delle condizioni economiche.
Infine, nel 1948, venne presentato un piano di ristrutturazione che prevedeva anche un consistente ampliamento (la struttura era stata in precedenza attrezzata ad ospitare 150 pazienti) ed il relativo progetto inviato alle competenti autorità per l’approvazione.
Questa intensa attività fu disciplinata dall'emanazione di un importante documento pubblicato a cura della Commissione Amministrativa: si trattava del Regolamento Organico, deliberato dalla Commissione stessa con atti n. 21 del 4 ottobre 1951 e n. 24 del 26 ottobre 1953, omologata dal Ministero dell'Interno con decisione del 16 gennaio 1954 n. 26056.
In quegli anni all'interno della struttura operavano le suore di Sant'Anna, che vanno ricordate per il loro prezioso ed insostituibile lavoro e per le molteplici incombenze a cui si dedicavano.
Assumeva un ruolo centrale la figura della Madre Superiora, che aveva compiti di sorveglianza del servizio interno delle suore, degli infermi, del guardaroba, della cucina. Era di sua competenza anche il dover riassumere, in appositi schemi giornalieri, le singole diete prescritte dai medici di reparto ed il presentare all'Economo ospedaliero la lista dei viveri necessari nella giornata, compiti non disgiunti dalla responsabilità della tenuta del movimento giornaliero dei degenti, della notificazione delle dimissioni dall'ospedale degli ammalati, che dovevano essere trasmesse all'Ufficio d'Amministrazione del nosocomio. Altra importante incombenza era quella di provvedere alla sorveglianza delle sale operatorie.
Un doveroso accenno anche all'organico effettivo ospedaliero relativo al personale sanitario di ruolo negli anni cinquanta. Oltre ai medici, le Capo Sala erano due, (entrambe appartenenti al personale religioso) mentre le infermiere diplomate erano in totale quattro (2 laiche e 2 religiose), affiancate da cinque infermieri e cinque infermiere (di cui 1 posto riservato al personale religioso).
Tra il personale di ruolo figuravano, inoltre, un autista meccanico, una lavandaia (coadiuvata da un inserviente di lavanderia), un portiere e due inservienti di cucina.
L’Ospedale Cornini Malpeli, al momento della sua istituzione, poteva ospitare ben pochi assistiti (un massimo di trenta individui), nel 1806 il numero dei ricoverati ammontava già a 300 annui (con 4.000 giornate).
Nel 1856 diventeranno 400 (ma il numero delle giornate lieviterà a più di 10.000), mentre nel 1906 i degenti ammonteranno a 550 con 14.500 giornate. Prendendo come parametro alcuni dati relativi agli anni '30 del Novecento si scopre che la nuova struttura ospitava una media di 800 ammalati (per 15.000 giornate circa). Il dopo guerra segnerà, poi, un incremento consistentissimo dei ricoveri: negli anni '50 gli assistiti furono più di 3.000, con una media di giornate che si aggirava intorno alle 40.000.
Già nel 1948 era stato ipotizzato un primo ampliamento architettonico della struttura ospedaliera.
Ne seguirono, in sette anni, le stesure di ben quattro progetti, tutti inviati ed approvati agli organi competenti ma sistematicamente accantonati per mancanza di finanziamenti da parte dello Stato.
La stessa Amministrazione Comunale, in un opuscolo pubblicato verso la fine degli anni Cinquanta, dopo aver analizzato criticamente il periodo precedente (ammettendo il calo dei pazienti), metteva ln risalto il notevole impegno finanziario e gestionale profuso, finalizzato ad una radicale trasformazione della struttura (ambienti, vitto, attrezzature).
Nell'opuscolo era riportato l'elenco degli interventi effettuati e degli acquisti (con i relativi costi); veniva inoltre rimarcata la concessione ai poveri del comune di quasi 7.000 giornate di degenza gratuite con una spesa, in cinque anni (dal 1951 al 1956), di oltre cento milioni di lire per il ricovero di inabili, spedalità e assistenza sanitaria.
In data 8 giugno 1957 fu infine approvato, dagli organi governativi centrali, un quinto progetto (presentato il 29 maggio 1956) dell'importo complessivo di 90.525.662 di vecchie lire.
Nel 1958, di fianco all'edificio dell'ospedale stava sorgendo una nuova costruzione destinata ad ospitare numerosi ambulatori gestiti dalla Sezione territoriale dell'I.NA.M., questo fabbricato sarà, poi, abbattuto nel 2003 per far posto ad un condominio.
Con la legge n. 132 del 12 febbraio 1968, la così detta "Legge ospedaliera" (o Legge Mariotti), si riconosceva alle istituzioni pubbliche di assistenza e di beneficenza la qualifica di "Ente ospedaliero", conferendo agli stessi una personalità giuridica, una capacità gestionale vicina a quella imprenditoriale ed un implemento considerevole del numero degli addetti.
Questa legge trasformava l'ospedale da istituzione assistenziale a struttura altamente specializzata nella cura e nella riabilitazione. Con questo e con i provvedimenti successivi si disciplinarono, in modo diverso, sia i servizi ospedalieri che lo stato giuridico dei dipendenti di questi organismi.
Poi, nel 1972, lo Stato trasferìrà alle Regioni a statuto ordinario le funzioni amministrative in materia d'assistenza sanitaria e ospedaliera (il 26 novembre 1969, con il Decreto presidenziale n. 1305 si era costituita in Ente Ospedaliero l'Ospedale Civile di Fidenza riconoscendolo Ospedale Generale di Zona), mentre la riforma sanitaria del 1978 (Legge 833 del 23 dicembre 1978 e succ. mod.) istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale, comporterà il decentramento di funzioni dallo Stato alle Regioni e un rilevante ruolo dei Comuni in rapporto alle Unità Sanitarie Locali.
Successivamente, in data 7 gennaio 1980, la Regione Emilia Romagna pubblicherà la Legge Regionale 3 gennaio 1980, n. 1 "Norme sull'Associazione dei Comuni, sull'ordinamento delle Unità Sanitarie Locali e sul coordinamento dei Servizi Sanitari e Sociali". In virtù di questa legge, l'Ospedale fidentino entrerà a far parte dell'Azienda Unità Sanitaria Locale n. 5.
Dagli anni Ottanta ad oggi il Presidio Ospedaliero di Fidenza ha subito, nella sua struttura architettonica e organizzativa, numerosi cambiamenti, ne ricordiamo alcuni significativi: la costruzione di una nuova ala adibita a laboratorio, cucine e reparti e l'attivazione di un centro d'Ossigeno Terapia Iperbarica.
Cambiamenti politico-
Sarà l'anno 2004 a consegnare a Fidenza ed alle città dei territori limitrofi il nuovo ospedale di Vaio, ma questa non è più storia, diventa cronaca e poi quotidianità.