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Il contenuto della scheda deriva integralmente dal testo : SETTE SECOLI -
Dopo vari tentativi atti a recuperare documentazione dell’Ospedale di Piove di Sacco, ricevo una tele-
Nella scheda mi sono limitato a riportare i punti relativi alla sua storia ma ci tengo a sottolineare che il libro cita interessanti note sul giorno dell’inaugurazione come pure dei riferimenti sulla storia della sanità locale; molto ricca la parte iconografica come pure la descrizione della Chiesa dell’Ospedale. Ricca la bibliografia di riferimento.
Come ultimo vorrei riportare una frase che mi ha particolarmente colpito, riportata nella parte conclu-
Il 12 febbraio 1860 fu inaugurato a Piove di Sacco l’Ospedale intitolato alla Immacolata Concezione, destinato ad accogliere gli infermi poveri di tutti i comuni della Saccisica. Il nome riprendeva quello di un monastero femminile di clausura, soppresso da un decreto napoleonico nel 1810, sorto nei primi anni del XVI secolo in prossimità della antica chiesa di Santa Giustina.
Il Codice Diplomatico Saccense di Pietro Pinton documenta che nel 1387 si trovava un “hospitale” chiamato, secondo l’uso allora corrente, Domus Dei:
Il resoconto di una visita pastorale del vescovo padovano Barozzi risalente agli ultimi decenni del secolo successivo ce ne tramanda alcuni lineamenti essenziali: esso disponeva di un dormitorio dotato di nove letti e comprendeva un alloggio per la famiglia del responsabile, il Priore o Massaro, che era eletto dal Consiglio della comunità e aveva il compito di sorvegliarne l’efficienza e di amministrarne i fondi, facendo fronte alle spese necessarie che riguardavano innanzitutto le attività di ospitalità, di assistenza e di culto. Le tracce archivistiche relative ai due secoli successivi lasciano intendere come i “Deputati della Spettabile Comunità e Podesteria di Pieve di Sacco” prestassero sempre la massima attenzione affinchè i Massari facessero quanto necessario per “diligentemente vedere e provvedere” alle necessità di poveri, infermi e senza tetto, “a laude dell’omnipotente Iddio et per maggior beneficio delli poveri.”
L’introduzione di un “sotto Priore” avvenuta nel 1621 lascia supporre che nel frattempo l’attività dell’Ospedale di Piove fosse aumentata; la grande pestilenza seicentesca impose di trasformarlo in lazzaretto e di costruire un secondo lazzaretto nelle vicinanze.
La calata delle truppe napoleoniche nel 1797 mise fine a una storia che durava da secoli e lo spazio per il ricovero fu ridotto a una stanza nella abitazione del custode del camposanto.
Don Lorenzo Squarcina nel 1854 lasciò in eredità la ragguardevole cifra di 2774,89 lire austriache al Pio Istituto Elemosiniere, sovrintendente alle opere di carità nel comune, con il mandato di investirle nella fondazione di un nuovo Ospedale.
Un altro contributo decisivo venne dal conte Francesco Lion, che nello stesso anno stabilì di cedere alla Commissione, a metà del suo valore stimato (7200 lire austriache), una proprietà edificata posta in contrada Santa Giustina.
Nel 1857 l’Imperial Regio Delegato Provinciale di Padova approvò il progetto per istituire l’ospedale.
Di qui in poi i piovesi agirono con determinazione ed efficienza ammirevoli: i fondi per coprire l’intero ammontare della spesa preventivata furono cercati con ogni mezzo, tanto sollecitando facoltosi donatori dentro e fuori i confini del paese, quanto attraverso pubbliche questue organizzate nei giorni di mercato;
i lavori edilizi furono intrapresi a ritmo serrato da tecnici e maestranze che si ridussero la paga in nome del bene comune.
Quindici mesi dopo la firma del contratto d’acquisto del terreno e dello stabile che vi sorgeva, il nuovo Ospedale, che disponeva di quaranta letti per gli infermi, una sala per i malati di mente, cucina, lavanderia e alloggio per il custode, apriva le porte ai primi ricoveri. La spesa complessiva per l’acquisto, la ricostruzione e l’arredamento era stata di 18.680,45 lire austriache; il primo anno di esercizio si chiuse il 31 dicembre 1860 con un abbondante attivo di cassa, che l’autorità provinciale raccomandò di accantonare a scopo precauzionale e i piovesi si affrettarono invece a investire nelle prime migliorie.
Il personale era composto da sedici fra infermieri, barellieri e inservienti, al comando di due medici che prestarono la loro opera senza chiedere alcun compenso; non erano previsti ricoveri gratuiti ma quelli dei poveri erano a carico dei comuni di residenza.
Nel 1862 si aggiunsero sette religiose dell’ordine di Santa Dorotea; nel 1895 sarebbero state sostituite da altrettante sorelle della congregazione della Carità o di Maria Bambina. Già nel 1863 fu aggiunto un nuovo corpo di fabbrica, e nel 1875 una ulteriore addizione edilizia portò la capienza a 100 posti letto; le gravi epidemie di vaiolo e colera degli anni ’70 sottoposero l’istituto a prove severe e, poiché i muri vetusti del casamento che era stato dei Lion ne impedivano un adeguamento alle esigenze che si prospettavano per il prossimo futuro, fu deciso di farlo del tutto nuovo.
Nel 1911 a questo edificio ne fu affiancato uno simmetrico con la facciata gemella, nel quale avrebbe-
Nella prima metà del secolo scorso le infermiere vestivano il camice bianco in corsia e fuori dal luogo di lavoro portavano un’altra austera divisa che le distingueva fra tutti; la loro giornata iniziava di primissimo mattino con la messa e la colazione comune, proseguiva con la pulizia accurata di ogni ambiente e durava fino a sera inoltrata con l’assistenza ai malati, così che nell’arco di una settimana ciascuna di loro poteva accumulare oltre novanta ore lavorative.
Fra il 1940 e il 1945 la vita dell’Ospedale fu condizionata dai disagi e dalle ristrettezze imposte dalla guerra.
Nel 1950 i due fabbricati furono collegati da un corpo edilizio trasversale in cui trovarono posto gli ambulatori specialistici, il pronto soccorso, i reparti di ostetricia, ginecologia e dozzinanti […] ma il numero dei letti saliva a trecento.
Nel 1956 fu aggiunta una nuova ala settentrionale e alla fine degli anni Sessanta iniziarono i lavori per la costruzione del grande monoblocco occidentale che sarebbero durati un quarantennio.
Al momento della sua massima espansione, nei primi anni di questo secolo, l’Ospedale di Piove met-