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L'attività della Fondazione si ispira ai principi della Carità cristiana e della promozione integrale della persona.
La Fondazione si propone esclusivamente il perseguimento di finalità di solidarietà sociale nei settori dell'assistenza sanitaria, assistenza sociale e socio-
Ringrazio l'ufficio stampa della Fondazione per la collaborazione e condivisione dei contenuti di questa scheda che, come potete immaginare, deve raccogliere in poche righe una storia di solidarietà lunga 70 anni.
https://www.dongnocchi.it/la-
Il sogno
«Sogno, dopo la guerra, di potermi dedicare a un'opera di Carità, quale che sia, o meglio quale Dio me la vorrà indicare. Desidero e prego dal Signore una cosa sola: servire per tutta la vita i suoi poveri. Ecco la mia "carriera" […]. Purtroppo non so se di questa grande grazia sono degno, perché si tratta di un privilegio».
Dalla drammatica esperienza della guerra, vissuta soprattutto nella tragica ritirata di Russia come cappellano militare, matura la missione a cui don Carlo Gnocchi dedicherà la propria vita, con coerenza e fedeltà: partire dagli ultimi, per riscattare il loro "dolore innocente" e costruire una speranza per il futuro.
È a partire dal 1945 che comincia a prendere forma concreta quel progetto di aiuto ai sofferenti appena abbozzato negli anni della guerra: don Gnocchi viene nominato direttore dell'Istituto Grandi Invalidi di Arosio (Co) e accoglie i primi orfani di guerra e i bambini mutilati. Inizia così l'opera che lo porterà a guadagnare sul campo il titolo più meritorio di "padre dei mutilatini".
Nel 1949 l'Opera ottiene un primo riconoscimento ufficiale: la "Federazione Pro Infanzia Mutilata", da lui fondata l'anno prima per meglio coordinare gli interventi assistenziali nei confronti delle piccole vittime della guerra, viene riconosciuta ufficialmente con decreto del presidente della Repubblica. Nello stesso anno, il Capo del Governo, Alcide De Gasperi, promuove don Carlo consulente della presidenza del Consiglio per il problema dei mutilatini di guerra.
Nel 1951 la Federazione Pro Infanzia Mutilata viene sciolta e tutti i beni e le attività vengono attribuiti al nuovo soggetto giuridico creato da don Gnocchi: la Fondazione Pro Juventute.
Nel 1953 la Fondazione disponeva di sette collegi: cinque per i maschi (Roma, Torino, Parma, Salerno e Inverigo) e due per le bambine mutilate (Pessano e Pozzolatico), per un totale di duemila posti letto.
Vinta la battaglia per i piccoli mutilati di guerra (grazie anche a mobilitazioni di carattere internazionale, tra cui i "Campi dei mutilatini d'Europa"), il complesso assistenziale della Fondazione si orienta verso il problema più pesante che affliggeva l'infanzia sofferente dell'Italia di quegli anni: la poliomielite.
La malattia colpiva allora in Italia una media di tremila fanciulli l’anno.
«Pochi tra questi -
Centrale, nel pensiero di don Carlo e nell'organizzazione dei collegi della Pro Juventute, era il concetto di riabilitazione.
Nasce così la poderosa organizzazione professionale della Pro Juventute: sorgono e si ingrandiscono le officine, i laboratori per meccanici, radiotecnici, tipografi, tecnici agricoli, cartotecnici, ceramisti, sarti [...].
L'opera di Don Gnocchi cresce rapidamente: il suo progetto di rieducazione integrale dell'individuo, in un percorso che armonizza la prevenzione con la riabilitazione e pone l'uomo, con le sue potenzialità e le sue peculiarità, al centro del processo terapeutico, costituisce la novità esclusiva e la straordinaria modernità della Pro Juventute, tanto più se si considera che si colloca in anni in cui le discipline riabilitative stavano muovendo i loro primi, timidi passi.
Nel 1955 Don Carlo lancia la sua ultima grande sfida: costruire un moderno Centro che costituisca la sintesi della sua metodologia riabilitativa. Nel settembre dello stesso anno, alla presenza del Capo dello Stato, Giovanni Gronchi, viene posata la prima pietra della nuova struttura, nei pressi dello stadio di San Siro, a Milano.
Struttura che don Gnocchi, già gravemente ammalato, non riuscirà a vedere completata.
La consegna in punto di morte («Amis, ve raccomandi la mia baracca […]») diventa per i successori di don Carlo parola d'ordine. Se alla scomparsa del sacerdote (1956), la Fondazione vive un momento di consolidamento e di riflessione, già pochi anni dopo è in grado di decollare verso traguardi futuri.
Dal 1963 la Pro Juventute -
Si occupa di patologie della colonna vertebrale, dell'apparato osseo, scoliosi, fino alle disabilità più impegnative sul fronte della riabilitazione.
Nel 1991 il riconoscimento -
Dagli anni Ottanta la Fondazione ha compreso nella propria azione, con apposita modifica statutaria, l'assistenza alle persone anziane, in prevalenza non autosufficienti (diventando formalmente nel '98 "Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus"), e dagli anni Duemila anche ai malati oncologici in fase terminale e alle persone con gravi cerebrolesioni acquisite o in stato vegetativo prolungato.
Oggi nei 28 Centri residenziali della Fondazione e nella trentina di ambulatori territoriali -
Riconosciuta Organizzazione Non Governativa, dal marzo 2011, la Fondazione Don Gnocchi , sostiene progetti di solidarietà internazionale in Paesi dove i bisogni sociosanitari sono più intensi e meno tutelati. Oggi è presenti in Bolivia, Burundi, Bosnia-
Oggi la Fondazione conta oltre 6000 operatori e svolge le proprie attività in regime di accreditamento con il Servizio Sanitario Nazionale attraverso gli oltre 3.700 posti letto di degenza.