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TARANTO Ospedale militare

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Tratto integralmente da: Giornale di Medicina Militare anno 149° Fasc. 5-6 Set.-Dic. 1999 – Storia dell’Ospedale Principale Militare Marittimo di Taranto – Iacovelli G, Petruzzi D.D. – pag. 241


Sino ai primi dell'800, all'età napoleonica, i militari malati o feriti di stanza a Taranto venivano ricoverati nell'antico ospedale civile della città.
Il nosocomio, gestito dai Fatebenefratelli, era stato costruito all'inizio del sec. XVII ed era intitolato a S. Giovanni di Dio o alla SS. Annunziata, oppure più compiutamente denominato "Spedale di S. Maria della Sanità dei Fatebenefratelli di Taranto".
L'ospedale militare venne allogato nel convento dei padri Teresiani, edificato dai Carmelitani Scalzi nel 1681, fuori le mura della città in un sito ameno e ventilato, su una collinetta a poca distanza dal mare.
Nel 1806 re Giuseppe Bonaparte soppresse gli Ordini religiosi e tutti i conventi occupati dai francesi nel 1801 furono incorporati nel Demanio dello Stato e ceduti al Ministero della Guerra.
Due decreti di Gioacchino Murat del 18 e 21 aprile 1813 ribadivano questa destinazione. Il fabbricato dell'ex-convento veniva ceduto al comune: lo stabile conteneva 200 posti letto, di cui 50 riservati per gli infermi civili della città e della provincia "qualunque avesse potuto essere il bisogno dei militari. Per questa ragione la Provincia di Terra d'Otranto erogava un contributo per il funzionamento del nosocomio.
Inoltre all'interno dell'ospedale fu allestita una corsia per il ricovero dei detenuti, con ai lati di ogni letto "sei anelli di ferro conficcati nel muro per assicurare le catene dei forzati ammalati".
Della gestione dell'Ospedale militare e civile furono incaricati nuovamente i Fatebenefratelli, esclusi dalla soppressione governativa per il loro impegno umanitario a favore degli infermi, anche se, per una serie di ragioni, il patrimonio dell'ospedale rimase proprietà del demanio.
Con la Restaurazione il governo borbonico mantenne questo tipo di organizzazione. Nel 1824 i frati di S. Giovanni di Dio riacquisirono il patrimonio che era stato loro a suo tempo confiscato.
Allo stesso periodo (1823) risaliva un documento, che ribadiva l'affidamento ai Fatebenefratelli dei locali dell'Ospedale civile e militare, situati entrambi al primo piano dell'ex-convento: dieci stanze consecutive con quattro stanze adibite a ricovero per un totale di 60 posti letto, di cui soltanto 20 riservati ai civili.
Sino al 1845 ai Frati erano demandate l'assistenza e la cura degli ammalati e la sorveglianza sui servizi sanitari, mentre tutte le forniture erano a carico della Commissione degli Ospizi di nomina comunale, che si serviva di un appaltatore privato per il vitto, i medicinali, il rinnovo delle suppellettili e delle attrezzature.
Dopo questa data la Commissione degli Ospizi, che era presieduta dal Sindaco, affidò ai Frati tutta l'amministrazione ospedaliera, riservando per sé il diritto di controllo e di vigilanza. La gestione dei Fatebenefratelli durò sino al 1895, quando venne a morte l'ultimo Priore, f. Paolo Procacci, che aveva diretto il servizio di assistenza per circa trent'anni.
L'ospedale militare era costituito da due sale per etici, tre per malati venerei, un locale per gli ufficiali ammalati, una stanza per il chirurgo, una per il capo infermiere e una per il cappellano, più i servizi (bagni, latrine, magazzini) e gli uffici del Comandante militare con l'alloggio annesso.
Nel 1854 la Commissione degli Ospizi stipulò con le Suore di Carità una convenzione per l'assistenza degli infermi, anche a domicilio, con l'esclusione dei malati venerei e delle partorienti.
Con l'Unità d'Italia i patrimoni ecclesiastici vennero di nuovo incamerati dallo Stato. In realtà il decreto del Luogotenente del Re, principe Eugenio di Savoia-Carignano, del 1861, escludeva dalla soppressione tutti gli Ordini religiosi che rendevano "riconosciuti servizi alle popolazioni nella savia educazione della gioventù, nell'assistenza degli infermi ed in altre opere di pubblica utilità". Quindi i Fatebenefratelli erano di fatto e di diritto esclusi dalla soppressione.
Invece per trascuratezza degli amministratori o per imbrogli burocratici i beni dell'Ospedale vennero lo stesso incamerati dal demanio e solo dopo moltissimi anni di vertenze giudiziarie e di iniziative politiche, nel 1907, il patrimonio ritornò al Comune e quindi alla sua primitiva destinazione sanitario-assistenziale. Per gli accresciuti bisogni della popolazione, nel giugno 1870, la direzione dell'Ospedale chiese all'Intendenza Militare di Bari e al Ministero della Guerra di avere in concessione anche i locali adibiti a ospedale militare, pressoché inutilizzati.
Nel 1893 si diede avvio alla costruzione del nuovo ospedale militare marittimo costituito da un complesso di 26 edifici, tra cui otto grandi padiglioni per ricovero e cura, oltre alle indispensabili strutture per i servizi sanitari, tecnici e logistici, con più di 400 posti letto disponibili.
I lavori furono completati nel 1904, ma l'ospedale entrò praticamente in funzione nel 1911, durante la guerra italo-turca, quando furono curati nel nuovo nosocomio circa 200 feriti, quasi tutti appartenenti alla Regia Marina.
In una "Casistica traumatologica dei feriti della guerra Italo-Turca" si legge che le navi adibite al trasporto dei feriti attraccavano direttamente "nelle vicinanze delle porte di accesso allo Spedale", per cui lo sbarco dei malati riusciva "facile, calmo, sollecito". La "Casistica" riportava inoltre con orgoglio che non s'era verificato nessun decesso.
Durante la seconda guerra mondiale, per l'aumentata importanza militare dello scacchiere del Mediterraneo, l'Ospedale di Taranto sviluppò una notevole organizzazione sanitaria: a Taranto città rimasero il Pronto Soccorso e lo smistamento dei feriti, mentre altri presidi furono costituiti nel circondario. Negli ultimi due anni di guerra, nel 1942 e 43, furono assistiti oltre 40.000 feriti e malati.
Oggi l'Ospedale Principale Militare Marittimo di Taranto funziona come Policlinico Militare, con le sue moderne strutture poliambulatoriali e i reparti di ricovero e cura, per una assistenza qualificata, che viene estesa, per  autorizzazione ricevuta nel 1991 dal Ministro della Difesa, anche ai famigliari ed ai parenti dei militari. Nel 1998 è divenuto, per convenzione con l'Università di Bari, polo didattico per il Diploma di Laurea di infermiere.


 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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