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Questa pagina è frutto del lavoro di URBEX 1793 , gruppo di quattro amici che condividono più passioni, di cui una in particolare; visitare luoghi abbandonati, dove regna il silenzio e la natura si riappropria di ciò che un tempo era suo: attraverso storie, foto e video vi porteranno all’esplorazione di quei posti ormai lasciati a loro stessi, ma con alle spalle delle storie.
http://urbex1793.altervista.org/sanatorio-
L’edificazione del Sanatorio Femminile che è situato in località “Croce di Salven” iniziò nel 1931 e venne inaugurato il 22 ottobre 1934 e intitolato al conte Gaetano Bonoris, un giovane liberale proveniente da una famiglia di banchieri che nel 1890 acquistò dal comune di Montichiari una rocca medievale per costruire, insieme all’architetto bresciano Antonio Tagliaferri, un imponente castello sullo stile del Fènis.
ll sanatorio veniva considerato salubre (Clima o ambiente, giovevole alla salute, o addirittura capace di arrecare benessere e sollievo).
La fondazione che porta il suo nome e istituita dopo la sua morte, si occupa del sussidio ai giovani privi del sostegno famigliare residenti a Brescia e a Mantova, sua città d’origine.
il Preventorio Infantile “Gaetano Bonoris” e l’Istituto Climatico Cremonese, sono all’interno di un parco della superficie di trentamila metri quadri.
Il parco oggi ospita altre palazzine di servizio ed ad uso ufficio, oltre ad un cinema; si è sviluppato un fitto bosco che nasconde alla vista le tre strutture ora in mano alla provincia di Cremona.
Questi grandi edifici, dopo le modifiche delle terapie per la cura per la tisi, ben più efficaci con la penicillina, vennero chiusi negli anni Sessanta e desolatamente abbandonati al degrado dagli anni Settanta.
Furono successivamente protagonisti di numerosi progetti, anche faraonici, ma mai andati in porto; avrebbero potuto essere adibiti a molti scopi (proposte per alberghi, per scuole e università private, per centri sportivi ne sono stati fatti a decine) ma ogni progetto -
Oggi la struttura di questo edificio è la meglio conservata di tutto il complesso, ma purtroppo non lo resterà a lungo. Vi si trovato infatti segni evidenti di vandalismo, writers e quant’altro, ed il tempo che scorre anno dopo anno di certo non aiuta. I macchinari della sala raggi ed il poco mobilio che resta danno un’ idea di come doveva essere organizzato l’interno del sanatorio che ospitava solamente donne, più esposte fisicamente alle malattie.
Nel mio "navigare" ho trovato informazioni (a firma del giornalista Fabrizio Loffi) sulla campagna antitubercolare del Cremonese che vide in Borno il luogo dove ricoverare i propri pazienti;
Mi sembra quindi utile e interessante riportare alcuni riferimenti storici rimandandovi poi all'URL "
Compie ottant’anni l’ex sanatorio di Croce di Salven a Borno, oggi in rovina in attesa di essere venduto dall’amministrazione provinciale, ma un tempo fiore all’occhiello della più grande campagna sanitaria mai realizzata nel Cremonese per debellare il territorio da una delle malattie considerate endemiche, la tubercolosi, un flagello che colpiva prevalentemente contadini e operai. L’attività vi ebbe inizio nell’ottobre 1933, con l’inaugurazione dei sanatori il 22 ottobre 1934. Ma già dieci anni prima erano stati aperti i locali concessi alla Congregazione di Carità in via della Ruota a Crema, ed era già attivo dal 1921 il Dispensario antitubercolare di via Santa Maria in Betlem, chiuso solo nel 1978 in seguito alla scomparsa della malattia. Artefice di quella che sicuramente fu nelle nostre zone la più grande vittoria sanitaria del Novecento fu il tisiologo Sandro Rizzi una persona con l'autentica vocazione per lo studio e la cura delle malattie batteriche. L’aveva maturata alla scuola pavese del premio Nobel, Camillo Golgi, di cui era stato allievo interno in patologia e istologia, laureandosi nel 1903 con una tesi sperimentale sul vaiolo. Era stato lo stesso Golgi ad insistere perchè si recasse in Francia, all’Istituto Pasteur di Lille, per apprendere come oltralpe si curasse la malaria. Dispensari antitubercolari, infatti, esistevano in Francia fin dal 1901, mentre in Italia si continuava a morire di tubercolosi, malaria e pellagra. Il dottor Rizzi questo lo sapeva bene. Lo aveva maturato in questo senso l’esperienza di medico condotto tra i contadini di Crotta d’Adda, raccontata anche in un libro, “Sei anni di lotta antimalarica”, al punto di costituire e dirigere nel 1912 la scuola per le infermiere volontarie della Croce Rossa con una promessa: quel primo gruppo di crocerossine sarebbero diventate sue assistenti quando avrebbe aperto il primo Dispensario antitubercolare a Cremona. In realtà, per coronare quel suo sogno, ci vollero ancora dieci anni e due guerre di mezzo.
Nel 1921 si era costituito il Consorzio provinciale antitubercolare, che aveva come fine la prevenzione e la cura della tubercolosi in quei soggetti che non erano assistiti dall’Inps che, dal canto suo, gestiva il sanatorio Gaspare Aselli di via Milano. Erano anni difficili per la cura della malattia. Non esistevano antibiotici, che fecero la loro comparsa a Cremona solo grazie agli americani, ed i malati dovevano necessariamente essere confinati per anni in strutture apposite dove, semmai, potevano essere sottoposti solo a ripetuti interventi di pneumotorace per riassorbire le cavità che la malattia formava nei polmoni. Il Dispensario antitubercolare rappresentava quindi il primo segno tangibile di attuazione pratica della lotta antitubercolare che vedeva l’intervento congiunto di Provincia e Comune. Istituito nel gennaio 1922 il Dispensario ebbe originariamente sede in alcuni locali del palazzo della Provincia in via Martiri Fascisti. Nel 1925 venne trasferito in un fabbricato di proprietà del Consorzio in cui si trovava anche il Laboratorio di igiene e profilassi.
Già durante i primi mesi di funzionamento nella vecchia sede il Dispensario era riuscito a raccogliere rapidamente la grande maggioranza dei tubercolosi di guerra. In breve tempo il numero giornaliero delle presenze andò da un minimo di 60 ad un massimo di 120. Nel 1932 l’amministrazione consortile decise di costruire un nuovo dispensario centrale, da sistemarsi nella stessa area. La nuova sede fu inaugurata nel 1937 alla presenza della regina Elena.
Ancora negli anni Trenta vi erano interi quartieri della città rioni popolari) in cui i focolai di tubercolosi si moltiplicavano a causa del maggiore affollamento e della precarietà delle condizioni igieniche.
Fino agli anni Quaranta la tubercolosi poteva essere curata esclusivamente con pneumotorace. Fu proprio il figlio di Sandro, Alberto Rizzi, dirigente incaricato all’Ospedale Maggiore, a sperimentare per primo a Cremona la streptomicina, fornitagli dagli americani. Riuscì ad averne a disposizione 30 grammi per curare una ragazzo di dodici anni afflitto da tubercolosi faringea, inviatogli morente. Nel giro di due mesi, con il nuovo antibiotico, Imerio, così si chiamava il ragazzo, riprese a deglutire ed a nutrirsi e poco dopo guarì. In seguito gli alleati fecero nuove assegnazioni e si poté iniziare la cura degli adulti, aprendo una nuova fase nella lotta alla malattia.
Verso la fine del 1921 il comitato fu sciolto e ne venne costituito un altro con lo scopo di intensificare il servizio della cura climatica. Dopo alcune ricerche il 13 maggio 1923 venne affittato per cinque anni un vasto fabbricato situato a circa 600 metri di altezza a Cislano, una frazione del Comune di Zone sul lago d’Iseo, che venne riconosciuto adatto ad ospitare almeno una quarantina di degenti. I primi ospiti, uno scaglione di 41 invalidi, vi giunsero una mattina di luglio e vi rimasero per 45 giorni. A questi ne seguirono altri e le richieste aumentarono nei due anni successivi fino a superare le 80 unità per turno. Fu così che il Comitato maturò l’idea di costruire un edificio ex novo in una località più idonea e di facile accesso. Il Comune di Borno in Valcamonica concesse gratuitamente un’area di circa 5 mila metri quadrati, situata in località Croce di Salven. Si iniziò subito lo studio del progetto tecnico che in un primo tempo doveva comprendere la costruzione di un semplice padiglione per il ricovero di circa 50 degenti. Ma la difficoltà di far fronte al finanziamento dei lavori costrinse il Comitato a richiedere l’intervento del Consorzio provinciale antitubercolare. I due enti decisero di dare avvio alla costruzione di un fabbricato più ampio, con tutti i requisiti di un istituto a carattere sanatoriale, in cui si sarebbero dovuti ricoverare gli ammalati appartenenti alla provincia di Cremona. Il Consorzio si incaricò della stesura del progetto, elaborato e più volte modificato dall’ingegner Achille Verdelli. Il nuovo sanatorio venne a sostituire integralmente la colonia di Zone per i tubercolotici di guerra, così che il Comitato provinciale, esaurito il suo compito, si sciolse il 2 giugno del 1930.
Sandro Rizzi morì a 67 anni di età l’8 gennaio 1945, vittima dei suoi stessi pazienti.