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Il contenuto della scheda deriva integralmente dal testo : Giornale agrario storico astronomico Lendinarese per l’anno 1870
Le guerre, gli incendi, le alluvioni e purtroppo anche l'incuria degli avi nostri, ci privarono di quei documenti che, oltre molte altre cose patrie, ci potevano accertare dell'epoca precisa in cui ebbe luogo la prima istituzione di uno stabilimento ospedaliero in Lendinara.
L'arciprete Scipioni però in una sua memoria scritta il 3 Agosto 1802 d'ordine del Comitato di pubblica istruzione racconta di aver letto sotto la data 5 Agosto 1262 (forse in qualche documento esistente nell'archivio parrocchiale di S. Sofia) che all'Oratorio di S. Antonio Abate eravi annesso in locale per dare alloggio ai pellegrini per tre giorni, ed un Malmignati, nel 1625, faceva la descrizione delle chiese di Lendinara, dice che in quel locale aveva ricovero, oltre li pellegrini, anche quelli che della patria cadono in miserabile condizione per infermitade ed altre ragioni, locché dimostra che si accoglievano anche gli ammalati miserabili.
L'oratorio di S. Antonio Abate, ora soppresso (1850), e forse anche il luogo annessovi ad uso Ospitale, sembra sia stato eretto per voto dopo l'incendio di Lendinara procurato da Ezolino III, nel 1246 perchè la rappresentanza comunale conservava l'uso, anticamente introdotto, di portarsi in quella chiesa ogni anno nel giorno in cui ricorreva il santo titolare (17 Gennaio) ad assistere ad una messa solenne.
A soddisfare le spese occorrenti per l'Ospitale concorrevano dapprima alcuni filantropi cittadini, finchè sullo scorcio del secolo XVI assunse il pietoso incarico la confraternita dell'oratorio che raccogliendo offerte accorreva all'assistenza di quegli infelici.
Nell'anno 1628 venne eretta dalla predetta confraternita l'attuale chiesa dei SS. Girolamo e Filippo Neri ed il benemerito don Matteo Catti, mediante istrumento 20 ottobre 1619, acquistò dalli fratelli Gio una piccola casa vicina a quella chiesa donandola poscia con rogito 9 Dicembre dello stesso anno perchè fossero ricoverati i miserabili infermi del Comune di Lendinara dietro l'osservanza di apposite regole da lui dettate; ed il vecchio Ospitale quindi di Antonio Abate venne trasfuso in questo: da qui fu che senza indagare le cose anteriormente avvenute si attribuiva l'originaria istituzione dell’Ospitale in Lendinara all'epoca 1649, e non prima.
Altri benefattori in seguito lasciarono dei legati allo scopo plausibile di costituire una rendita annua, e nel 1758 il conte Francesco Gherardini aumentò di molto quel patrimonio, amplió la casa donata dal Catti e rettificò le regole a seconda delle cambiate circostanze;
Li coniugi Bellino Sabini e Marina Viviani nelle epoche 1771 e 1796 arricchirono l'Istituto colla donazione di alcuni beni in Fiesso, e successivamente altri ne imitarono l'esempio.
Con italico Decreto 29 Maggio 1807 si proibirono tutte le società religiose laicali e rimase quindi abolita anche la confraternita dell'oratorio. Allora l'amministrazione dei luoghi pii venne assunta dalla istituita Congregazione di Carità fino a che si attivarono le direzioni ed amministrazioni dei singoli luoghi pii.
La fabbrica dell'Ospitale era ridotta quasi cadente per vetustà, ed era anche ristretta alla fluenza degli ammalati, che sempre aumentavano; fu merito del notaio Stefano Leopardi, allora amministratore di quel pio stabilimento, di raccogliere offerte e ricostruirla nel 1831 più grandiosa, più robusta e più ampia.
L’ammontare delle rendite all'epoca 1649 ascendeva a sole annue L. 280 venete (ital. L 140); oggi, fra livelli, capitali fruttiferi e fondi affittati, ammonta a L. 2807,22.
L'aumento avvenne per le largizioni del Gherardini, dei coniugi Sabini-
Il personale addetto a questo stabilimento consiste in un direttore medico che si presta gratuitamente, un amministratore o cassiere, un ispettore per le funzioni di economo o scrittore, ambedue pagati con uno stipendio fisso.
L’amministrazione interna fino dal primo Settembre 1865 è disimpegnata da 3 pie dame (suore della carità) che abbandonando lo splendore o gli agi delle loro famiglie, si dedicarono con instancabile pazienza ad assistere gli infermi, discendendo fino a curare colle proprie mani anche le piaghe più schifose.
Un infermiere pel riparto maschile ed una servente per quello femminile attendono a ciò che riguarda il basso servizio.
A quelle benemerite donne devono i cittadini tributare i più alti encomi e vivi sentimenti di stima; i miserabili, dalle stesse confortati, sensi di amore e riconoscenza, invocando sopra quelle pietose creature ogni celeste benedizione. La cura degli ammalati è affidata al medico ed al chirurgo comunale che sono obbligati di servire l'istituto per patto del loro contratto di condotta. Sono pure obbligate anche le mammane comunali di prestarsi gratuitamente in ciò che riguarda le loro attribuzioni.
Il numero medio degli ammalati accolti in un anno ascende a 160, cioè 93 uomini e 67 donne.
Quelli del comune di Lendinara, non affetti da malattia cronica, sono mantenuti a spese dell'Ospitale ed ascendono a 60; quelli di cui l'istituto riceve una dozzina a carico dei comuni foresi, ed anche dal Comune di Lendinara, se trattasi di cronici, sono 70; i maniaci, i sifilitici e le partorienti, la cui passività incombe parte al R. Erario e parte ai rispettivi Comuni, sono 24; gli individui che per speciali circostanze vengono curati a spese particolari, sono 6. Per l'avvenuta aggregazione di Saguedo a Lendinara (R. Decreto 19 Aprile 1868) sorgeva il dubbio se gli ammalati miserabili dell'aggregato Saguedo avessero diritto ad essere accolti gratuitamente nel pio luogo; e per togliere ogni eventuale vertenza, nella mira anche di giovare all'istituto, il Consiglio di Lendinara nella tornata 2 Gennaio 1869 ha determinato di corrispondere all'Ospitale, per ogni ammalato appartenente a Saguedo ed annessavi Frazione di Barbuglio, una metà dell'importo della dozzina ordinaria.
Questo istituto progredisce con buon sistema, per cui inutile sarebbe ogni osservazione.
Sotto la dominazione austriaca, si avvertirà la necessità di costruire -
L'edificio subirà, prima delle ultime ristrutturazioni avvenute dopo la seconda guerra mondiale, altri ampliamenti e modifiche alla facciata nel 1909, su disegni dell'ingegnere lendinarese Gastone Marchiori.