Camillo De Lellis - Ospedali d'Italia

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Camillo De Lellis

Personaggi che hanno fatto storia

Per la compilazione della scheda un grazie a Eugenio Di Caro ex Ingegnere  Direttore del Dipartimento Tecnico e Patrimonio della ASL di Chieti dal 1998 al 2010.  Contattato dalla dott.ssa Licia dell 'Ufficio Stampa, da me interpellato,  si è subito reso disponibile a collaborare alla mia iniziativa, anche come appassionato di archeologia e storia patria.
Durante il suo mandato al dipartimento tecnico ha curato il patrimonio della asl sia attraverso la ricerca dei documenti sia rivalutando il patrimonio immobiliare e mobiliare. E' riuscito a ritrovare i registri dei beni e delle donazioni a disposizione dell'ospedale SS. Annunziata a partire dal 1562, registri poi depositati presso l'Archivio di Stato!  
Ora siamo amici e ci confrontiamo periodicamente sulle tematiche che via via emergono in questa mia ricerca.

Richiamare alla nostra memoria la storia della Sanità non può prescindere dal ricordare  un personaggio con la sua vita straordinaria che ha creato le basi della moderna assistenza sanitaria, attraverso la definizione delle prime regole organizzative.
Dobbiamo necessariamente ricordare la figura di Padre Camillo De Lellis, nato a Bucchianico il 25 maggio 1550, cittadina nel circondario di Chieti, morto la sera del 14 luglio 1614 a Roma. Fu proclamato Beato dal papa Benedetto XIV nel 1742, canonizzato nel 1746, dichiarato da Leone XIII nel 1866 Patrono di tutti i malati e di tutti i luoghi di Cura.
Nel 1930, Papa Pio XI lo addita come Modello a Medici e Infermieri. Paolo VI, nel 1964 lo pone come Patrono dell’Abruzzo, assieme a S. Gabriele dell’Addolorata, nativo di Isola del gran Sasso, in Provincia di Teramo.
Infine nel 1975, lo stesso Papa paolo VI lo dichiara Patrono della Sanità Militare.
Ma questi tanti meriti perché gli sono stati riconosciuti?

Vita ed Opere di San Camillo
Informazioni e particolari della vita di S. Camillo sono state tramandate da Padre Santio Cicatelli nella sua prima biografia stampata del 1615, ancora vivente il Santo e Sacerdote dell’istessa Religione: ” VITA DEL P. CAMILLO  DE LELLIS FONDATORE della RELIGIONE DE CHIERICI REGOLARI MINISTRI DELL’INFERMI”.  
Egli afferma di aver praticato con lui per 26 anni : mi ricevette nella sua Congregazione qui in Napoli  e menò a Roma, dove mi diede l’habito alli tre di marzo dell’anno 1589, et ho conversato con lui quasi fine della sua morte, facendo molti viaggi insieme a Napoli a Roma et da Roma a questa città, più volte da Napoli in Abruzzo nella sua terra di Bocchianico (Bucchianico suo paese natale), et di là alla Madonna di Loreto , a Bologna, a Ferrara, a Venetia, a Padua, a Milano, a Mantua, a Genua, a Fiorenza, e per molte altre città d’Italia, son stato fatto da lui più volte Prefetto Provinciale Visitatore e son stato due volte Consultore, et in fine ho pratticato, e conversato intrinsecamente con lui così nelle cose dell’Hospedale, onde posso sapere moltissimo cose della sua vita e bontà per haverlo viste e toccate con mano.
Racconta il Cicatelli che Camillo De Lellis nasce a Bucchianico, un paese alle porte della città di Chieti il 25 maggio 1550, nel giorno della festa del suo patrono S. Urbano.
E’ una grande gioia per la famiglia perché   il fratello Giuseppe era morto in tenera età e la madre Camilla de Compellis era  “già bianca di capelli e con la faccia crespa” dicono le cronache. Il padre Giovanni, di nobile famiglia ormai decaduta, era capitano di fanteria, al soldo di compagnie di ventura al servizio della Spagna.
La madre Camilla muore quando Camillo ha 13 anni, intraprende la carriera con il padre a 18 anni,  cominciò con altri dui altri suoi cugini à seguitar suo padre per il mondo dandosi alla militia, com’anco tutti gl’altri della sua casa havevano fatto per il passato.   ma presto nel 1570, mentre insieme si stavano imbarcando ad Ancona per partecipare  al “servigio de’ Signori  Venetiani contra il Turco”, si devono fermare perché entrambi caddero infermi. Il padre morirà nel Castello di San Lupidio (oggi S. Elpidio a Mare) e fu sepolto nella Chiesa dei frati di San Francesco.
A 20 anni si ritrova solo, con una piaga al piede che sempre più diventerà grave,  si recò nel Convento di S. Bernardino a L’Aquila dove era Guardiano un suo Zio fratello cugino del padre che non credette alla sua volontà di farsi frate. Decise di andare a Roma all’Hospidale di S. Giacomo dell’Incurabili.
Guarito in parte dalla ferità,  si arruolò nuovamente e si ritrovò nella seconda armata Christiana della Lega, della quale era Capitan Generale Don Giovanni d’Austria che l’anno adietro haveva quella tanto famosa vittoria ottenuta (battaglia di Lepanto 7 ottobre 1571).  A Zara, Corfù, Palermo fino a Napoli dove arrivò fortunosamente scampato alla morte.
Lasciata la vita militare, si diede a vita sregolata ed al gioco e per disperazione si risolse persino a chiedere l’elemosina per strada. Quasi disperato, deliberò di andar per il mondo cercando sua ventura. Onde in compagnia d’un altro soldato chiamato Tiberio Senese s’incaminarono verso Puglia nella città di Manfredonia.
Si trovava dinanzi alla sua Chiesa  quando i Frati Cappuccini gli offrirono di lavorare come manovale per la costruzione del Convento, non dimentichiamoci che era un gigante di due metri di altezza!
A fine lavori, i Frati decidono di trattenerlo e lo incaricano di fare il trasportatore di provviste per il Convento di S. Giovanni Rotondo. E’ proprio in questo nuovo ambiente, riflette sulla sua vita passata e deciderà di farsi frate Cappuccino senza però riuscirci.
Nei successivi due anni  viene sempre più tormentato dalla piaga inguaribile al piede. Torna di nuovo, nel 1575 anno del giubileo, all’Ospedale S. Giacomo degli Incurabili a Roma, dove si cura la sua ferita ma non volendo poi perdere vanamente il tempo per Roma si pose di nuovo a servire  l’infermi di S. Giacomo delli Incurabili.
Dopo un periodo di noviziato a Penne, Tagliacozzo ritorna a servire nell’Ospedale S. Giacomo dove ritrovandosi Mastro di casa, cresceva ogni giorno più in lui la charità verso l’infermi del suo Hospidale,…..Sopra tutto haveva loro grandissima compassione del patir che solevano tal volta fare per conto de’ serventi mercennarij, particolarmente quando essendo chiamati  notte non rispondevano, ne correvano ad aiutargli, pensando non esser visti da nessuno. Ma lui piu delle volte vigilando à posta si metteva nascostamente frà i letti d’essi infermi, overo sentendogli dal suo camerino chiamare vi correva subito lui riprendendo poi aspramente i serventi, sottrahendogli anco il cibo per penitenza. ….Stando adunque egli una sera verso il tardi (che poteva essere un’hora di notte) nel mezzo dell’hospidale soprapreso da queste considerationi gli venne il seguente pensiero. C’hà tale inconveniente non si poteva meglio rimediare che con liberare essi infermi da mano di quei mercennarij et in cambio loro instituire una Compagnia d’huomini pij, e da bene, che non per mercede, ma volontariamente e per amor d’Iddio gli servissero con quella charità et amorevolezza che sogliono far le madri verso i lor proprij figliuoli infermi. Sovenendogli anco in questa prima intelligenza che detti huomini pij (acciò fussero per tali conosciuti dalla Città) potevano portar alcun segno ne’ vestimenti, come a dire una Croce o altra simil cosa.
Cominciò Camillo a radunare uomini di buona volontà che il giorno servivano gli ammalati e la sera pregavano ed organizzavano il loro modo di lavorare.
Nacquero gelosie da parte dei Guardiani dell’Hospedale i quali temevano che questo gruppo che, sempre più cresceva, volesse impadronirsi della gestione.
Camillo, allora, si risolse di fondar la compagnia fuor dell’Hospedale e di abbracciar il servigio anche degli appestati.
Fu ordinato Sacerdote nella chiesa di San Giovanni in Laterano dove celebrò la sua prima messa il 10 giugno 1584.  Gli stessi  Guardiani dell’Hospedale contento che fosse diventato Sacerdote lo fecero Cappellano di una piccola chiesa chiamata la Madonnina de’ Miracoli posta vicino la Porta del Popolo.

Le prime Regole del 1585
Nel 1585 prese in gestione l’Ospedale S. Spirito di Roma dove cominciò a sperimentare le sue cinquantuno Regole e decise di chiamare gli appartenenti al suo gruppo “Ministri degli Infermi”.   
Il Pontefice Sisto Quinto appena eletto in Aprile 1585, vedendo Camillo che molti cittadini come forastieri desideravano sapere chi loro fossero e come si chiamassero, pensò esser bene anzi necessario imporgli alcun nome per farla meglio conoscere e distinguere dall’altre Congregationi. …
Ricordandosi poi Camillo che nel Santo Evangelio si faceva più volte mentione del nome di ministro per imitar Giesu Christo nella santa humiltà si contentarono d’esser chiamati Ministri delli Infermi. Col qual nome d’alhora in poi fù sempre chiamata Congregatione essendosi fino a quel tempo chiamata la Compagnia del Padre Camillo.
Il 18 marzo 1586 Papa Sisto Quinto approvò la Congregatione ed approvò la proposta di Camillo di portare un mantello nero con una croce alla banda destra, come spada tagliente per aiutar l’anima nell’ultima battaglia e conflitti della morte e non come tutti gli altri Religiosi Signori e Cavalieri che portano la croce alla sinistra come arma difensiva e quasi scudo per defender se stessi da’ colpi e tentationi de nemici infernali.
Nel dicembre 1586 favorito dalla Signora Felice Colonna sua devota, Camillo ottiene la Chiesa della Maddalena in Campo Marzio posseduta dalla Confraternita del Gonfalone che si prendeva cura degli ammalati con un ospedaletto.
Si organizzò un Consiglio deputata a governare la Congregatione con un Segretario che scriveva tutte le deliberationi.
Questa sede di Roma è la prima sede aperta dalla Congregatione degli Infermi. Tante altre ne seguiranno.

Apertura sede in Napoli.
Cominciandosi ad incaminar bene le cose della Congregatione il Dottor Mira spagnuolo (Che fù poi Vescovo di Castello a mare)( Don Giovanni de Mira  vescovo di Castellamare di Stabia) andava quasi ogni giorno à dir Messa  nella nostra Chiesa della Madalena, il che fù cagione ch’egli pigliasse molta amistà con Camillo. Questo Dottor Mira ritrovandosi poi in Napoli trattò con P. Alessandro Burla Sacerdote piacentino e persona di gran bontà che procurasse di far andare questa Congregatione in dettà Città, assicurandolo che vi sarebbe stato di grandissimo giovamento….Promettendo che lui gli haverebbe fatto ritrovar ogni cosa in punto, com’era casa, letti, et ogn’altra cosa necessaria per dodeci, mandandoli di più cinquanta scudi fino a Roma per il viaggio…..  dove giunsero alli 28 d’Ottobre 1588….in una casa preparata loro dal sudeto P. Alessandro nella strada di S. Giovanni a carbonara.
La Congregazione a Napoli cominciò a frequentare gli Hospedali e soprattutto videro le molte miserie in cui si ritrovava  allora l’Hospidale degli Incurabili. Il quale per gratia del Signore subito che fù cominciato à frequentarsi dà nostri, cominciò similmente ad essere frequentato non solo dà più honorati  Cittadini della Città, ma anco (facendo a gara l’uno con l’altro) da quasi tutti i nobili, e titolati Signori di quel Regno divisi in diverse Congregationi….poichè à dire il vero non mi ricordo haver mai letto tanto numero di nobili a servir ne gli Hospitali come in Napoli. Dove quasi ogni giorno si veggono Baroni, Conti, Marchesi, Duchi, Prencipi, anco l’istesso Vice Re, et il medesimo Cardinale Arcivescovo senza alcuna sorte di schifo governar gli infermi. Essi di propria mano gli cibano, gli rifanno i letti, gli danno l’acqua alle mani, gli nettano le lingue, gli essortano alla patienza, et finalmente fanno anco il facchino per amor d’Iddio portando sopra le proprie spalle à sepelir i morti.   
Camillo aiuta li poveri dispersi per Roma.
Camillo dispensa molti vestimenti a’ poveri.
Camillo va cercando detti  poveri per le grotte, e stalle di Roma.
Papa Gregorio XIIII concede la Professione erigendo la Congregatione in Religione.(Bolla della Fondazione 21 Settembre 1591, con quattro voti solenni di Povertà, Castità, et Obedienza, e di perpetuamente servire alli Infermi ancorchè appestati).
Iniziava l’espansione della religione Camilliana.
A Roma lavorarono anche all’Ospedale del SS. Salvatore ad Sancta Sanctorum, oggi Ospedale S. Giovanni in Laterano.
Camillo va a fondar casa in Milano e si piglia cura dell’Hospidal Granda ed a Genova nel 1594.
A Milano applicarono la forma organizzativa che avevano già sperimentato a Roma ed a Napoli, ma i Priori dell’Hospidale  avanzarono la richiesta aggiuntiva che i Padri stessero continuamente in ospedale.
Camillo allora decise di eliminare tutti quelli che assistevano gli ammalati magari con l’interesse di uno stipendio ed offrì il servizio di assistenza oltre al servizio spirituale per gli ammalati.  
Camillo manda a fondar casa a Bologna il 5 dicembre 1596, Chiesa di San Colombano.
Fondatione delle case di Fiorenza Ferrara Messina e Palermo, anno 1599.

Le Regole aggiornate nel 1600
Nel 1600 alla luce delle difficoltà che i Padri avevano a Milano per il grande carico di lavoro nella gestione di tutti i servizi di un grande ospedale, si arrivò alla Bolla che introdusse una differenziazione tra l’officium dei sacerdoti e l’officium dei fratelli, “le due ali” come usava dire San Camillo.
I Sacerdoti erano tenuti a:
- Amministrare i Sacramenti della Penitenza, dell’Eucarestia, e dell’Unzione degli Infermi;
- Celebrare la S. Messa per i malati dell’Ospedale;
- Raccomandare sia di giorno che di notte le anime dei moribondi;
- Celebrare le esequie dei defunti.
I Fratelli erano invece chiamati a:
- Essere vicini ai malati;
- Fare le consuete veglie di giorno e di notte, rifare i letti;
- Assistere i malati nella loro refezione e, se necessario, imboccarli;
- Trasportare i malati e riscaldarli;
- Dare a tempo debito le medicine prescritte;
- Accompagnare in visita i medici e i chirurghi.

Fondazione della casa di Viterbo, Chiesa S. Maria del Poggio e l’Hospidale, anno 1603.
Camillo piglia il carico di tre hospidali in Napoli. Anno 1604.
Il 28 Febbraio prende in carico l’Hospidale della Nunziata, dove pose ventiquattro dei suoi religiosi, Hospedale degli Incurabili con quattordici suoi, a S. Giacomo de Spagnuoli con sei.
Camillo insieme con la Consulta in Roma divisero la Religione in Provintie creandovi anco i suoi Provinciali. Che furono di Roma e Viterbo il P. Alessandro Gallo. Di Napoli, Bucchianico, e Civita (di Chieti) il P. Biasio Oppertis, Di Milano Genova e Mantova il P. Santio Cicatelli (ricordo ancora l’autore della presente biografia di San Camillo). Di Fiorenza Bologna e Ferrara il P. Francesco Pizzorno, e finalmente di Sicilia cioè di Messina e Palermo il P. Francesco Antonio Niglio. 8 Giugno 1605.

Camillo fonda la casa a Bucchianico sua Terra , anno 1606.
Quando il 24 settembre 1604, stando a Napoli, padre Camillo riceve' dagli “Offitiali” dell'Università di Bucchianico pubblica richiesta di destinare una comunità alla sua patria, in realtà il santo indugiò nell'accettare: il “monasterio della Religione de Ministri delli Infermi” che i Bucchianichesi chiedevano  non era giustificato né dalla grandezza del centro né dall'esistenza in loco di grandi ospedali; effettivamente l'attività dei Camilliani aveva - ed ha - un risvolto di servizio sociale particolare, e pur confrontandosi con altri Ordini religiosi, si differenziava da quelli per la dedizione completa all'ammalato ed ai servizi ospedalieri.          
S. Camillo lasciò ogni ripensamento ed accettò la fondazione il 20 novembre 1604 per due motivi principali: la necessità di assistere il prossimo sofferente anche nelle campagne e piccoli centri perché “ovunque si muore”; la volontà di riscattare la sua corrotta vita giovanile con una comunità che si dedicasse all'evangelizzazione. L'Università che aveva inteso la fama di Camillo e che poi pote' conoscerne direttamente l'opera, giudicò opportuno chiedere al concittadino un aiuto per quei sofferenti e mendicanti che vagavano per le “rue” del centro urbano e per i sofferenti che alloggiavano nel piccolo ospedale trecentesco e nell'Ospizio di S. Spirito. Il cantiere iniziò nel 1605: nel febbraio del 1615 il convento venne benedetto e ospitò la Comunità Camilliana - mentre i lavori di costruzione della chiesa iniziarono nel 1617 e nel 1624 continuavano ancora sotto controllo del procuratore laico Gaspare Massimino, eletto dall'Università; fino a protrarsi al 1652 quando venne sistemato il primo piano del convento dal mastro fabbricatore Fabritio de Roncio. La costruzione proseguì con molte difficoltà economiche ed i padri erano costretti ad abitare in edifici trovati occasionalmente (o messi a disposizione dell'Università).
il barone Onofrio de Lellis mostrò poco interessamento; in una lettera scritta il 17 novembre 1608 ad Alessandro de Lellis dopo la morte di Onofrio, Camillo si rammaricava delle disposizioni testamentarie del barone per “havere lassato solo (...) ducati per la fabbrica sapendo la grossa spesa che se anderà a finirla et anco la Chiesa che sa da fare”. Più attivamente il giovane pronipote Ottavio de Lellis, entrato a far parte della “Compagnia” lasciò i suoi averi alla costruenda fabbrica.
Al padre Marchesello Lucatelli, superiore della casa di Bucchianico, in una lettera del 20 febbraio 1610 Camillo sollecitò “la posa della fabrica et anco la cisterna per acqua per la fabrica” inoltre di chiedere alla Consulta l'autorizzazione a demolire alcune case per fare spazio alla nuova costruzione. Come materiale da costruzione si scelsero mattoni prodotti nella fornace la “Calcara” in prossimità del fiume Foro. La calcara funzionò per la cottura dei mattoni e quella dei ciottoli calcarei presenti in quantità negli argini del fiume Foro (quest'ultimi per la produzione di calce idrata).
Nello stesso anno 1606,  prende in gestione l’Hospedale di Civita di Chieti.
A novembre dello stesso anno 1606, ad istanza del Conte Alessandro Sforza si fondò la casa, o per dir meglio Residenza di Borgo nuovo poco distante da Piacenza.
Camillo piglia la cura dell’Hospidal Grande di Genova, il 19 Febbraio 1607 mettendovi venticinque Padri.
Si fonda la casa di Caltagirona in Sicilia nel mese di Aprile.

Le Regole riscritte nel 1607
Nel 1607, con l’esperienza gestionale dell’Ospedale Ca’ Granda di Milano Camillo riscrisse le Regole attraverso 25 articoli dal titolo “ Nota d’alcune cose che i nostri hanno da fare nell’Hospitale in far di guardia”.
Negli anni a seguire, particolare attenzione pose Camillo nel seguire le attività dell’ospedale di Milano, attraverso continui viaggi e personale verifica sul trattamento che gli ammalati ricevevano.
Le Regole riscritte nel 1613
Nell’anno 1613, l’anno prima della morte, a Milano scrisse un particolareggiato documento dal titolo: “ le regole che si osservano dai nostri fratelli dell’Hospitale Maggiore di Milano per servire con ogni perfettione i poveri infermi”, composta da 20 regole
II Regole   per li fratelli, che fanno la prima guardia di notte (10 regole)
III Regole  per li fratelli, che fanno la seconda guardia (7 regole)
IV Regole  per il fratello infermiere corporale (14 regole)
V Regole   per il fratello, che fa il sotto Infermiero corporale (5 regole)
VI Regole  per il fratello Infermiero spirituale (9 regole)
VII Regole per il fratello sotto Infermiero spirituale (6 regole).

Complessivamente 71 Regole divise in 7 parti per assistere 24 ore al giorno l’ammalato con precise responsabilità per ogni operatore.
Vi erano i Fratelli con mansioni specifiche: un Infermiero Generale, il Medico, il Barbiero ( dedicato alla bassa chirurgia, come cavadenti e cavasangue), il sotto Barbiero, il Consegniero (una specie di magazziniere), l’Infermiero corporale, il sotto Infermiero corporale, l’Infermiero spirituale e il sotto Infermiero spirituale.
Vi erano i Padri che si occupavano della cura dello spirito, somministrazione dei Sacramenti, celebrazioni delle SS. Messe.
Fin dall’ottobre 1607, Camillo ormai sentendosi vecchio e stanco pregò il Pontefice Paolo Quinto di accettare la sua rinuncia alla guida dell’Ordine. Si riunì l’Assemblea della Congregazione che elesse a maggior voti P. Blasio Oppertis  alhora Provinciale di Napoli.
Lasciò anco nella Religione ducento quarantadui Professi ch’alhora vivevano, de quali ottant’otto n’erano Sacerdoti, e la maggior parte de gli altri Chierici destinati al Sacerdozio, oltre ottanta novitij. …Lasciò di più otto Hospidali in mano e cura de nostri; cioè Hospedal Grande di Milano, il Grande di Genova, quello di S. Anna di Ferrara, quello di Viterbo. L’Incurabili con quel di S. Giacomo de Spagnuoli di Napoli, quel di Mantova, e quello di Civita di Chieti.
Morì il 14 luglio 1614 a Roma, dopo essere tornato a lavorare con la massima umiltà tra i suoi ammalati senza mai aver voluto alcun previlegio.


Vediamo nel dettaglio le prime 20 Regole.

1) Quelli Fratelli, che non hanno fatto la guardia, subito che saranno svegliati si vestino, accomo-dino il loro letto, et dato il segno dell’oratione mentale vadino al loco perciò deputato.
2) Finita l’hora dell’oratione ciascheduno vada nella sua crocera, et ivi facci quel tanto, che li toc-ca secondo il suo officio.
3) Quel fratello che va in guardia à qualche crocera, prima vedi se vi è da dare mangiare a qualche infermo anticipatamente per la febre, et in tal caso gli dia quel tanto, ch’il fratello infermiero corporale haverà ordinato. Di poi dij à recintare la bocca à poveri usando diligenza nel nettare le lingue, osservando quel tanto, che perciò è ordinato, dando anco alli poveri i vasi di vetro per l’orina, è stia in detta crocera per insino un’hora, è mezza avanti il desinare de poveri.
4) Quel fratello , che starà in guardia in quella crociera de fratelli, quali la notte hanno vigilato, li sveglij all’hora deputata dai superiori, et ritornato à basso rivolti la mezz’hora.
5) Nessuno si parti dalle crociere quando stà in guardia, se prima avisa un altro fratello, quale il suo luogo habbia cura; acciò i poveri non patischino.
6) Nel tempo ch’il medico fa la visita tutti li fratelli si trovino in crocera per i bisogni, ch’occorrono in tal tempo.
7) Approssimandosi l’hora del desinare de’ poveri ogn’un facci quel tanto che, secondo il suo of-ficio deve, et dopo che averanno desinato si levino le scodelle, quando si darà il segno, aver-tendo d’andare spesso à torno quando si mangia per agiutare i gravi ricoprendoli l’inverno per ripararli dal freddo, e levando le tavoline si ponghino fra i letti.
8) Finito il pranzo de poveri, è dato il segno d’andare in Sacrestia, subito vadino tutti, et da quest’hora insino al tempo di fare i letti staranno in guardia sei fratelli tre per ogn’ora, et divisi uno per crocera; e questi saranno quelli quattro ch’anno fatto la guardia quella notte, et quelli doi, che fecero la prima notte anteceente dividendosi conforme il solito.
9) Quando si darà il segno di fare li letti per i poveri ogn’uno vada con prestezza alla sua crocera, et facci i letti con il compagno datogli dal superiore con il quale farà anche la guardia la notte, et nel fare i letti s’osservi il modo solito.
10) Accomodati che saranno i letti ciascuno stili nella sua crocera, et nessuno si parti senza prima avisare il fratello infermiero corporale, et dandosi il segno della cena de’ poveri s’osservi il modo sopradetto del desinare.
11) Finita la cena dei poveri, et dato il segno si vada in Sacrestia, et ivi li fratelli infermieri corporali avisino quelli, che vanno in guardia di quello, che ci è da fare.
12) Dandosi il segno di benedire i cibi de poveri vadino al luogo deputato, et ivi rispondino con devozione.
13) Nessuno dij minestra all’amalati, né altra cosa da mangiare eccetto quel tanto ch’averà ordina-to il medico, et ne anco le dia il Fr. Infermiero corporale.
14) Quando si stà in guardia bisognando ponere à letto qualch’amalato venuto di nuovo, si chiami il fratello infermiero corporale di quella crocera. Et parimenti non si mutino l’amalati dall’uno all’altro letto senza consentimento del detto fratello.
15) Non si pigli dall’altre crocere cosa veruna senza licenza del fratello Infermiero Generale.
16) Quando il P. Sacerdote amministrerà il Santissimo Sacramento dell’altare ai poveri sarà ac-compagnato da quattro fratelli avendo le cotte, con quattro torce accese ponendo la tovaglia il fratello infermiero Generale, et altri fratelli con una candelina accesa dia la purificatione, et usino diligenza acciò non resti il Santissimo Sacramento in bocca alli ammalati, à quali anco  ricordino qualche cosa spirituale.
17) Nissuno de nostri ardischi di domesticarsi con qualsivoglia officiale dell’Hospitale, ò altri seco-lari, né parli con essi, ò tratti eccetto di cose appartenenti al servitio de gl’infermi, ma se li dia quell’edificatione, che si conviene à servi di Dio.
18) Tra il giorno habbi cura dell’Horologio: et di suonare il campanello il fratello infermiero corpo-rale, ò spirituale di quella crocera, ch’ha fatto la guardia quella notte.
19) Quando si dice la Messa, et le litanie nessuno stij fuori della feriata, eccetto il fratello infermie-ro Generale, è i giorni, che si comunicano non si partino dall’altare fin che non sij dato il segno, quale sarà dopo un quarto d’hora.
20) Essendo alcun povero in agonia di morte vi stij sempre uno de nostri facendo oratione, et di-cendoli alcuni cose spirituali osservando in ciò il modo solito, et il caso che detto moriente an-dasse alla lunga vi stia un’hora  per uno tenendo il crocifisso, l’acqua benedetta, il libro per la raccomandatione dell’anima, et il lumino acceso, et dopo che sarà morto se li facci il funerale essendosi il P. Sacerdote accompagnato da tre fratelli, de quali uno porti la croce, et gl’altri li ceri accesi.


II Regole per li fratelli, che fanno la prima guardia di Notte  

1) Quelli doi fratelli, à quali tocca fare la prima guardia anderanno à basso l’hora deputata dal superiore et ivi staranno fin mezza notte secondo le diversità de tempi.  
2) Giunti in crocera  vedino se vi è il brodo consumato, et l’ova con tutto ciò, che è necessario per reficiare i poveri la notte pigliando anco la minestra per i tardanti, à quali daranno da cena do-po la declinazione della febbre, regolandosi in ogni cosa secondo le liste, quali troveranno nel-la credenza fatte dagli fratelli infermieri corporali.
3) Vadino spesso d’intorno per tutto, et visitino i gravi, et nel parlare, et caminare non faccino strepito.
4) Vedendo alcun ‘amalato gravarsi di modo che bisognasse darli ‘olio Santo, subito avisino quel Padre Sacerdote, che è di Settimana.
5) Levino l’acqua mezz’ora avanti mezza notte à quelli amalati, che la mattina seguente s’anno da comunicare, e questo s’osservi quando il P. Sacerdote l’ordinerà.
6) Nell’estate subito gointi in guardia diano un poco d’aqua à tutti li poveri avertendo da dare della ferrata à lussanti, et della dolce à quelli c’hanno mal di puntura, et rivedino spesso i lumi, che sono accesi per tutto l’Hospitale.
7) Dopo che saranno reticiati i poveri, et dato da mangiare à tardanti, se gli resta tempo facciano l’oratione mentale della mattina un‘hora per uno, overo mezza hora, conforme il tempo che resta.
8) Quando vi è alcun moriente supplisca con esso il fratello infermiero Generale, et questo s’osservi alla prima guardia.
9) Bisognandoli lenzuoli per li gravi li piglino dalli letti acconci della istessa crocera, nella quale sono detti gravi.
10) Finalmente veglino la seconda guardia all’hora deputata dal Siuperiore andando per la scala del fosso, et gionti abasso quel’altri fratelli l’informino de quanto haveranno fatto, et dell’accidenti avenuti circa febbricitanti et gravi, acciò essi la mattina n’avisino i fratelli infermieri corporali.

III Regole  per li fratelli, che hanno la seconda guardia

1) Quelli fratelli della seconda guardia si ritireranno all’hora deputata dal Superiore per riposarsi, è subito che saranno chiamati si vestino, è scendino abasso informandosi di quanto li resterà di fare in servitio de poveri.
2) Vadino rivedendo spesso i gravi, è se vi sarà alcun moriente vi stiano un’hora per uno atten-dendo l’altro alla cura di tutte le crocere.
3) Levino li siroppi solamente à coloro, che la mattina seguente hanno da fare la Santa Comunio-ne, è prestandogli tempo si facci l’horatione mentale della mattina seguente.
4) Vedendo alcun ‘amalato aggravarsi di modo che bisognasse darli l’olio Santo, subito avisino quel Padre Sacerdote, che è di settimana.
5) Gionta l’hora di svegliare tutti li nostri mezz’hora avanti sveglino il sottobarbiero della loro crocera acciò dij siropi, et medicinae à poveri, la qual finita vada il fratello infermiero ò corporale, ò spirituale per la scala del fosso à svegliare tutti dando il lume prima al Padre Superiore di poi al fratello infermiero Generale et all’altri, et nell’inverno accendi le lampade della scala, et de luoghi communi ricordandosi di spegnersi quando si ritira.
6) Finito ch’averà di svegliare vada è basso, et volti la mezz’hora, la quale parimente finita dij il segno con il campanello dell’oratione mentale, et voltil’hora per detta oratione.
7) Finalmente discesi i fratelli infermieri corporali dij minuto ragguaglio di quanto sarà accaduto la notte nelle loro crocere, et in particolare se fosse ad alcun grave, ò altro amalato venuto qualche nuovo accidente accioche la mattina detti fratelli possino del tutto fare consapevole il medico, et data si fatta informatione si ritirino in camera.
      

            IV Regole per il fratello Infermiero corporale

1) Primieramente procuri con diligenza di cibare i poveri, et reticiarli secondo quel tanto, ch’ordina il medico della mattina et nell’hore determinate.
2) Subito che vengano amalati nella sua crocera li ponghi à letto senza farli aspettare, ponendoci le lenzuola netta, et nelle cariole accompagni chi ha rogna insieme, et di poi scrivi l’amalato al-la lista della confessione.
3) Dia le prune, aranzi, et brodi è quell’hora cordina il medico.
4) Ponghi il segno à lussanti, dropici, et à  quelli, c’hanno il vomito, ò puntura.
5) La sera avanti la cena de poveri, facci la visita, facendo tardare quelli che stanno nell’eccesso della febre, li scrivi poi alla lista per la guardia notandovi anco quello, che se li deve dare, et se vi è qualche grave, che non habbi avuto l’olio Santo lo noti nella lista.
6) La mattina quando viene il medico l’informi di ogni cosa minutamente et di quanto, è occorso il giorno antecedente.
7) Quando ha posto a letto qualche infermo li dimandi della sua infirmità del tempo, se è purgato, et à che hora viene la febre per potergli anticipare il mangiare, et avisarne il medico.
8) Ogni Domenica pigli dal consegniero quattro asciugamani, et quattro senali et li ritorni brutti, et istesso facci il giovedì.
9) Bisognando di manuschristi, stillato, ò altro, cose di speciaria le dimandi al barbiero della sua crocera.
10) Quando s’approssima l’hora del pranzo, et cena de poveri avisi i fratelli che s’apparecchi.
11) Scopi la sua camera una volta lui, et l’altra il suo compagno, è questo il Mercordì, et il Sabbato.
12) Il giorno appresso à quello c’ha fatto la seconda guardia nell’hora dell’oratione stij in guardia nella sua crocera, et l’istesso osservi il giorno che la notte seguente li tocca la prima guardia restando una volta lui, et un’altra il compagno.
13) Tenghi chiusa la cassa dove sono riposte le cose da reficiare i poveri.
14) Bisognandoli alcuna cosa per servitio de suoi infermi ne facci avisato il Padre Superiore, et non la dimandi alli Signori Priori, ò deputati di settimana, né ad altri officiali.

V Regole per il fratello, che fa il sotto Infermiero corporale

1) Il principale suo pensiero sij in absenza del fratello Infermiero corporale d’attendere, che s’osservi quanto da quello sarà stato ordinato.
2) Non ponghi à letto alcun  povero, quando l’Infermiero è in casa, ne similmente distribuischi al-cuna cosa all’infermi senza licenza del detto fratello Infermiero.
3) Avanti in desinare, et cenare de poveri li dij à lavare le mani ponendo l’inverno è scaldare l’aqua, et ponghi i tavolini con li mantili sopra è ciascun povero.
4) Quella mattina, che la sua crocera è di guardia, se lui ha fatto la seconda nellìhora dell’oratione mentale stij nella crocera di quelli, ch’anno fatto la guardia insin un’hora, e mezza avanti il desinare de poveri.
5) Finalmente sveglij li fratelli, ch’hanno fatto la guardia all’hora deputata dal Superiore, et volti poi è la mezza hora.


VI Regole per il fratello Infermiero Spirituale  

1) La sua principal cura sarà in preparare, et disponete i poveri a ricevere i Santissimi Sacramenti cioè della penitenza, della comunione, dell’olio Santo, et perciò gionti, che sono l’amalati a let-to li prepari.
2) Vedendo ch’alcun‘amalato s’agravi nella sua crocera li facci le proteste, et avisi il Padre Sacer-dote per l’Olio Santo ricordandosi di fare che guadagni la indulgenza Plenaria per mezzo della Medaglia, et ponendosi alcun in agona vi ponghi il Crocifisso, il libro del raccomandare l’anima, il vaso dell’aqua Santa con illumino acceso, et sij lui il primo ad assistervi per un’hora.
3) Insegni il Pater noster, l’Ave Maria, et il Credo, et li dieci Comandamenti à chi non li sa nella sua crocera.
4) Prepari il tavolino per la Santissima Comunione, et dell’Olio Santo per la sua crocera, quando è bisogno.
5) Quando il fratello sotto Infermiero corporale dà a lavare le mani à poveri esso porti asciugamani, et dij i cucchiai à ciscuno numerandoli ogni volta, che sarà finito il mangiare.
6) Quella mattina, che la sua crocera è di guardia dij è recintare la bocca alli poveri in quella nettandoli le lingue, et dispensando i vasi di vetro per l’orina.
7) Havendosi da fare la Santissima Comunione nella sua crocera avisi i poveri da Comunicarsi la sera avanti, che passata la mezza notte non bevino, et s’essaminino se son ben confessati, acciò la mattina si possino ben riconciliare.
8) In questi giorni, che nella sua crocera non si fa la Santissima Comunione rasetti i letti alli pove-ri con il fratello, che è sotto Infermiero corporale.
9) Tutte le feste di precetto avisi i poveri svegliando quelli, che dormono acciò si preparino a sen-tire Messa.

VII Regole per il fratello sotto Infermiero Spirituale

1) Habbia pensiero d’accendere le lampade nella sua crocera per tutto mantenendole nette, et nell’inverno ancora riponete le candele di sevo in mezzo la crocera, così anco levi i vasetti d’orina de poveri, et lavati li ponghi in consegna.
2) Suoni l’esame di conscienza quella sera appresso il giorno, ch’ha fatto la guardiia facendola durare un quarto d’hora, et riponghi l’Horologio, et il campanello nella finestra di quelli che fanno la guardia l’istessa notte.
3) Quel  giorno, che è franco rispondi alla prima messa, et quando la notte ha fatto la guardia la mattina seguente rispondi alla seconda¸perilche dato il segno della messa vada subito in Sacrestia.
4) Quel giorno, che la sua crocera è di guardia vada in quella di coloro, che in quel giorno sono franchi recitando la bocca à poveri, nettandoli le lingue, et dia i vasetti di vetro à febbricitanti, et ivi dimori insin’un’hora, è mezzo avanti a desinare de poveri.
5) Quel fratello, che è sotto Infermiero Spirituale del fosso habbia cura del lume, che stà in Sa-crestia, et l’accomodi, et quel del Prato habbi cura del lume della scala, et de luoghi communi.
6) Finalmente i giorni di festa alla prima Messa risponderanno quelli dei fratelli sotto Infermieri spirituali, delle due crocere, che sono basso.


Fonti:
P. Sanzio Cicatelli M.I. “Vita del P. Camillo De Lellis” edizioni 1615 e 1627, pubblicati da P. Piero Sannazzaro  Curia Generalizia Roma 1980
Aurelio Bigi  “San Camillo a Milano” Ed. Tinari 2010


 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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