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Il contenuto della scheda proviene integralmente dal sito di Stefano Grimaldi, Ingegnere modenese – tratto da: COSTA GIANI PIETRO – Memorie storiche di San Felice sul Panaro – Modena, Tipografia Sociale, 1890. TIRABOSCHI GEROLAMO – Dizionario Topografico-
https://storiapoliclinicomodena.blogspot.com/p/1959-
Lo storico Pietro Costa Giani ci fa sapere che, distrutti gli archivi e dispersi molti importanti documenti di Storia Patria, non è possibile fissare l’origine dei primi «Borghi» in San Felice.
Egli scrive che «uno di questi Borghi esisteva dove trovasi ora la via omonima, alla cui fine in luogo detto Campo eravi un antichissimo ospedale chiamato «Ospedale di S. Maria» in ricordo di una vetusta chiesa, ospedale che fu visitato dal Vescovo di Modena nel 1298.
Quando nel secolo XV fu trasferito in capo della detta strada, quindi vicinissimo al paese, in una casa della famiglia Ganaceti che aveva un Oratorio dedicato a S. Bartolomeo, l’ospedale venne chiamato Ospedale di S. Bartolomeo.
Questo ospedale, già durante l’epidemia del 1630 denominato nei registri parrocchiali «Luogo derelitto », nel XVIII secolo era ridotto ad una sala e serviva di ricovero a qualche povero sprovvisto di abitazione.
Altra notizia riguardante un vecchio ospedale ce la dà il TIRABOSCHI, il quale scrive che nel 1298 Giovanni del fu Alberto Dojo e Dolce di lui moglie si presentarono al Vescovo di Modena Jacopo, e gli esposero che nel distretto di S. Felice avevano comprato un pezzo di terra in cui volevano fabbricare uno Spedale e chiedevano perciò il diritto di patronato, che fu loro concesso dal Vescovo, imponendo loro l’annuo canone di un soldo (Codice del Vescovado); e ciò dovette eseguirai, perché nel medesimo Codice, nel novero dei canoni da pagarsi al Vescovado, si legge nominato lo Spedale per un soldo.
Il TIRABOSCHI fa cenno di un altro ospedale presso la Chiesa francescana di S. Bernardino « come mostra un Catasto del 1573».
Nel 1770 l’arciprete Campilanzi, animato dal desiderio di provvedere alla mancanza di un ospedale, alienava a certo Camillo Zeneroli terreno di proprietà dell’Ospedale di S. Bartolomeo, sul quale veniva costruita una casa capace di alloggiare sette-
Questa casetta servì per qualche tempo allo scopo.
La Congregazione di Carità, in seguito ai legati fatti nel 1822 da – Giuseppe Gobbi e nel 1824 dal medico Francesco Pedrini, decise nel 1853 di istituire un nuovo ospedale e costruì un apposito locale nel sobborgo della « Chiesa del Mulino », Diverse controversie avvenute per il legato Gobbi non permisero di dar vita all’umanitaria istituzione.
Nel XIX secolo, in frazione S. Giuseppe, esisteva un piccolo ospedale a limitatissima funzione.
L’attuale Ospedale è sorto nel 1902 per la munifica elargizione del Generale medico Domenico Cocchi.
In tale anno, fuori paese, in una limitata zona verde, fu costruito il primo padiglione, che era destinato sia ai malati di medicina che a quelli di chirurgia.
Per il valore e la lodevole attività dei sanitari che furono chiamati a dirigere i reparti del piccolo ospedale, affluirono dai Comuni vicini molti pazienti; così che ben presto un solo padiglione divenne insufficiente.
Nel 1911 fu costruito ex novo un padiglione per la sola chirurgia e nel 1925 un altro padiglione per la medicina.
L’antico fabbricato venne destinato a Ricovero, che, essendo contiguo ai nuovi padiglioni, naturalmente usufruisce di tutti i servizi ospedalieri.
Molti benefattori hanno seguito il munifico esempio del fondatore.
Lo attestano i nomi incisi su due lapidi che portano in alto lo stemma raffigurante la « mano araldica », che vuol significare che la carità è aperta a tutti (patet omnibus). Però tale stemma non è più adoperato dall’Ospedale dal 1938, cioè dopo il decentramento dall’ECA.