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Il contenuto della scheda è tratto integralmente da: L'antico ospedale di Galatone di Vittorio E. Zacchino 1968 -
Questo edificio costituì l'ospedale pubblico « sotto il titolo della Beata Vergine della Misericordia» che prestava cure agli infermi poveri ed ai forestieri di passaggio. Fu eretto nel 1570 per volere del vescovo Mons. Ambrogio Salvio e ne fu affidata l'amministrazione a due procuratori, eletti dall'Università ossia dal Comune, che così si appellò fino all'eversione feudale del 1806. I procuratori a fine anno erano tenuti a render conto della propria gestione al vescovo al quale dovevano inoltre presentare un inventario dei beni « stabilium et mobilium di proprietà dell'ospedale. Da un documento dell’Archivio Parrocchiale risulta che l'ospedale possedette un certo patrimonio sino dalla sua istituzione. Qualche nota che riguarda la nostra pia istituzione ricorre nella Santa Visita effettuata nel 1644. Vi si legge che «li procuratori passati di detto ospidale, sotto pena d'escomunica maggiore da incorrersi subito, l'assoluzione della quale riserbiamo a Mons. Ill.mo et a noi, fra quattro giorni presentino et diano il conto della loro administratione al Rev. D. Cosmo Megha Arciprete, al quale si da potestà di poterli vedere et signficare conforme li parirà di dovere et li procuratori presenti fra l'istesso tempo, et pena presentino lo inventario de' beni mobili et stabili di detto ospidale con li pesi et obblighi alias. Anche Calanio della Ciaia, nel 1653 richiamò gli amministratori al più scrupoloso e puntuale « redde rationem ». A quell'epoca, come è probabile, l'amministrazione dell’ospedale, era tenuta dal Priore dell'Ordine di San Domenico che sostituiva i procuratori e. Ma il documento che ci fornisce notizie più dettagliate è un inventario esibito nel 1711 al colto vescovo Antonio Sanfelice. Vi si fa una minuziosa descrizione dell’antico ospedale, del quale vengono precisate ubicazione e componenti topografiche: «la sua fondazione oltrepassa la memoria degli huomini: consiste in un salone grande lamiato, due camere sottane lamiate, con horto dietro, e tre camere superiori coverte a tetto, nel quale si ricevono li poveri infermi di questa terra, a' quali somministra tutto il necessario per medicamenti, vitto, et altro, che occorresse, con medico provisionato. Di più dà l'elemosina, et alloggia tutti i peregrini, che passano per questa terra >>. Due considerazioni si raccolgono da questa descrizione: 1) che le prestazioni sanitarie venivano fornite da un medico regolarmente stipendiato; 2) che l'ospedale non limitava l'attività assistenziale agli infermi del luogo ma la estendeva ai pellegrini di passaggio.
La lettura dell'Inventario consente di conoscere nei particolari la consistenza degli impianti e delle attrezzature ospedaliere.
« Sito del venerabile Hospidale:
Una sala alla quale si sale con due gradini dentro della quale, alla parte del Levante vi è due camere, una cieca, e l'altra dove sta il letto per persone qualificate. Alla parte della tramontana vi è un horto con pila di lavare, e luoghi comuni; alla parte del ponente vi è la camera della servitute, con una Immagine à pittura della Madonna delli Dolori; nel mezo della sala vi è la cisterna; sopra detto appartimento si sale con gradini 20, dove vi è una loggia, con tre camere, una verso levante, l'altra verso tramontana con luoghi comuni, e l'altra per ponente. Quali per non essere necessari s'affittano; dirimpetto à detta sala vi è una Immagine del Crucifisso. L'Inventario registra anche le suppellettili: «In primis setto littere con due tavole per cataduna, et in alcuna tré. Item sette sacconi. Item uno stramezzo pieno di lanu. Item sette mante. Item otio lanzoli. Item cortina usata. Item caldara. Item una banca. Item scanni tré. Item due Crucifissi di legno. Item piatti, e pignate ».
Qualche anno più tardi e precisamente il 26 febbraio 1719, Mons. Sanfelice visitò l'Ospedale e ne denunciò l'insufficienza di letti per i forestieri e il sudiciume della camera ad essi riservata: «L'ill.mo Mons. Vescovo si recò a visitare la casa dell'Ospedale di questa Terra e ordinò anzitutto di imbiancare la stanza in cui sono collocati i letti riservati ai forestieri; inoltre di allestire altri due letti completi di coperte e a pagliacci» (pagliericci); di rimuovere entro 15 giorni tutta la sporcizia e i rifiuti accumulati nel piccolo atrio, nel retro dell'ospedale; di riparare le porte e dipingere sulla facciata dello stesso, lo stemma del vescovo Ambrogio Salvio, resosi benemerito verso il predetto ospedale. Incaricò infine l'amministratore della stessa casa di far eseguire diligentemente tutte queste cose entro sei mesi e di presentare entro due giorni, i conti e i registri della sua gestione, a lui o a persona da noi designata».
Quest'ultima annotazione lascia supporre che l’ospedale incontrasse non poche difficoltà per continuare a svolgere la sua opera assistenziale per quanto i Catasti Onciari del 1742 registrino una sensibile crescita del patrimonio ospedaliero, è facile dedurre che le entrate annue, comprensive anche di contributi di devoti, dovettero essere insufficienti agli scopi del pio ente. Sta di fatto che non vi sono testimonianze posteriori sull'attività propriamente sanitaria dell'ospedale.