Menu principale:
Le informazioni della scheda provengono dal testo : -
Una lapide, apposta sulla facciata del vecchio Ospedale, in via Vittorio Veneto, ricorda la figura integerrima di un cittadino avversato politicamente per le sue idee non conformiste: Matteo Pagliari.
L'epigrafe, dettata dal genius loci del tempo, Giuseppe Antonio Scarano, dice :
RICORDINO SEMPRE I POSTERI E BENEDICANO I POVERI Dl QUESTO COMUNE IL NOME VENERANDO DI Matteo PAGLIARI CHE, MORENDO IL 29 LUGLIO 1883, E CRISTIANAMENTE OBLIANDO LE PATITE OFFESE A MASSAFRA, DA CUI PER LE TURBINOSE VICENDE DEL 1860 AVEVA DOVUTO ESULARE, VOLLE TRASMESSI TUTTI I SUOI BENI PERCHE' SORGESSE QUESTO PIO ISTITUTO SUPREMA AFFERMAZIONE D'ANIMO GENEROSO E D'UMANA PIETA' -
Matteo Pagliari, dunque, fu una vittima politica in quel periodo risorgimentale tumultuoso e confuso, settario, fautore di un laicismo spietato e irriverente.
Lo potremmo chiamare un cristiano integrale, fuori dalle incrinature di maniera, forte e libero nelle sue convinzioni, che non si piegava alla moda del tempo, come spesso accade, anteponendo sempre l'essere al parere.
Lo ritroviamo cristiano convinto, tutto d'un pezzo, senza false ostentazioni, ferito dall'onta della volgarità.
Inviso ai liberali dell'epoca -
Il Pagliari se ne rammarica e se ne duole col sindaco Francesco Scarano, liberale nostrano.
Ne nasce un tumulto. Il Pagliari viene arrestato e processato. Ma il pretore De Carlo lo assolve.
Allora egli abbandona Massafra e se ne va esule a Taranto, dove consuma il resto della sua vita, fino al giugno del 1883, senza più rivedere la sua piccola patria.
A tanto possono giungere il fanatismo politico, il livore e la cattiveria della gente!
La morte del Pagliari riserva un colpo di scena incredibile, squisitamente cristiano.
Col testamento aperto poco tempo dopo la sua morte, tutti i suoi beni venivano lasciati a Massafra per la istituzione di un ospedale per i poveri e per la creazione di un istituto per la educazione delle fanciulle.
Subito dopo cominciano le controversie e le liti con i congiunti diseredati.
Il Consiglio di Stato ritardava il suo assenso per il possesso delle proprietà, che decorsi due anni dalla morte del testatore, sarebbero state devolute, per l'inadempienza del Comune, alla Congrega di Carità di Taranto.
Abili sobillatori fecero accadere l'incredibile.
Nel 1884, il 27 luglio, una massa di popolo, abilmente manovrata, convenne in piazza del Municipio, gridando, scalmandosi, brandendo bastoni, imputando agli Amministratori la colpa del ritardo nella esecuzione testamentaria.
E come la folla del Manzoni al forno delle grucce, quella di Massafra assaliva il Municipio, scaraventando per la strada mobili, suppellettili e documenti, dando fuoco e distruggendo quasi tutto.
A ben poco valse l'invito alla calma ed alla ragione del giovane consigliere provinciale avv. Scarano: tutto andò preda delle fiamme.
Vi furono 43 arresti e il dibattimento si svolse in Lecce, presso quella Corte di Appello, nel dicembre del 1886.
Risultato: 17 furono prosciolti, pochi condannati a tre o quattro anni di carcere, altri rimessi in libertà per avere scontato la pena.
Il 29 giugno 1885, a due anni esatti dalla morte del Pagliari, il dott. Emanuele Scarano, presidente della Amministrazione dell'Opera, inaugurava la Scuola femminile, rendendo omaggio al Fondatore e dando atto al Pagliari delle sue doti di galantuomo e di patriota.
Anche coloro che per ragioni personali si trovavano in aperta inimicizia col Pagliari non potrebbero non partecipare a quell'universale sentimento e facendo eco alla imponente voce del popolo, sinceramente benedissero la memoria del defunto e gioirono per la munificenza da lui usata.
Ciò dimostra e conferma non esser vero che la virtù, la filantropia, la carità siano nomi vani, come ha gridato taluno, cui lo sconforto del cuore esacerbato faceva velo alla mente. Però i guai dell'Opera Pagliari continuarono.
Il Consiglio di Stato riformò la commissione amministrativa designata dal testatore nelle persone del sindaco, del pretore, del notabile e di due dignità capitolari.
Al sindaco sostituì il presidente della Congregazione di Carità, al pretore il conciliatore, l'arciprete alle due dignità e il notabile, come già fissato.
Vi furono ancora preoccupazioni per l'insufficienza delle rendite, per la mancanza di fondi per l'estinzione di debiti contratti per pagare le spese di successione, per la morosità dei fittavoli, per la disputa con l'Ordine delle Figlie della Carità, per l'avvicendamento dei vari commissari prefettizi: tutto questo fino al 1917, quando, morta la moglie del Pagliari la signora Maria Semeraro, beneficiaria dell'usufrutto, le rendite diventarono cospicue per la vendita anche dei beni ereditati, a prezzi proibitivi.
I posti letto nel 1926 erano appena 12, passati poi a 22 nel 1931, divenuti 210 nel 1986, con un bilancio che si aggira intorno ai 24 miliardi, nella struttura del nuovo Ospedale.
Le suore di Carità, dette di San Vincenzo, chiamate dalla Congregazione di Carità, vennero a Massafra nel novembre del 1877, esplicarono amorevolmente e con consapevolezza il loro ruolo nell'Ospedale accanto ai malati, nella scuola femminile, dove insegnarono soprattutto ricamo e cucito, presso l'Asilo di infanzia, sempre presenti, pronte e partecipi alla vita della cittadinanza, dove erano divenute consigliere e confidenti dei poveri, riuscendo a far sorgere vocazioni di ragazze per il loro Ordine.
Dopo 80 anni, nel giugno del 1969, per una ennesima incomprensione con l'amministrazione dell'epoca, col pretesto della carenza di personale, auspice anche un quietismo ed una segreta volontà di farne a meno, le suore lasciarono l'Ospedale e le altre istituzioni, in seguito a decisione dei vertici dell'Ordine, che avevano mandato a Massafra una suora Visitatrice.
Il vero è che nella vecchia struttura ospedaliera le suore avevano ben poco spazio da occupare.
Nel progetto del nuovo nosocomio, richiesto dalla Congregazione di Napoli, risultò che l'appartamento destinato alle suore era insufficiente.
Si propose allora all'amministrazione un ampliamento, ma «non si potè accontentare le religiose, in quanto si doveva realizzare il progetto approvato».
Per salvare la faccia si disse che le suore andavano via per penuria di vocazioni. Non era del tutto vero: la scuola materna era già stata chiusa perchè i locali erano piccoli e antigienici.
Era vero, invece, come si sussurrò da più parti, in quel periodo, che si voleva fare spazio a personale laico, che già premeva alle porte del nuovo ospedale.
Erano maturati tempi nuovi e diversi; si configurava un nuovo modo di gestire anche le strutture ospedaliere.
E le suore, discretamente, sparirono dall'orizzonte di Massafra, cosi come, altrettanto silenziosamente, nel lontano 1916, erano uscite di clausura le monache benedettine.
La ragion di Stato, chiamiamola così, ha il sopravvento e spazza senza pietà.
L'Ospedale, in questo 1986, con la nuova struttura in vigore dopo la riforma sanitaria, ha assunto la denominazione di Presidio ospedaliero di zona, cui fa capo l'USL Taranto 2.
Il nuovo nosocomio è entrato in funzione nel 1971.
Vi prestano la loro opera 40 medici, 8 capisala, 50 infermieri, 14 impiegati, 65 del personale ausiliario.
Acqua ne è passata dalla prima, timida struttura ospedaliera con servizio di infermeria, affidato a turno ai dottori Gaetano Carano, Giovanni Scarano e Giuseppe D'Eri, quando era custode ed infermiere l'onnipresente Raffaele Carella.
Nel vecchio ospedale, ora occupato da famiglie di senza tetto, è operante la chiesa di Sant'Antonio Abate, che raccoglie ancora un gruppo di affezionati, cresciuti all'ombra delle Suore.
UN DOCUMENTO VECCHIO DI UN SECOLO
Per memoria riportiamo dallo Statuto organico delle opere di Beneficenza:
«art. 1 -
art. 4 -
1) scuole gratuite per la istruzione ed educazione delle fanciulle;
2) un ospedale per gli infermi;
3) scuole di pubblica istruzione per i giovanetti, il tutto in conformità del testamento;
art. 5 -
Lo spedale dapprima non avrà che 12 letti. In seguito, aumentandosi le rendite, il numero dei letti sarà portato a 24, giusta il volere del testatore.
Ed ecco la trascrizione del decreto reale di erezione in Ente morale dell'Ospedale e delle Scuole :
«Umberto I per grazia di Dio e per volontà della Nazione Re d'Italia. Sulla proposta del Nostro Ministro Segretario di Stato per gli affari dell'Interno, presidente del Consiglio dei Ministri; veduta la domanda della Deputazione amministrativa della eredità del fu Matteo Pagliari, diretta ad ottenere la costituzione in Ente Morale dei due Istituti destinati uno per la pubblica gratuita istruzione delle fanciulle e l'altro per la cura degli infermi poveri, fondati nel Comune di Massafra, giusta il testamento segreto del 20 luglio 1873; veduto lo Statuto organico compilato dalla predetta Deputazione amministrativa, deliberato dal Consiglio Comunale di Massafra e presentato per la Nostra approvazione; veduta la deliberazione 12 novembre 1885 della Deputazione Provinciale; veduta la Legge 3 agosto 1862 e 20 marzo 1865, allegato A; udito il Consiglio di Stato, abbiamo decretato e decretiamo: Sono eretti in Corpi Morali gli Istituti fondati nel Comune di Massafra (Lecce) e denominati uno Stabilimento Pagliari per la gratuita istruzione delle fanciulle e l'altro Ospedale Pagliari per gli infermi poveri, ed approvato il relativo Statuto organico formato in tre parti contenenti la prima (di n. 26 articoli) disposizioni generali di amministrazione, la seconda (di 12 articoli) disposizioni speciali per la scuola femminile, e la terza (di altri 12 articoli) disposizioni generali per l’Ospedale.
Il predetto Statuto sarà visto e sottoscritto dal nostro Ministro proponente.
Ordiniamo che il presente Decreto, munito del sigillo dello Stato, sia inserito nella raccolta delle leggi e dei Decreti del Regno d’Italia. Roma 24 Dicembre 1885