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Il contenuto della scheda deriva integralmente da: La cura attraverso l’arte a cura del Conservatore del patrimonio storico e artistico AUSL della Romagna Sonia Muzzarelli.
Ci tengo a sottolineare che tutto il lavoro è stato svolto in accordo con la Direzione Generale che ne ha caldeggiato la divulgazione.
Si tratta di un “cofanetto” contenente vari opuscoli, riccamente iconografati e ricchi di bibliografia, che riportano sia la storia degli ospedali come pure la descrizione del loro patrimonio artistico.
Per informazioni contattare: patrimoniosto-
Le notizie dei primi insediamenti ospedalieri nel territorio di Riccione risalgono al 1200; da un documento del 1208 si evince infatti la presenza sulla via Flaminia della chiesa di San Bartolomeo in Ladroneria con l'ospedale omonimo noto dal 1177.
Documenti quattrocenteschi testimoniano invece l'esistenza di alcuni ospizi, fra cui quello del Pantano (1460), l'ospizio o hostaria di Arcione (1474), l'ospizio della Trinità (1488) con la chiesa omonima e l'ospizio di Simone Ricciardelli (1500).
Scacciano e Riccione negli ultimi decenni dell'Ottocento erano realtà eminentemente agricole, caratterizzate da aziende di tipo famigliare gestite con patto mezzadrile, dove l'agricoltura arretrata stentava a tenere il passo con la crescita demografica.
La pesca praticata dalla popolazione costiera aveva un ruolo subordinato o complementare al lavoro contadino.
A quest'epoca la risorsa del mare come rimedio curativo e ricreativo era all'inizio molto costosa, poiché richiedeva spostamenti e permanenze nelle località di mare che in pochi si potevano permettere. Per questo motivo, dalla seconda metà dell'Ottocento, alcune associazioni benefiche si organizzarono per inviare presso località di mare gruppi di bambini di famiglie non be-
A Riccione si decise quindi di porre una fermata presso la ferrovia per poter facilitare l'arrivo nella località marina di chi aveva bisogno di cure. Venne costruito nel 1877 l'ospizio Amati Martinelli e nel 1879 l'Ospizio Romagnolo voluto con lo scopo di accogliere in cura i bambini provenienti da Modena, Bologna e Ferrara che fino a quel momento erano stati accolti dalle famiglie locali.
La presenza di ricchi villeggianti, che a Riccione trascorrono una vita spensierata, aveva come contorno la vita quotidiana delle famiglie povere che vivevano sulla maggior parte del territorio. In questo contesto si inserisce Maria Boorman Ceccarini, figura ponte tra i due mondi, il suo privilegiato e ricchissimo e l'altro privo di quasi tutto. Maria Boorman era rimasta vedova di Giovanni Ceccarini che aveva conosciuto in America e col quale era venuta a vivere a Riccione. Rimasta sola, Maria Boorman decide comunque di portare avanti alcune azioni nei confronti degli abitanti di Riccione e della vicina Misano, come a suo tempo aveva concordato col marito. Fra queste ricordiamo i contributi in denaro per organizzare la distribuzione giornaliera di cibo alle famiglie colpite dalle carestie, il sostegno alla Società Operaia di Mutuo Soccorso di Riccione (1889) alla quale offrì parte del denaro necessario per fondare la Biblioteca Popolare Circolante e l'Asilo Infantile inaugurato nel 1891 voluto e totalmente finanziato da lei e che prenderà il suo nome.
Ma il contributo più importante di Maria Ceccarini sarà quello per la costruzione dell'ospedale, che prenderà il nome del defunto marito. Progettato dal Cav. Giulio Podesti Arch. e costruito da Leonardo Mazzocchi, l'Ospedale di cui sarà la Presidente.
La posa della prima pietra avverrà il 25 aprile del 1892. La signora Ceccarini compie di sua mano il collocamento della prima pietra assistita dal valente capomastro Leonardo Mazzocchi. La cerimonia si arricchirà di un altro atto simbolico: la collocazione del tubo di piombo contenente la pergamena dettata dal conte cav. Carlo Graziani e miniata dal Colonnello della Rocca. La pergamena, che sarà letta dal maestro Gobbi, ricorda il giorno della posa della prima pietra e i principi fondanti dell'Istituto, sarà posto dalla fondatrice stessa nell'incavo di due pietre per poi essere coperta con la calce. In quella circostanza Maria Boorman riceverà il diploma e medaglia d'oro conferitogli dal Ministro della Pubblica Istruzione per l'iniziativa dell'asilo, men-
II 23 ottobre del 1893 venne inaugurato l'Ospedale e si ripeté la grande manifestazione della posa della prima pietra. L'ospedale di Riccione doterà il paese del primo orologio pubblico, la via Viola, poi viale Ceccarini, dotata d'illuminazione grazie all'impianto elettrico allacciato al generatore del nosocomio.
Alla cerimonia inaugurale farà seguito la pubblicazione dello statuto e del regolamento 1893:
"L'Ospedale degli Infermi in Riccione eretto nel 1893, per magnanimo impulso e a tutte spese di Maria Boorman Wheeler Ceccarini nata a New York, eletta cittadina di Rimini nel 1892 ha il titolo di Ospedale Giovanni Ceccarini a memoria del defunto marito della benefattrice [...]. Scopo di esso è di accogliere a cura gratuita i poveri di ambo i sessi, affetti da malattie acute, non epidemiche domiciliati nelle parrocchie di Riccione, S. Lorenzo in Strada, Casalecchio del comune di Rimini, in quella di Sant'Andrea di Bisenigo del comune di Coriano e in quelle di Misano e Scacciano del comune omonimo".
Il 5 novembre 1893, nella villa della signora Ceccarini, venne nominato il consiglio ospedaliero. "Il Prof. Tamburini propone la Sig.ra Ceccarini come Presidente con piacere da tutti viene applaudita e confermata tale nomina".
Lo Statuto necessitava di qualche aggiustamento e dal registro dei verbali della seduta del Consiglio 1893-
La personalità della signora Boorman Ceccarini, di fede protestante ma rispettosa del contesto locale, è pienamente rappresentata dalle azioni che l'hanno accompagnata in vita. Un animo nobile che nella lontana America aveva riconosciuto le qualità del dottore Giovanni Ceccarini a cui aveva dedicato l'ospedale. Non va dimenticata la cura alla piccola Ersilia Tonsini' che dopo la morte del marito avvenuta il 3 dicembre 1888, l'aveva chiamata a sé trattandola come una figlia ed eleggendola ad erede universale. I segni tangibili della personalità sono inoltre riportati sia negli statuti delle istituzioni da lei fondate, sia nelle lapidi e frasi bibliche riprodotte sulle pareti interne dell'ospedale. A questa documentazione si aggiungono le trascrizioni in ricordo delle persone che hanno operato in favore della fabbrica ospedale, come ricorda il "proemio" dello statuto del 1898 compilato direttamente dalla fondatrice:
"l'orologio della facciata è stato regalato dalla madre della fondatrice. Le campane e il campanile sono dono di un amico in memoria della moglie diletta".
La crisi della grande guerra fu aggravata dal terremoto del 1916 che colpi il patrimonio delle Opere Pie Ceccarini. Il consiglio d'amministrazione si riunì nell'ufficio provvisorio collocato in una tenda della Croce Rossa nel parco dell'Ospedale:
"Il giomo 20 del mese di agosto dell'anno 1916 in Riccione nell'ufficio provvisorio allocato nel parco dell'Ospedale in una tenda della Croce Rossa si sono riuniti in seguito a regolare invito i componenti dell'Amministrazione [...] la scossa di terremoto i danni riportati dai fabbricati della Pia opera sono gravissimi, l'Ospedale e l'asilo sono inabitabili [...]. Per l'Ospedale si è ottenuto un padiglione ospedale e tende che saranno sufficienti per i primi momenti."
Vennero prese in considerazione diverse ipotesi, tra cui la costruzione di un nuovo ospedale; tuttavia, Ersilia Tonsini si oppose sostenendo la ricostruzione dell'ospedale ripristinando il carattere distintivo dato anche dalle citazioni bibliche che la fondatrice aveva fatto scrivere nelle pareti delle corsie.
Alla fine, prevale la scelta del restauro dell'Ospedale.
L'ospedale Ceccarini nasce con un carattere laico, assicurando accoglienza e cura ai malati […] senza preferenza alcuna d'opinione religiose e politiche", per cui la "chiesuola" fu edificata solo negli anni Trenta del novecento a seguito della regolamentazione del rapporto con il personale religioso che da molti anni prestava servizio nell'ospedale.
Il secondo conflitto mondiale recò danni alla struttura ospedaliera e sarà la perizia dei lavori occorrenti, rilasciata del genio civile, a mettere in evidenza che "l'ospedale di cui all'oggetto è stato gravemente danneggiato apportando i seguenti danni: squarci nelle murature, danni gravi alle coperture nei soffitti e intonaci.
L'Istituto per evitare il crollo totale delle strutture rimaste provvide a sue spese al ripristino degli edifici eseguendo i lavori più urgenti".
Nella seduta del 4 ottobre 1948 il Presidente riconosce la necessità di apportare un ampliamento dell'ospedale in rapporto all'aumento delle esigenze dettate sia dalla popolazione crescente sia dal ruolo che Riccione, in qualità di stazione balneare, andava assumendo a livello internazionale. Il Nosocomio doveva adeguare il fabbricato e le attrezzature al nuovo ruolo in ambito turistico.
Il Consiglio deliberò d'affidare all'Architetto Prof. Angelo Crippa di Genova, già progettista del Padiglione d'Isolamento, l'incarico di redigere il progetto definitivo d'ampliamento.
Il 14 dicembre del 1949, il progetto venne approvato dal consiglio delle Opere Pie. Le strutture sanitarie dedicate alla cura e all'assistenza della propria comunità richiedono continue azioni d'ammodernamento e, ancora oggi, l'ospedale di Riccione è soggetto a opere che assicurano adeguamento strutturale e innovazione tecnologica garantendo efficacia ed efficienza alle cure della sua popolazione.