MASSA MARTANA Ospedale S. Antonio poi dei Pellegrini - Ospedali d'Italia

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MASSA MARTANA Ospedale S. Antonio poi dei Pellegrini

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Il contenuto della scheda deriva integralmente dall’autore FRANCESCO CAMPAGNANI   ISTITUZIONI CARITATIVE DIMENTICA-TE:  L'OSPEDALE DI SANT'ANTONIO E LA CONFRATERNITA DELLA CARITÀ DI MASSA MARTANA" Bollettino di storia, arte e cultura della Diocesi di Orvieto-Todi: Colligite Fragmenta  – Vol. VIII-2016 pagg. 127-136

Ho visitato il sito ove ho trovato tutti i numeri fino ad oggi pubblicati (e scaricabili, cosa che ho fatto) in quanto ho trovato molti altri saggi con contenuti inediti ed estremamente particolareggiati utili per ricerche in campo assistenziale.
La prima notizia relativa all'esistenza di un ospedale dedicato a Sant'Antonio a Massa Martana risale al 1470, quando Antonius Gilii de castrum Masse, tra le altre disposizioni testamentarie, lasciava la considerevole somma di venti fiorini d'oro allo stesso Ospedale, dieci dei quali per la realizzazione di letti per gli infermi.
Dove aveva sede l’Ospedale? Probabilmente sin dalle origini nel Palazzo pubblico, dove ne è attestata l'esistenza alla fine del secolo XVI; palazzo costruito, probabilmente, intorno alla fine del secolo precedente, in sostituzione della più antica domus Comunancie, posta nella piazza principale del paese.
La situazione, sul finire del secolo XVI, pare non fosse delle migliori. Dagli atti della Visita pastorale compiuta da mons. Cupers per conto del vescovo Angelo Cesi nel 1573, emerge infatti che nello stesso venivano ospitate persone di dubbia indigenza e moralità e che, addirittura, vi fosse esercitata l'attività di meretricio. Lo stesso visitatore, anche in vista della visita apostolica programmata per l'anno successivo, imponeva la revisione dei conti da parte della Curia vescovile e la sospensione di ogni attività illecita contraria agli scopi della pia istituzione. L'anno successivo il Visitatore apostolico Camaiani, vi troverà cinque letti per gli infermi, di cui uno per i sacerdoti poveri. Stabilirà di ammettervi solo pellegrini poveri, con particolare riguardo per quelli infermi, di tenere separati in due diverse stanze gli uomini e le donne, comandando altresì che l'amministrazione del luogo fosse tenuta in congruo ordine, come si converrebbe alla carità cristiana.
In questo contesto non certo edificante, con il luogo pio forse al limite del collasso, si inserisce la figura del benefattore massetano Tommaso Rocchi.
Nel 1581, il lascito di Tommaso Rocchi, aveva contribuito in maniera significativa a risollevare le sorti del pio stabilimento, altrimenti destinato alla fine, consentendogli di operare a favore dei più bisognosi per tutto il XVII secolo.
Tra gli obblighi testamentari da soddisfarsi da parte degli amministratori dell'Ospedale vanno ricordati principalmente quello di dotare con dieci scudi una zitella povera all'anno approvata dal Consiglio della Comunità, la celebrazione dei suffragi per l'anima di Tommaso Rocchi, il trasferimento degli infermi più gravi negli ospedali vicini e la distribuzione ai poveri di un rubbio di grano il Sabato Santo.
Dalla Visita pastorale compiuta dal vescovo Girolamo Formaliari nel 1748 apprendiamo che la gestione dell'Ospedale era tornata ad essere non proprio ottimale. In quell'occa-sione il vescovo si riservò di decidere se affidare o meno alla Compagnia del Santissimo Rosario la gestione del patrimonio ereditario di Tommaso Rocchi. Constatò infatti che da alcuni anni non si provvedeva a dotare le zitelle povere che ne avevano fatto richiesta e che più in generale, da parte dei rettori dell'Ospedale, non si provvedeva alla soddisfazione degli obblighi testamentari dettati dal Rocchi. Dopo attenta riflessione e avendo ottenuto il benestare dei confratelli del Santissimo Rosario lo stesso vescovo, il 26 agosto 1749, decretò che nell'amministrazione dell'eredità di Tommaso Rocchi subentrasse la locale Compa-gnia del Santissimo Rosario.
La fine dell'Ospedale dei Pellegrini della Terra di Massa (non ho trovato riferimenti sul cambio del nome) era ormai prossima. Il 10 luglio 1771 il Commissario apostolico Filippo Casoni, incaricato di ripianare i gravi dissesti presenti nella gestione dell'Ospedale della Carità di Todi, stabilì la soppressione dell'Ospedale dei Pellegrini di Massa, devolvendo tutti i diritti ad esso spettanti, ivi compreso il Monte frumentario annesso all'istituto, al medesimo Ospedale della Carità, obbligato da parte sua ad effettuare il trasporto dei degenti massetani presso l'Ospedale di Santa Caterina di Todi.
La storia dell'Ospedale di Massa sembra in apparenza terminare con l'accennato accorpamento a quello della Carità di Todi. Dalla liquidazione dei beni ad esso spettanti rimase tuttavia esclusa la sede distaccata dell'istituzione, posta in aperta campagna e non lontano dal centro del paese, chiamata Ospedale della Grotta o anche Ospedaletto; lo stabile cessò naturalmente di svolgere la sua funzione originaria, ma venne conservato nella disponibilità del patrimonio pubblico comunale. In realtà, anche se con esiti e motivazioni diverse, l'attività già svolta dal soppresso Ospedale, venne ripresa, seppur brevemente, da una nuova ed inedita istituzione caritativa che, alla metà del secolo XIX, venne fondata, a vantaggio degli Ultimi della comunità massetana; nell'ottobre 1858, la nobildonna amerina Maria Pauselli Colonna, fondò la Congregazione laica delle figlie di carità di San Vincenzo sopravvissuta, con alterne vicende, fino alla fine degli anni 90.



 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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