VARAZZE Ospedale Santa Maria in Bethlem - Ospedali d'Italia

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VARAZZE Ospedale Santa Maria in Bethlem

Ospedali Nord Ovest > Regione Liguria > Savona e provincia

Il contenuto della scheda deriva integralmente da un volumetto edito dall’Associazione culturale San Donato  - quaderni di storia locale n 7 -  1997

Il 9 febbraio 1192 Maria, vedova di Guglielmo Marchese del Bosco, dona un proprio appezzamento di terra che possedeva.
Nello stesso anno anche Enrico, Marchese di Ponzone dona alcune terre ubicate nella stessa zona.
Destinatario di entrambe le donazioni è frate Damiano dell'Ordine dei Cistercensi, che, con la stipula di questi atti, da avvio alla edificazione dell'Ospedale di Santa Maria in Latronorio.
Papa Celestino III come supremo protettore del costruendo Spedale, lo nominerà rettore ed amministratore in perpetuo.
Era, soprattutto, luogo di ricovero e di assistenza per i bisognosi, per i poveri, per i pellegrini e non struttura di cura.
Dobbiamo attendere fino al 1495 per trovare un riscontro documentale che ci dica che, anche nel borgo di Varazze esiste un nosocomio.
Nella denominazione dell'Ospedale di Varazze il richiamo a Bethlemme verosimilmente può trarre ori-gine dalla presenza, dai possedimenti e dall'influenza della Chiesa di Bethlemme in Varazze. Presenza che si ha a partire dal 1139 e che si protrarrà fino al 1424.
La dedicazione a Santa Maria di Betlemme è dunque, molto antica e permane immutata, accompa-gnando sempre l'Ospedale in ogni suo cambiamento di sede. La troviamo per la prima volta in un documento del 1555 e la ritroveremo poi nei successivi trasferimenti della sede dell'Ospedale, che faranno riferimento nei secoli a quattro diverse ubicazioni.
Da una relazione che viene stesa in occasione della Visita pastorale compiuta in Varazze dal Vescovo di Savona, Monsignor Cesare Ferrero che il giorno 7 maggio del 1577 pervenne in visita del luogo Ospitale di Varazze sotto il titolo di Santa Maria in Bethlem; possiamo riportare alcuni significativi passi:  “Interrogati furono i custodi dei mobili esistenti di questo Ospitale per l'utilità dei poveri [...] “
Risposero che il letto quale si trova nella stanza vicino alla Camminata da basso è dell'Ospitale; quel letto è di lana con le sue lenzuola e un pagliarizzo e la coperta di lana. Di più nelle stanze di sopra vi sono letti di lana vecchia quattro con tre pagliarizzi vecchi e coperte cinque tutte vecchie consumate. Di più nella stanza vicina a quella che essa priora dorme vi sono due coperte di lana vecchie, quali restavano in uso di una povera donna vecchia, quale dorme nell'Ospitale ordinariamente, senza aver altro letto. Interrogata se abbia mobili buoni risponde che no [...] che due paioli di rame, una secchia di legno, una catena di ferro nel fuoco, sei sedie vecchie di legno e una cassa dove si mettono le lenzuola [...] più nove paia di lenzuola vecchie.
Ecco dunque le poche cose delle quali può disporre l'Ospitale di Varazze in quel lontano 1577, luogo di ricovero per i poveri, dove ogni cosa appare misera e consunta al punto che, ci sembra di capire, l'intero ambiente è ormai talmente degradato da non poter più accogliere neppure i più indigenti fra gli abitanti della città.
Ma la situazione di degrado e miseria in cui versa l'Ospitale Santa Maria in Bethlem, in quell'ultimo quarto del XVI secolo, è dovuta all'incuria, al disinteresse della città, che fa mancare il minimo necessario di risorse per il sostentamento dell'ospizio, o dipende da altri motivi?
Purtroppo scopriamo che c'è una ragione - e grave - che ha determinato questa pesante situazione: l'insipienza, o, peggio, la disonestà degli Amministratori.
"...i libri dell'Ospitale dove si contiene quel poco che ha di reddito e dove si spende non sono tenuti aggiornati.
E' in questa situazione che si giunge il 7 di maggio di quel 1577 alla visita di Monsignor Cesare Ferrero ed alla constatazione della desolazione sopra riportata.
Finito il sopralluogo, interrogati i custodi dell'Ospedale, verificata la grave situazione amministrativa, il Vescovo non resterà inerte, ma giungerà ad emettere un pesantissimo provvedimento a carico degli Amministratori responsabili, ai quali ordina di porre rimedio alla cattiva amministrazione svolta, non dopo averli interdetti in perpetuo dallo svolgere pubbliche mansioni.
Anche i Notai, che pure avrebbero dovuto essere i garanti della correttezza e della legalità, non sembrano immuni da colpe; ed anche per essi il Vescovo non lesina i rimproveri e accuse.
Non ci è dato sapere come andò a finire.  
Troviamo, neppure trent'anni dopo l'episodio riportato, una esauriente relazione che attesta lo stato dell'Ospedale.
In essa si fa riferimento alle rendite ed ai legati dei quali poteva disporre l'Ospedale, senza fare alcun riferimento a problemi amministrativi o di cattiva conduzione delle attività; si enumerano quantità e qualità dei beni posseduti e si accenna anche - particolare interessante - al sistema di governo della struttura pubblica.  Sembra dunque ritornata alla normalità la gestione dell'Ospedale cittadino.
Una letterra inviata al Senato Genovese dal Podestà di Varazze, Ghulto Garrest riporta:
“ ….. dico haver preso informatione come si governa detto hospitale e ho ritrovato che ha di reddito
annualmente tra censi e legati et piggioni di poss.ni L. ducento trenta tre e soldi nove ogni anno e deve havere esso hospitale da censi malurt e altro L. 760.6.9 come dal Bilancio (...chi provvede ai [...]) malati quando ce n'è, sono una donna vecchia con una sua figliola a quale li due officiali e deputati danno L. sedici l'anno con l'habitatione in detto hospitale e letto da dormire non altro in quale hospitale sono letti nove compreso quello della hospitaliera materasati dei quali ve ne sono tre molto vecchi di legnami quali conviene farli rinovare mal in ordine di straponte di lensuoli non essendovene solo para quattro e molto vecchi con solo sei coperte cossini fre longhi ne piccoli non ve ne sono, al presente non vi sono infermi salvo una donna vecchia povera orba di questo luogo.
El alla giornata occorrendo ammalati poveri si di questo luogo come forastieri s'accettano dalli officiali d'esso hospitale a quali fanno provvedere di vitto e medicine conforme alle loro infirmità quali officiali sono d'anno in anno elletti dal Consiglio di questo luoco e finito il loro ufficio danno conto alli sucessori. Accadendo che si trovino corpi morti nella spiaggia e morendo in esso hospitale alcuno li detti due officiali gli provvedono le casse e funerali.
Anche da questa Relazione appare la limitatezza della struttura ospedaliera sia per quanto riguarda i pochi posti disponibili, otto, sia con il letto della Hospitalera, che tra l'altro doveva dividere con la figlia sia per quanto riguarda lo scarso corredo degli stessi. L’Ospedale sembra ancora svolgere una attività di assistenza per i poveri, ammalati o invalidi, che di cura.
Il XIX secolo è un periodo di transizione e di trasformazione per il Santa Maria in Betlemme; è in que-sto periodo che, con lenti cambiamenti, la struttura si trasforma, per approdare, dall'originaria funzione prevalentemente sociale, a compiti più direttamente sanitari.
Si gettano le basi per l'ennesimo ed ultimo trasferimento del Santa Maria in Betlemme, trasferendolo nella zona ove ancora oggi è presente.

Da una relazione del gennaio 1877 apprendiamo:

L'edificio ad uso Ospedale è situato nel centro dell'abitato e si compone di due sale ad uso infermeria, una per le donne capace di 12 letti, e l'altra per gli uomini capace di 10 letti, havvi pure un'altra vasta sala molto bene arieggiata, di recente costruzione, con due grandi terrazzi ai lati di tramontana e mezzogiorno capace di 18 letti, la quale difetta però del pavimento che sperasi verrà eseguito nel corrente anno. Sonvi pure diverse camere isolate per ammalati, come pure altri locali per il servizio dell'Ospedale i quali sono tenuti colla dovuta pulizia.
Attualmente vi sono ricoverati Nº 10 donne delle quali vi si trovano da molti anni, e N° 3 uomini uno dei quali vi si trova da 15 anni.
Non esistendo in questo Comune alcun Pio stabilimento pel ricovero degli indigenti vecchi, storpi ed affetti da tali imperfezioni che li rendono inabili a procurarsi il necessario alla vita, essi già da molti anni vengono ricoverati in detto Ospedale onde non restino in uno stato di abbandono e privi del necessario sostentamento.
Contiguo a detto Ospedale havvi un altro fabbricato pure di proprietà della pia opera il quale serve ad uso di alloggio di una domestica e delle Figlie di N.S. della Misericordia addette al servizio dell'Ospedale non che ad uso di ufficio di segreteria d'archivio e per le adunanze dell'Amministrazione.

Dalle poche notizie emerge comunque ed è del tutto evidente che la funzione dell'Ospedale è ancora prevalentemente sociale, ed è utilizzata in larga misura, per ospitare persone che oggi definiremmo lungodegenti.
Punto focale di questa gestione, come è anche accennato dalla Relazione sopra ricordata, sono le Suore di Nostra Signora di Misericordia, alle quali è affidata la conduzione dell'Ospedale secondo le indicazioni che saranno stabilite con apposite Deliberazioni assunte di anno in anno, come la Delibera comunale N° 143 del 24 Agosto 1842, con la quale si stabiliva di “...Concedersi all'Ospedale di questo luogo un sussidio di Lire trecento onde far fronte alla spesa di un stabilimento delle Suore di Miseri
cordia, tanto per l'assistenza e cura dei malati, quanto anche per l'educazione ed istruzione gratuita delle figlie povere di questo luogo [...]" .
L'attività di pubblica assistenza e di intervento sociale è svolta dunque in Varazze, e per molti secoli, soprattutto dall'Ospedale di Santa Maria in Bethlem, attraverso il quale si provvedeva, in ultimo, anche con l'ausilio delle Suore di Misericordia, non solo a dare assistenza agli ammalati, ospitalità agli invalidi senza casa, ma anche assistenza e cura agli orfani o ai figli di famiglie particolarmente povere.
E, al centro di tutto questo, vi è sempre Santa Maria in Bethlem: hospitale; ospizio; centro di assistenza; luogo di ricovero e, via via, struttura sanitaria.
Questa ultima funzione in realtà dura pochissimo, se è vero, come è vero, che essa si afferma, sostanzialmente con l'ultimo trasferimento dell'edificio ospedaliero nella località Moerana, agli inizi di questo secolo; per poi terminare, ormai definitivamente, ai giorni nostri. Pochi decenni, dunque, a fronte di molti secoli di storia complessa e tormentata dell'istituzione che è stata senz'altro il primo e più diretto testimone delle miserie e delle sofferenze di tanta parte della popolazione e che ha segnato comunque l'intera storia della Comunità varazzina.

La pubblicazione riporta, alla fine, un elenco di note utili all’approfondimento.





 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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