TRICARICO Ospedale civile Rocco Mazzarone - Ospedali d'Italia

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TRICARICO Ospedale civile Rocco Mazzarone

Ospedali Sud > Regione Basilicata > Matera e provincia

Il contenuto della scheda è costituito da brani tratti dal saggio di Rocco Mazzarone, Le origini dell’Ospedale di Tricarico: documenti e testimonianze, pubblicato in “Rassegna Storica Lucana”, X (1990), N° 12, pp. 27-77. Ringrazio il prof. Bruno Pellegrino, direttore della rivista e presidente dell’Associazione per la Storia sociale del Mezzogiorno e dell’Area mediterranea (Associazione per la Storia sociale del Mezzogiorno e dell'area mediterranea – ASS-MAM ),  per l’autorizzazione concessa. Il saggio del dott. prof. Rocco  Mazzarone, nato a Tricarico (Matera) il 17 agosto 1912 e lì deceduto il 28 dicembre 2005, contiene alle pp. 39-77 un'Appendice documentaria

Nel 1945 i posti letto per malati acuti in provincia di Matera erano 130 (meno di un posto per 1000 abitanti), accentrati nell'Ospedale del capoluogo, la cui distanza media dai Comuni che ad esso facevano capo era di 78 km., percorribili su strade tortuose e disagevoli. Tricarico distava 72 km. da Matera.
Forse per sollecitazioni locali, peraltro non documentabili, o, più probabilmente, per la possibilità di ottenere, tramite l'Alto Commissariato per l'Igiene e la Sanità Pubblica, aiuti materiali da una Agenzia delle Nazioni Unite, il 13 luglio 1945, il prefetto di Matera inviava a Tricarico il Medico Provinciale e un ingegnere del Genio Civile per individuare locali capaci di ospitare una struttura ospedaliera. La scelta cadeva sulla vecchia sede del Seminario Vescovile, temporaneamente occupata da profughi abruzzesi.
Il 1° agosto lo stesso Prefetto chiedeva al Sindaco di assumere informazioni sulle determinazioni della Sacra Congregazione dei Seminari circa la possibilità di "alienare o meno l'edificio del vecchio Seminario [...] da adattare ad Ospedale".  Tra proposte e controproposte non si giunse a soluzione.
A riproporre la opportunità della istituzione di un Ospedale a Tricarico fu l'arrivo e l'assegnazione di una Unità ospedaliera, in accoglimento della richiesta precedentemente avanzata dalla prefettura di Matera. Il materiale, preso in consegna dal commissario prefettizio,  fu depositato in locali del Vescovo temporaneamente ceduti a titolo gratuito. In data 28 giugno 1946, lo stesso Commissario Prefettizio trasmetteva al Prefetto un'istanza dei medici locali intesa ad ottenere l'autorizzazione all'apertura di una casa di cura privata in un'ala del Palazzo Vescovile, proponendo che il materiale inviato dall'Alto Commissariato per l'Igiene e la Sanità Pubblica venisse "temporaneamente ceduto in uso ai promotori della nobile iniziativa".
Pur in mancanza di una risposta della Prefettura, lavori di riattamento venivano intanto eseguiti in un'ala del Palazzo Vescovile, allo scopo di allestirvi appunto una casa di cura privata.
Ma il 9 dicembre 1946 l'Alto Commissariato per l'Igiene e la Sanità Pubblica decideva il trasferimento del materiale a Venosa". A tale decisione ci fu un gran movimento tra le istituzioni per scongiurare tale decisione. Il 13 febbraio 1947 si costituiva quindi ufficialmente il Comitato Promotore dell'Ospedale.
Ottenute le richieste assicurazioni dalla Prefettura, il 23 gennaio 1947 l'Alto Commissariato per l'Igiene e la Sanità Pubblica aveva  destinato definitivamente il materiale all'Ospedale di Tricarico.
Il tempo che intercorre tra la data della sua costituzione e l'inaugurazione dell'Ospedale è occupato da un intenso lavoro compiuto dal Comitato Promotore non solo per la raccolta dei fondi, che, data la povertà della popolazione, si rivelarono, come si prevedeva, scarsi, ma soprattutto in una intensa pratica all'esercizio della democrazia. Le finalità che si intendevano raggiungere, infatti, illustrate in assemblee di vicinato, venivano approfondite negli incontri che i componenti il Comitato Promotore avevano con le singole famiglie.
L'impegno del Consiglio Comunale non è inferiore a quello del Comitato Promotore. A parte i contributi, questa volta benevolmente consentiti dalla Giunta Provinciale Amministrativa, il Consiglio Comunale deliberava l'impegno alla costruzione della sede definitiva accogliendo idee innovatrici sulla organizzazione dei servizi sanitari che in quegli anni cominciavano a circolare.
L'Ospedale venne inaugurato, senza bandiere, il 7 agosto 1947 in un'ala del Palazzo Vescovile.
L'attività prevalente era quella chirurgica e ostetrica. Settimanalmente erano assicurati servizi ambulatoriali di oculistica, otorinolaringoiatria e odontoiatria, erano aperti i consultori di pediatria e ostetricia, il dispensario antitubercolare e quello antitracomatoso.
Con tutto l'aspetto dell'emergenza l'Ospedale rappresentava pur sempre una realizzazione di rilievo nella realtà geografica e storica della provincia meridionale.
Il tasso di utilizzazione dei servizi, pur manifestando una tendenza all'aumento, si mantenne, nel primo quadriennio, piuttosto basso, non solo per la naturale diffidenza nei confronti di una istituzione nuova e che presentava le caratteristiche della provvisorietà, ma anche per le misure restrittive imposte dai funzionari degli Enti mutualistici, che, forse, in puntiglioso ossequio alle disposizioni vigenti, limitavano l'accesso dei pazienti.
Va qui anche ricordato che soltanto il 18 luglio 1949, a due anni dalla sua inaugurazione, fu concessa all'Ospedale la classificazione di Infermeria per malati acuti. Scarse ed incerte le entrate, il pur necessario arricchimento delle attrezzature rimaneva pertanto condizionato dalle concessioni e dalle offerte, mentre al soddisfacimento dei bisogni elementari (vitto, medicinali, riscaldamento ecc.) sopperiva in parte la raccolta di aiuti in denaro o in natura, cui continuava a dedicarsi il Comitato Promotore al quale incombeva oramai la responsabilità della difficile amministrazione dell'Ospedale. Le entrate, sia dovute alle attività retribuite che alle offerte, erano accortamente amministrate, come si rileva dai bilanci, semplici e leggibili, redatti in quegli anni da suor Giuditta Quidacciolu, che esercitava le funzioni di ragioniere e di economo dell'Ospedale".  Va anche aggiunto che il personale non si era ancora convertito alla morale dei mansionari, e, pur modestamente retribuito, contribuiva, anche con prestazioni volontarie, a rendere meno difficile la vita dell'Ospedale.
Si era sul punto di invocare, tramite l'Aiuto Svizzero all'Europa, l'intervento della Croce Rossa Internazionale, quando un giovane medico, Sergio Vulterini, che periodicamente assicurava l'attività di medicina interna, indusse un suo amico, Guido Barbieri, ad assumersi la responsabilità del servizio di chirurgia e, quindi, della direzione dell'Ospedale, con il compenso di un magro stipendio e con la disponibilità della camera del medico di guardia che egli occupò, per qualche anno, con la famiglia.
L'attività chirurgica, garantita dalla presenza costante del giovane valente chirurgo, registrò in quegli anni un notevole incremento; venne anche periodicamente assicurata la consulenza di uno specialista radiologo, acquistata la relativa attrezzatura". Tali premesse, a la decisione del Vescovo di cedere temporaneamente alcuni locali del vicino Convento di S. Antonio, resero finalmente possibile la promozione dell'istituzione da infermeria per malati acuti a Ospedale di 3a categoria (1 agosto 1952). Ciò incoraggiava il Consiglio Comunale che, il 14 settembre 1982, deliberava di approvare il progetto generale della nuova sede Si concludeva in tal modo la prima tappa del lungo cammino iniziato il 28 novembre 1949, data in cui il Consiglio Comunale aveva dato mandato al Sindaco di svolgere le opportune pratiche con gli organi competenti al fine di ottenere il contributo dello Stato".
Il contributo fu deliberato il 28 novembre 1950 e il 28 gennaio 1951 l'architetto Ettore Stella, che in precedenza aveva offerto gratuitamente lo schema di progetto del "Centro Sanitario", chiedeva la planimetria del suolo per lo studio definitivo, ma pochi giorni dopo moriva tragicamente. Il 15 febbraio il Consiglio Comunale decideva di affidare il nuovo incarico al Genio Civile si rifiuto del quale subentrò l’architetto Plasmati. La nuova Giunta Comunale, eletta l’11 febbraio 1958, ruppe il rapporto di fiducia che legava l'Amministrazione Civica al Comitato Promotore. Anche in seno a quest'ultimo, d'altra parte, le tensioni partitiche, sopite nel periodo iniziale, riemergevano probabilmente acuite dalle difficoltà incontrate nella gestione del quotidiano. Le critiche all'operato del Comitato si fecero insistenti soprattutto in relazione al mancato impegno per l'erezione dell'Ospedale in Ente Morale.
In tale contesto va inserita la deliberazione comunale del 19 settembre 1953 con la quale venne nominato il Consiglio di Amministrazione dell'Ospedale con semplice funzione consultiva perché, secondo la Giunta Provinciale Amministrativa, "la gestione era esclusiva competenza del Consiglio Comunale".
Va comunque affermato che la gestione dell'Ospedale assicurata da quest'ultimo non può giudicarsi dissennata se, al momento del suo scioglimento, era dimostrabile un considerevole attivo di bilancio. Una certa validità all'operato del Comitato Promotore bisogna  riconoscerla, non soltanto per la correttezza dimostrata nell'amministrazione della nuova istituzione, ma anche per l'esperienza partecipativa di cui i suoi componenti erano stati, in diversa misura, protagonisti.  Il Comitato Promotore assolse la sua funzione di strumento partecipativo nei mesi precedenti la inaugurazione e in quelli immediatamente successivi, sensibilizzando l'intera popolazione ai problemi della salute e della malattia, e avviando la gestione ordinaria
della nuova istituzione.  Al lettore le considerazioni sui giochi di potere che si nascondono, o si nascondevano, dietro autorizzazioni prima negate e poi concesse, nei ritardi di adempimenti e nella contraddittorietà di decisioni ora rinviate, ora affrettate e perentorie.
Senza la conoscenza di tali giochi, d'altra parte, assai difficile diventa la lettura delle "piccole storie" della provincia meridionale.
Oggi Ospedale distrettuale “Rocco Mazzarone”



 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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