NIZZA MONFERRATO Ospedale S. Spirito - Ospedali d'Italia

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NIZZA MONFERRATO Ospedale S. Spirito

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Il materiale per la compilazione di questa scheda, è stato fornito dal Sindaco di Nizza Monferrato ed è tratto da “Vicende storiche di Nizza Monferrato” di Alberto Migliardi - 1925

Un ospedale vero e proprio fu istituito verso la metà del XVI secolo Per iniziativa del Podestà G.B. De Leno in una casa da lui comprata dai Frati  “pro facimento hospitalis pauperum” nella contrada detta dell'Olmo: e la combinazione volle che fosse proprio quella denominata “Domus hospitalis sancti Johannis” nella pergamena del 1379. Le prove irrefutabili  sono offerte da tre distinti convocati del Consiglio Comunale del 5 luglio 1541, del 18 giugno 1542 e del 18 settembre 1566. Dopo quest'ultima data il nuovo ospedale intraprende subito il suo funzionamento come ci attestano le citazioni riportate dalla relazione stessa stesa dalla Congregazione di Carità alla fine della sua diuturna fatica col titolo: “relazione storica sull'origine e sulle vicende dell'ospedale amministrato dalla Congregazione di Carità della città di Nizza Monferrato”  edito coi tipi dell'acquese, tipografia di Paolo Borghi (1878).
Ben presto insigni benefattori lo fecero oggetto di lasciti sì che parve per un certo tempo che esso fosse destinato ad un  sicuro e prospero avvenire. Ma purtroppo ciò non avvenne per una serie di disgraziati eventi. Nel 1731 una Regia disposizione aveva imposto la separazione tra cristiani ed ebrei, segregando questi ultimi in un'apposita contrada denominata “Ghetto”.  A Nizza venne scelta come Ghetto la contrada dell'ospedale, già Contrada dell'Olmo e la casa stessa dell'ospedale venne assegnata come dimora ad alcune famiglie ebree. In seguito di una sovrana decisione del 12 agosto 1740 questo abuso finalmente cessò, ebbe così termine l'annosa vicenda, ma con un danno enorme per il povero ospedale; danno che si  calcola non inferiore alle 160 mila lire di allora. Ma intanto, più viva che mai perdurava nella cittadinanza nicese l'aspirazione ad avere finalmente un ospedale funzionante. Un umile ma benemerito sacerdote, Don Carlo Denicolai, da tempo si adoperava per soccorrere i malati poveri. Con pochi fondi tratti dei suoi risparmi personali e con modeste risorse fornite da benefiche persone, s’era adoperato ad allestire poche camerette di cui poteva disporre nel vecchio edificio della “masona” e lo aveva denominato Piccola Provvidenza (1855). Per provvedere con maggior larghezza ai sui nobili intenti, egli richiese al Municipio un sussidio che però non potè essergli concesso perché, non avendo l'iniziativa carattere di stabilità, la giunta Provinciale amministrativa lo stralciò dal bilancio. La Congregazione di Carità dal canto suo non rimaneva inattiva e, valendosi dell'appoggio spontaneamente offertole da Monsignor Contratto, Vescovo di Acqui, aveva nel 1852 cercato di risolvere il problema coll’usufruire di locali gratuitamente e provvisoriamente messi a disposizione della Casa Vescovile. Ma la prescritta autorizzazione ministeriale venne meno per mancanza di un locale proprio e per la tenuità del reddito. Si pensò allora di usufruire del Vecchio Convento della Madonna delle Grazie, ma anche questa volta si dovette rinunciare perché del Convento si era resa acquisitrice una società Enologica di Savigliano.
E giungiamo così al 20 gennaio 1872: in questo giorno il Conte Annibale Galvagno di Bubbio, Presidente della Congregazione di Carità, indirizzò alla cittadinanza nicese un messaggio nel quale così si esprimeva: “il bisogno dell’erezione dell'ospedale in questa città venne coronato da felice successo. Un locale sufficiente, arieggiato e nel centro del paese è stato provveduto; 10 letti sono destinati per i poveri infermi, E già sono con noi le suore infermiere dell'Istituto di Sant'Anna di Piacenza per assisterli con tutta quella Carità di cui già diedero prova in Genova,  in Piacenza ed in Sampierdarena”.
Così, dopo una parentesi di 140 anni, la città poté finalmente riavere il suo ospedale e ritornare ai poverelli quella assistenza che per un sì lungo periodo si era limitata alle visite dei medici condotti ed alla somministrazione di poca carne e pochi medicinali ai poveri degenti in letto.
Le cose si erano svolte in questo modo. La legge del maggio 1855, che aveva decretato la soppressione delle Congregazioni religiose, aveva determinato la definitiva abolizione dell'Antico Convento delle suore Benedettine, i cui locali erano già stati in parte occupati dalle scuole secondarie fino dal 20 febbraio 1814. Altra parte dei locali diventati di proprietà comunale, per cessione avutane dal demanio con data 18 novembre 1874, furono adattati a scuole elementari femminili e maschili e pochi ambienti erano stati riservati alle quattro ultime monache superstiti che il 25 luglio 1877 furono poi  trasferite presso le suore della Visitazione di Arona. Del fabbricato già delle Benedettine rimaneva la porzione già propria del beneficio Chiodi contigua al convento del quale era ormai considerata parte integrante. Questa, che era stata dal demanio ceduta al municipio con atto del 18 novembre 1874, fu poi  acquistata dalla Congregazione di Carità il 21 luglio 1877 dopo che, per concessione avuta, già vi era stato installato il nuovo ospedale. I locali di questo rabberciati  alla meglio, non erano però adatti ad un razionale funzionamento e ciò riconosceva sin dall'inizio il benemerito Presidente che tosto si diede ad escogitare i mezzi per ovviare all'inconveniente. Una sua circolare del 1886 illustra i notevoli miglioramenti già conseguiti, e di altri successivi rende conto una lapide marmorea del 1928. Da allora i miglioramenti, le modifiche, gli ampliamenti non si contano più.



 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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