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Curiosa la nascita di questa scheda. Nel lavoro di ricerca, se non trovo nulla su internet, chiedo notizie presso la locale biblioteca che, in questo caso, pur di aiutarmi, mi ha fornito un indirizzo email di un bar comunale dove, tramite interposta persona, avrei dovuto cercare il Sig. Poggi Bruno, storico locale.
E’ stata una pesca miracolosa in quanto, dal non aver notizie, sono arrivato ad averne fin troppe; Ho scoperto che Finale Ligure nasce nel 1927 dall’accorpamento di tre comuni, Finalmarina, Finalborgo e Finalpia.
I primi due avevano un Ospedale che, poi riuniti, diedero vita all’Ospedale di Finale Ligure.
Il Sig. Poggi, oltre ad avermi fatto dono del volume da lui scritto “Assistenza sanitaria a Finale dall'Unità d'Italia al SSN” -
Nella scheda mi sono limitato a riportare solo alcuni passaggi sicuro di stimolare, in chi legge, la voglia di consultare il testo nella sua interezza [...] ne vale la pena !
Anche per quello che riguarda la Marina, ci viene in soccorso il Silla, riportando una relazione del 24/9/1641 del Dottor Giobatta Arnaldi, dalla quale si evince che nella tremenda epidemia di peste del 1630-
Al fine quindi di scongiurare per quanto fosse stato possibile il pericolo di altre eventuali malattie contagiose, le quali, a causa del transito pressocchè continuo della soldatesca, proveniente talvolta da paesi infetti, potevano nuovamente propagarsi nel paese, il governo spagnolo riconobbe la necessità di istituire uno spedale alla Marina per l'immediato ricovero delle persone ritenute sospette; e Don Francesco di Melos ne ordinò subito la costruzione. Questa ebbe inizio l'anno 1635 “a spese dì S. M. Cattolica, per quale erano provvisti danari dalla Sicilia, nella Vigna et Horto della Regia Marchional Camera, nominata Vignadonna”.
La costruzione, non sappiamo dove, fu compiuta nel 1636
L'Ospedale Ruffini apre la sua attività il 19 Maggio 1762, e trova collocazione nel vistoso Palazzo Ruffini, che la storica famiglia finalese possedeva in Contrada Garixiano. E' frutto del testamento del Conte Abate Pietro Paolo Ruffini
Pietro Paolo Ruffini, “ed ecco una figura principe del Casato, il Conte Pietro Paolo Ruffini (figlio del Conte Gio Batta di cui sopra) Abate di S. Dalmazio dei Consortili di Mombaldone.
Data l'importanza della sua figura […] credo opportuno riportare il testo del suo atto di nascita quale risulta nei registri della locale Chiesa Plebana di S. Giovanni Battista ed in data 8 Marzo 1677:
“Ego Dominicus Ioannes Petrus Ausonius Collaltus […] doctor, protonotarius apostolicus, Archips. Parrochialis Ecclesiae S. Ioannis Baptistae Plebis Marinae Finarii, baptizavi infantem hodie natum ex Domino Cap. Ioanne Baptae Ruffino seniore et Domina Julia Maria, iugalibus, cui impositum est nomen Petrus Paulus. Patrini fuere D. Petrus Paulus Boldonus et D.Teresia Novellina filia eiusdem D. Cap. Ioannis Baptae Ruffini”.
Lo stemma di questo Conte ed Abate illustre consisteva in “aquila bicipite coronata, ad ali distese, con scudetto sbarrato sul petto”.
Per l'Abate Ruffini Finale Marina ebbe una vera venerazione: riconosceva in Lui il sacerdote austero, il dotto, il filantropo. Sopra quanto Egli affermava o domandava, non si discuteva, trattandosi di persona benemerita nel nostro pubblico, come è detto in un documento del 1752.
Egli mori l'8 Marzo 1762 – Pochi giorni prima aveva redatto il suo testamento col ministero del Not. Giuseppe Maria Boagno di Finale, e con questo testamento piuttosto lungo l'Abate e Conte Ruffini dava l'ultima e più grande prova di filantropia e saggezza.
Dopo avere beneficato qualche congiunto e condonato i debiti a non pochi debitori, Egli istituì l'Ospitale de la Carità di Finale Marina, che ora porta il suo nome, ma egli dedicò invece alla Vergine Immacolata ed a S. Maria Maddalena de Pazzis, ed a questa istituzione benefica assegnò tutto il suo vistoso patrimonio immobiliare e mobiliare, dettando tutti i particolari per il suo retto e pronto funzionamento.
Nominò suoi fideicommissari ed esecutori testamentari e primi amministratori dell'ospedale, che venne aperto subito dopo la morte dell'Abate: l'Ill.mo Gio. Ambrogio Alizeri quondam Petri Francisci; Gio. Vincenzo Cremata Burli quondam Iobaptae; Magnifico Francesco Maria Davico del Sig. Giacomo e Bartolomeo Maria Prasca, questo ultimo nella sua qualità di Governatore pro tempore della locale Veneranda Confraternita della Morte ed Orazione.
(Franco Pertica-
Nel 1844 i Frati Cappuccini assumono la direzione spirituale dell'Ospedale, dal quale si ritireranno nel 1880.
Il 10 Settembre 1874, il Consiglio presenta un nuovo Statuto, in 34 articoli. Sarà approvato con R. Decreto 17/7/1876 [...]
“… L'Ospedale RUFFINI eretto in Finale Marina dal Conte Carlo Abate Pietro Paolo Ruffini con suo testamento 6 Marzo 1762 in atti del notaro Giuseppe Maria Boagno, è amministrato a norma della legge 3 Agosto 1862, e del Regolamento 27 Novembre stesso anno. L'Amministrazione è composta di un Presidente e di quattro Membri, la cui nomina e surrogazione viene fatta dal Consiglio Comunale.
Art. 2
Suo precipuo scopo è l'amministrare i beni destinati alla cura degli infermi poveri, secondo le disposizioni testamentarie del Fondatore.
Art. 3
Essa, perchè succeduta ad altre consimili istituzioni, ha altresì l'amministrazione e la direzione delle seguenti Opere Pie della stessa Città:
1)-
2)-
3)-
4)-
Art. 5
I membri della Commissione Amministratrice, assumono l'ufficio alle stabilite scadenze. Chi surroga Membri scaduti anzi tempo, rimane in carica solo per quanto vi sarebbe stato il predecessore. I medesimi sono rinnovati per quinto in ogni anno. Nei primi quattro anni dopo ogni nomina generale, il Membro da rinnovarsi si determina per estrazione a sorte, nei successivi per anzianità di nomina.
Art. 23
Nessun di loro potrà a titolo veruno percepire assegnamenti o rimunerazioni di sorta sul Bilancio della Commissione, o delle Opere Pie da questa amministrate.
Art. 25
Nell'Ospedale sono ricoverati e curati, tanto per le malattie acute, che per le croniche, tutti poveri d'ambo i sessi, nati e dimoranti nel Comune, o che vi abbiano la loro legale residenza da oltre dieci anni. Non vi saranno mai ricevuti gli affetti da malattie contagiose ed epidemiche.
Art. 26
Compatibilmente ai mezzi di cui dispone l'Ospedale, non ne saranno esclusi i poveri degli altri luoghi, e vi si accoglieranno tutti gli individui, di qualsiasi parte del Regno, che trovandosi di passaggio e temporaneamente vi si ammalassero, salvo il rimborso della spesa, da parte di chi possa esservi tenuto.
Art. 27
Nell'ammissione all'Ospedale, nell'erogazione delle beneficenze e nella distribuzione dei soccorsi, sussidi, elemosine [...] la Commissione si atterrà alle prescrizioni dei Pii Testatori, avendo sempre presente il bisogno del povero.
Sono da ritenersi poveri:
a)-
b)-
c)-
d)-
e)-
f)-
g)-
h)-
Art. 29
Vi sarà una Direzione Medica, e saranno chiamati a far parte della stessa, tutti i Sanitari che abbiano la loro residenza abituale nel Comune [...]
Art. 30
Pel servizio della Commissione sono stabiliti i seguenti impiegati:
un Chirurgo, un Medico, un Segretario-
Art. 32
E' vietato concedere ad essi pensione, dovendo lo stipendio tener loro vece di sufficiente ricompensa, trattandosi del denaro del povero.”
Nel 1884, proveniente dalla Francia, scoppia la quinta pandemia di colera, e l'autorità superiore, invita ripetutamente l'Amministrazione a dotarsi di un luogo da adibire a Lazzaretto. Evidentemente il locale Ospedale, non era considerato in condizione di avere un reparto di infetti.
Il 30/6/1884 la Commissione Municipale di Sanità “incarica la Direzione dell'Ospedale Ruffini di provvedere cloruro e solfati di ferro, che possa servire per la disinfezione delle latrine ed altri luoghi immondi, e finitamente fissa il fabbricato della Villetta, quale luogo atto a servire per ogni evenienza di Lazzaretto, o locali ove possano essere sorvegliate le persone sospette di affezione colerica […]” Anche nel Questionario del 1885 viene ricordato “...in Finalmarina esiste il solo Ospedale Ruffini, eretto in Opera Pia, il quale provvede alla cura degli infermi di qualsiasi età. Non vi sono ricoveri per la vecchiaia, per ciechi, per sordomuti. Il numero dei letti di cui attualmente dispone l'Ospizio Ruffini è di 26 [...]”.
La Commissione municipale di Sanità, anche dopo il 1884, è continuamente sollecitata per il discorso del Lazzaretto, e anche di un locale di osservazione, nel quale ricoverare, appunto in osservazione, eventuali sospetti. L'attività e i deliberati della Commissione, vengono recepiti con deliberato n. 123 della Giunta Municipale del 20/8/1885 “... preso atto delle varie Circolari Ministeriali e Prefettizie relative alla Igiene Pubblica; ritenuto che dietro gli ordini superiori del Governo, occorre provvedere sia un locale di osservazione, sia un locale per Lazzaretto; ritenuto che per il primo sarebbe trovato apposito locale nel fabbricato del proprietario Antonio Ghigliazza, che lo cede spontaneamente ... debbasi porre in osservazione taluni individui giungenti da paesi infetti; ... ritenuto che per il locale del Lazzaretto, il Sig. Professore Don Amerano, Superiore del Convitto del R. Collegio Ghiglieri, ha dichiarato che al primo caso di colera venisse sgraziatamente a manifestarsi, egli è pronto a sgomberarlo in due ore, e metterlo a disposizione del Municipio, come ha in modo assai lodevole e filantropico, praticato nello scorso anno 1884 ... Di guisa, che in caso d'invasione collerica, che speriamo non avvenga, i locali sarebbero designati [...] del locale della Villetta, che dista non poco dalla città, e sarebbe assai incomodo per i malati affetti da morbo colerico, mentre il locale del proprietario Ghigliazza sarebbe più prossimo alla ferrovia, ed anche adatto pel suo isolamento; ritenuto che i detti malati, i quali giungerebbero coi treni ferroviari, essendo riconosciuti affetti da sintomi colerici dovrebbero subito essere ricoverati nel Lazzaretto, e non in locale di osservazione [...] per le suddette ragioni ha determinato che il locale del Sig. Ghigliazza Antonio sia designato addirittura per Lazzaretto, e qualora il proprietario vi si opponesse, cosa che però non si crede, in allora sia fatto spiccare immediato Decreto Prefettizio di occupazione forzata temporanea [...] che tale locale venga tosto provvisto di tutto il necessario per ricoverare all'occorrenza due ammalati e il personale infermieristico [...]”
Anche Finalmarina è colpita dal Terremoto del 1887, da una lettera del Sindaco, al Ministero dei Lavori Pubblici, del 26/3/1887, si evince che il terremoto colpì la città il 23/2, con due scosse, alle ore 6,25 circa, con una prima scossa in senso ondulatorio, e una seconda in senso sussultorio, coll'intervallo di pochi minuti primi [...]. Giustizia poi vuole sia segnalato il Sig. Bonora Emanuele, il quale per la sua qualità di altro degli amministratori dell'Ospizio Ruffini, fu quello che provvide allo sgombero delle sale minaccianti rovina, confortando col coraggio gli ammalati, e dandone buon esempio col dormire nelle notti successive al disastro, nei locali dell'Ospedale [...]”. Una stima dei danni subiti ci dice della demolizione di due volte al piano superiore, con il secondo piano inabitabile; necessità di grandi riparazioni ai volti, alla scala, al tetto dei due fabbricati, applicazione di rinforzi, per un costo presunto di £. 5.000.
Vede la luce un nuovo Statuto Organico dell'Ospedale Ruffini, in data 19/1/1896
Art. 1
L'Ospedale RUFFINI eretto in Finale Marina dal Conte Carlo Abate Pietro Paolo Ruffini con suo testamento 6 Marzo 1762 in atti del notaro Giuseppe Maria Boagno, è amministrato a norma della legge 17 Luglio 1890, n. 6972, e dei Regolamenti approvati con R.Decreto 5 Febbraio I89I, n. 99. L'Amministrazione è composta di un Presidente e di quattro Membri, la cui nomina e surrogazione viene fatta dal Consiglio Comunale.
Art. 2
Suo precipuo scopo è l'amministrare i beni destinati alla cura degli infermi poveri, secondo le disposizioni testamentarie del Fondatore.
Art. 3
Essa, perchè succeduta ad altre consimili istituzioni, ha altresì l'amministrazione e la direzione delle seguenti Opere Pie della Città, nonché dei legati Boccalandro e Pelleri:
1)-
2)-
3)-
4)-
5)-
Nel frattempo, la situazione economica del Comune, dopo alcuni anni molto tribolati, è decisamente migliorata, tanto che gli esercizi finanziari presentano consistenti avanzi, e si comincia dunque col sanare le pendenze coll'Ospedale, la GM del 23/1/1897, risolve l'annoso problema dei debiti.
L'Amministrazione dell'Ospedale si fa promotrice di una iniziativa benefica molto importante, e forse anche rivoluzionaria per i tempi, l'attivazione di una forma di assistenza a domicilio degli ammalati poveri, nella quale coinvolge il Comune, il Consiglio Comunale del 31/5/1898, “... sentita lettura della nota 25 aprile u.s., con la quale il Sig. Presidente del locale Ospizio Ruffini, invita l'Amministrazione Comunale a concorrere nelle spese per la assistenza degli ammalati poveri, a domicilio, da affidarsi alle Suore di N.S. della Misericordia [...] su proposta del Consigliere Burone Lercari, dato innanzitutto plauso al Sig. Presidente ed all'intera Commissione dell'Ospizio Ruffini, per la filantropica iniziativa [...] visto il Bilancio in corso ... ritenuto che la sovraimposta sui terreni e sui fabbricati è molto al di sotto del limite legale, ne si ha timore di doverla aumentare entro un breve periodo di anni, per bisogni ordinari del Bilancio, e che perciò alla presente deliberazione non ostano le disposizioni dell'art. 40 [...] ritenuta l'inconfutabile utilità che da detta istituzione ricaverà la classe povera [...] unanime delibera di impegnare il Comune a pagare per cinque anni, a partire dal 1° Luglio pv, (e così fino a tutto Giugno 1903), all'Amministrazione dell'Ospizio Ruffini, a titolo di concorso nella spesa per l'assistenza a domicilio degli ammalati poveri, residenti nel territorio di Finalmarina, annue £. 200, a semestri posticipati, incaricando la GM di regolamentare, con apposito capitolato, fatto d'accordo con l'Amministrazione dell'Ospizio Ruffini, il servizio stesso [...]”.
L'Ospedale con lettera 16 maggio 1907, chiede il concorso del Comune nella spesa che ha in animo di sostenere, per la costruzione di una sala destinata alle operazioni di alta chirurgia, alla quale l'Amministrazione così risponde “ [...] ritenuto che tali opere sono preventivate in lire 4200, senza contare quelle necessarie per la fornitura completa delle suppellettili della sala, e per la dotazione degli strumenti chirurgici, le quali non potranno restare al di sotto delle lire 4000; accertati gli immensi vantaggi che si ritrarranno dalla filantropica istituzione, fra i quali quello principalissimo di far cessare il grave e dispendioso inconveniente del trasporto del malato in lontane cliniche, per la necessaria operazione e successiva cura, all'unanimità delibera di portare in Consiglio la proposta di far concorrere il Comune nelle suddette spese con la somma di lire 2000 [...]”.
Intanto nel 1911, la Giunta Municipale del 21/2 approva un'altra importante norma sanitaria: il servizio gratuito dei medicinali ai poveri “ [...] dà facoltà al Sindaco d'intendersi coi farmacisti locali, allo scopo di ben regolarizzare il servizio di distribuzione gratuita dei medicinali ai poveri, fissando i prezzi in base alla farmacopea in uso nella città di Genova od a quella ufficiale, ed ottenendo, se possibile, uno sconto sui prezzi stessi [...]” mentre per quanto riguarda la distribuzione, la Giunta del 12/11, chiede la collaborazione del Ruffini, “... delibera di trattare con l'Amministrazione del locale Ospizio Ruffini, perchè si assuma l'onere della distribuzione gratuita dei medicinali ai poveri, versandole annualmente quella somma che dal Comune risulterà pagata per la distribuzione suddetta, durante tutto il corrente anno [...]”.
Nel 1914, qualche screzio tra il Comune e L'Ospedale, che dà luogo ad un interessante scambio epistolare, iniziato dal Sindaco il 3 Giugno: “... nell'ultima adunanza consigliare venne rilevato che in cotesto Ospedale, si accolgono tubercolotici di altri Comuni, mentre si rifiuta di ricevervi quelli di Finalmarina, e mi si chiedeva di intervenire, perchè ciò avesse a cessare. Non ho posto di dare seguito al rilievo, nel mentre venivo informato che altro tubercolotico di Finalpia, venne ieri, o ieri l'altro, ricoverato nell'Ospedale, malgrado, mi si assicura, il parere contrario dei sanitari di servizio. Devo perciò rivolgermi a cotesta Onorevole Amministrazione, invitandola a considerare che se le disposizioni regolamentari dell'Opera vietano di accettare colpiti da malattie infettive, non avendo l'Ospedale locali isolati ed adatti, tale divieto deve essere generale, e comprendere anche coloro che si assoggettano a pagare le diarie, e che se, in casi eccezionalissimi, si dovesse fare qualche eccezione, questa dovrebbe favorire esclusivamente i residenti in Finalmarina, potendo gli infermi degli altri Comuni essere, dalle rispettive Amministrazioni, inviati negli appositi Ospedali, ove la loro malattia, non sia di pericolo ad altri infermi. Io spero che cotesta Onorevole Amministrazione provvederà al più presto possibile all'allontanamento del tubercolotico testè ricoverato, perchè diversamente dovrò rivolgermi alla Superiore Autorità, che nell'interesse generale della Città, vengano scrupolosamente rispettate le tavole di fondazione dell'Opera [...]”.
Il giorno successivo, la risposta della Pia Opera, “... si comunica alla S.V. Ill.ma che il ricoverato di Finalpia, presenti tutti i membri, ad unanimità, si accettò provvisoriamente, per puro sentimento di umanità, sentito il miserando stato in cui versava, senza alcuna assistenza, e, di più, con quattro ancora teneri figlioli, a contatto del contagio. E però già si è iniziato le pratiche presso il R. Commissario, pel debito ricovero dell'ammalato in qualche sanatorio, dove, quanto prima, verrà accolto. Del resto, appieno, si approva quanto nella nota si osserva, e se ne sarà sempre scrupolosi osservanti, per casi concernenti gli infelici di questo Comune, per quali, salvo specialissime eccezioni, si potrà sempre provvedere in tempo, perchè vengano ricettati in istituti appositi. E' poi priva di fondamento l'affermazione che si rifiutano i tubercolotici di Finalmarina, e quindi contro di essa si eleva doverosa la nostra protesta, perchè se si vorranno ben attentamente esaminare i fatti, non si troverà esempio in conferma [...]”.
La Giunta del 28/8/1914 si occupa, in maniera certosina, con una lunga delibera, della formazione dell'elenco dei poveri, per il 1915, dalla quale estrapoliamo,“[...] accertato che il locale Ospizio Ruffini è, per le disposizioni del titolo fondamentale, tenuto a fornire gratuitamente i medicinali ai poveri nati e residenti nella Parrocchia di S. Giovanni Battista, all'unanimità forma la lista [...] incaricando l'Ufficio di iscrivere ... inviando poscia l'elenco dei poveri nati e residenti nel Comune, perchè a partire dal 1 gennaio p.v. provveda, all'occorrenza, alla fornitura dei medicinali agli iscritti [...]”.
Il Consiglio di Amministrazione dell'Ospedale, il 31/12/1914, delibera e comunica al Comune che dal 1/1/1915, il Dott. Lunaro assumerà l'incarico di secondo medico Chirurgo, al posto del dimissionario dott. Maglio, e che sotto la guida del Prof. Varaldo Francesco di Savona, libero docente, aprirà una sezione chirurgica ostetrica-
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I suddetti nuovi locali sono messi in comunicazione coi locali attualmente esistenti, mediante una porta aperta nel muro di pietrame, che ora forma la muratura perimetrale a Nord dell'Ospedale. Questi locali attuali, in numero di due, vengono sistemati in modo da formare una grande sala di sei letti per ammalati di malattie chirurgiche […]
Col progettato lavoro l'Ospedale Ruffini sarà dotato di un vero e proprio reparto chirurgico, composto di: ambulatorio, sala operazioni, bagno e sala con sei letti, sarà così in grado di far fronte ai bisogni della città.
La spesa occorrente alla completa ultimazione del lavoro, sarà di £. 1.800,00 per la sistemazione dei locali esistenti; e di £. 8.000,00 per la costruzione dei nuovi locali, cioè in totale di £. 9.800,00.
Lo scoppio della 1° Guerra Mondiale, e poi il difficile dopoguerra, consigliarono alle Amministrazioni interessate, l'accantonamento provvisorio del progetto.
Nella mattina del 4 Maggio 1917, nel mare di Vado L., il trasporto truppe Inglese “Transylvania” è silurato ed affondato da un sommergibile tedesco.
Molte sono le vittime; ma moltissimi sono per fortuna i sopravvissuti, alcuni ricoverati nell'Ospedale Ruffini … Testimonianza del Sig. Kenneth Littleton, allora giovane militare inglese ” quando le barche arrivarono alla spiaggia di Finalmarina c'erano carrozze a cavalli aspettandoci, e la gente non ci permisero di andare a piedi, ma ci portarono alle carrozze. Tosto eravamo a letto, sentendoci benissimo, nell'Ospedale Ruffini. Credo che arrivammo sulla spiaggia alle sei e mezzo della sera.
Il giorno seguente sembrava che la città intera venisse a vederci, ed a darci bottiglie di vino, frutta, cioccolato, cartoline postali ed altri regali, ed alcuni visitatori ci diedero i loro indirizzi. Durante qualche mese corrisposi con una giovane ragazza.
Tra poco dovemmo partire in treno per Savona, ed una folla amichevole venne alla stazione per volerci bene. Nell'Ospedale Ruffini i dodici superstiti firmarono i loro nomi. Uno degli ufficiali di marina del " Transylvania " era tra noi a Finalmarina [...]”.
(R. Aiolfi – L'affondamento del Transylvania-
Il 20 maggio del 1920, inizia il primo capitolo di uno dei momenti più bui della storia della Pia Opera. Viene nominato nuovo cassiere dell'ente la Banca Ronconi, succursale di Finale Marina, e quindi il suo Direttore Umberto Cornaglia.
La Banca Ronconi fallisce, e la GPA, il 21/6/1923, ”[...] ritenuto […] l'Ospedale Pio viene a risultare creditore della fallita, per lire 10.317,31; di cui gran parte verosimilmente andrà perduta; ritenuto che gli amministratori predetti sono incorsi in colpa grave, perchè è essenziale dovere di ogni amministratore quello di vigilare alla conservazione del patrimonio, affidandolo solo a Tesoriere che abbia prestato effettivamente cauzione [...] Dichiara, i Signori Denegri Attilio, Fasce Giulio, Ameglio Giuseppe, e Battaglieri Emanuele, responsabili in solido del danno di lire 10.317,31 ... mandando ai medesimi di versare all'Ente la somma appena sia liquidato il danno ...”.
Il progetto della sala chirurgica, già elaborato nel 1914, ritorna in auge, nel 1924-
Classe di Pensione Colazione Pranzo Cena
1a Classe Cioccolato e latte; o latte e caffè; o caffè e latte: grammi 300. Pane a volontà, non meno di grammi 75 Minestra gr 75 almeno. Bollito carne con contorno gr. 90. Due pietanze di pesce o di carne confezionata; o fritto o arrosto. Pane a volontà, non meno di gr. 250. Frutta a volontà. Vino gr. 500 Minestra.
Pietanza e insalata.
Pane a volontà.
Vino gr. 300
2a Classe Cioccolato e latte; o caffè e latte: grammi 300.
Pane a volontà. Minestra.
Due pietanze.
Pane a volontà.
Vino gr. 300.
Frutta al Giovedì e Domenica. Minestra.
Una pietanza.
Pane a volontà.
Vino gr. 300
Nel 1925, viene quindi elaborato progetto, che ricalca quasi completamente quello del 1914, i lavori saranno eseguiti dalla ditta Valle Antonio, e costeranno al Comune £. 5.142,00.