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La scheda deriva integralmente dal testo “Ospedalità antica in Sicilia” del Prof. Mario Alberghina dell’Università di Catania che ben vent’anni fa ha svolto una ricerca su tutti gli Ospedali siciliani. Contattato non ha esitato, oltre a farmi dono del testo, a darmi la completa disponibilità ad attingere al volume riportandone fedelmente i conte-
Voglio aggiungere che, fino ad ora, a parte la mia iniziativa di raccogliere la storia degli ospedali italiani, il volume del Prof. Alberghina è, insieme a quello di Giuseppe Castelli Gli ospedali d'Italia del 1941, unico nel suo genere.
A Paternò il devoto Hospitali ha avuto sede in cinque o più luoghi diversi. Nei secoli XI-
La Commenda beneficiava di numerosi privilegi e godeva delle rendite di estesi feudi. Nel 1199 la contessa di Paternò, Margherita de Luce, la dotava di un tenimento in territorio di Mineo; altre donazioni di mulini e terre le vennero fatte dopo la metà del successivo secolo da Galvano Lancia e confermate da Federico II di Svevia, che le accrebbe con l’assegnazione del pantano di Lentini, feudo, quest’ultimo, che nel luglio del 1404 fu permutato con quello di Schettino.
Nel 1122, l’ospedale divenne suffraganeo del Monastero benedettino di S. Maria di Valle Josaphat sotto il castello, che conobbe un periodo di splendore nei secoli XII-
La pergamena 186 (Paternò, 23 agosto 1328) ricorda l’Opera dell’Ospedale dei Poveri. Fuori dell’antica cinta muraria, ai piedi della grande rupe basaltica sorgeva l’antico Ospedale della Commenda di S. Giovanni gerosolimitano, ad hospitalem domum Beati Iohannis Baptistae..., celebre edificio nel quale, il 23 giugno 1337, morì dopo breve degenza Federico II d’Aragona, re di Sicilia, assalito da un attacco di podagra mentre viaggiava alla volta di Catania.Il 18 febbraio 1356, il monastero benedettino di S. Maria di Licodia acquisì un giardino in territorio di Paternò, contrada S. Filippo de Pantani, limitante con le terre dell’Ospedale di S. Giovanni Gerosolimitano, e la casa posta a Paternò, contrada del Borgo. Nel 1502 frate Vito da Catania, abate del Monastero di S. Maria di Licodia e di S. Nicolò de Arenis, eresse attigua all’ospedale la chiesa di S. Maria della Catena, della quale l’ospedale sempre venerò il culto. Dal 1450 il complesso monastico perse via via autonomia ed autorevolezza.
Nel 1566, il principe Don Francesco Moncada donò all’ospedale la chiesa situata immediatamente a sud dell’Orto del Conte e gli introiti di nove giorni delle sue gabelle per celebrare la festa di Maria Ss. della Catena a spese dell’ospedale. Pie donazioni e legati ne aumentarono le rendite. Secondo lo Statuto organico vi erano ammessi i reietti, i febbricitanti e gl'infermi di piaga.
Col decrescere della funzione politico-
I Padri Carmelitani fecero della Commenda, con annesso l’ospedale, un loro convento. Prima della metà del XVIII secolo l’ospedale andava però in rovina. Sulla sua area, inglobando le residue strutture, sono sorte in vario tempo numerose case di abitazione ed anche la piccola chiesa di S. Giovanni, annessa all’edificio ospedaliero, certamente in piedi dopo il 1750. Nel Settecento, la struttura servì in parte da Corte dei Giurati e Palazzo comunale; fu poi adibita a caserma dei Carabinieri agli inizi del Novecento. Essa scompariva negli anni successivi, inglobata dall’edilizia del quartiere.
Dal convento dei Carmelitani l’ospedale fu trasferito nella casa-
dell’Ottocento, già con il nome di “SS. Salvatore”, lo amministravano tre deputati e un cassiere-
L’attuale nuovo ospedale generale di zona “SS. Salvatore” è aperto al servizio dal settembre 1966.