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Il contenuto della scheda proviene dal testo: La città di Busseto capitale un tempo dello Stato Pallavicino -
Nel primo capitolo di queste memorie all'anno 768 feci ricordo di un testamento del Canonico Orso, per opera del quale sarebbe stato istituito in Busseto un Xenodochio pei Pellegrini e Poveri malati; quel ospedale pare, che possa essersi mantenuto per 7 secoli, ed ampliato nel Quattrocento aver pre-
In tale opinione venni anche dalle carte del 400, nelle quali si parla della ricostruzione e non della fondazione di un ospitale, che d'antico tempo esisteva. Veniamo al 1472 nel quale anno per la munificenza e la carità dei fratelli Giovanni Ludovico e Pallavicino era ricostruito l’antico ospedale onde provvedere con miglior comodo alla salute dei poveri dello Stato. Il cardinale Bessarione, con Breve del 21 Maggio, esortava i fedeli in Cristo a porgere la mano per il compimento di quel Pio e religioso edificio concedendo 100 giorni di indulgenza a coloro, che fossero venuti in aiuto della fabbrica.
Che nel 1489 l'opera non fosse ancora terminata lo si ricava da un secondo Breve di indulgenza del 28 giugno rilasciato ad istanza del preposto di Busseto Agostino Massaria a pro di quelli, che concor-
Pare, che nel Seicento il fervore della carità scemasse alquanto, e gravi disordini si commettessero nell'amministrazione di quel Pio Istituto, divenuto per la corruttela del tempo ricetto di vagabondi, di oziosi e lupanare di male femmine; così appunto si lamentano questi mali in una lettera del 19 novembre 1682 del Duca Ranuccio II Farnese, indirizzata al dottor Carlo Rossi di Busseto, e volendo che si rimediasse, delegava lo stesso Rossi per gli opportuni provvedimenti nell'intento di ritornarlo alla prima istituzione, quella di ricoverare infermi siano di Busseto, che del territorio, purché veramente poveri ed ammalati, e da bene, ordinando poi, che all'amministrazione dovesse presiedere Podestà. Di questo primo e più vecchio ospedale oggi non resta, che una tradizione del luogo, ove sorgeva, chiamato il Lazzaretto, e fu nello stesso anno 1682, che si trovò conveniente di abbandonare quella località, e di trasportarlo entro le mura.
Per sollecitare i lavori della nuova fabbrica (una casa convertita ad uso ospedale) il comune veniva autorizzato a pagare 4000 lire con facoltà nel Podestà di ordinare al commissario delle strade da mettere a disposizione dei costruttori i paesani coi carri tenuti a portar sassi alle strade; sulla fine del 1683 fu compiuta la costruzione, e l’apertura successe in principio dell'anno seguente. Vuolsi ancora sia stato ampliato nel 1738. Espulsi poi i religiosi di Sant'Ignazio, nel 1768, una parte del loro vasto convento veniva dal governo concesso all'ospedale per un migliore insediamento, ricevendo in cambio l'ultimo fabbricato.
L'amministrazione passata nelle mani del comune fu regolata da tre membri di quel corpo, ricorrendosi per gli affari di maggiore importanza al consiglio del governo; nel 1770 con sovrano decreto del 21 maggio venne riformata la reggenza coll’introdurvi gli Amministratori del Monte di Pietà, e con un nuovo Regolamento si concesse il ricovero anche per ammalati forestieri a Busseto; da quel tempo il Monte contribuì in parte con le proprie rendite al mantenimento del pubblico ospedale. L'imperatore Napoleone I coi decreti 16 vendemmiario 1805 e 16 messidoro 1807, delegava all'amministrazione un corpo di 5 membri da rinnovarsi nei primi 5 anni, uno per anno in ragione di età cominciando dal più vecchio e successivamente in quello, che compiva il quinquennio d'ufficio, con la Presidenza nel Maire; l'amministrazione è composta di una commissione, della quale il sindaco della città è Presidente con 5 consiglieri nominati dal Consiglio Comunale; questa commissione sceglie in essa il Direttore, a cui è affidata l'ispezione interna, ed un delegato alla vigilanza degli stabili. Negli ultimi tempi il numero medio dei ricoveri fu di 130 all'anno e i letti contano a 28, metà per gli uomini metà per le donne, disposti in due grandi infermerie; vi sono inoltre 4 sale succursali per cronici o malattie contagiose. La duchessa Maria Luigia donava nel 1826 quasi tutto l'ampio collegio degli ex Gesuiti ed i locali per uso delle scuole pubbliche e pel quartiere militare. Diversi furono i cittadini che concorsero a beneficiare questo più luogo di ricovero e nei tempi più antichi si distinsero i signori della famiglia Pallavicino (segue elenco donatori).
L'ospedale fu restaurato a comoda e ben intesa costruzione nel 1845. Le spaziose infermerie sono nel piano superiore, al quale si sale per un ampio scalone, a capo del quale sta l'oratorio, costrutto in modo che gli ammalati possono dalle rispettive sale assistere alla celebrazione della messa. Nel 1882 si provvide ad un nuovo restauro dell'ospedale con migliore riguardo all’igiene degli ammalati, l'assistenza dei quali venne affidata alle pietose Suore della Carità, che con tanto amore si prestano.