RONCO SCRIVIA Ospedale Civile - Ospedali d'Italia

Vai ai contenuti

Menu principale:

RONCO SCRIVIA Ospedale Civile

Ospedali Nord Ovest > Regione Liguria > Genova provincia

Il contenuto della scheda è tratto integralmente da :
Andrea Zanini, Filantropia o controllo sociale? Le opere assistenziali di un feudatario del Settecento, in Ianuensis non nascitur sed fit. Studi per Dino Puncuh, Genova, 2019, pp. 1387-1408

Nel testamento redatto dal notaio Pietro Agostino Solari il 12 novembre 1736, Carlo Spinola, patrizio genovese, signore di Borgo Fornari e Ronco in Valle Scrivia, destina parte del suo patrimonio alla costruzione e al mantenimento di un ospedale al fine di curare gli infermi e fornire sollievo ai bisognosi. Alla struttura, da realizzarsi nell'abitato di Borgo Fornari, potranno accedere i sudditi di tutti i feudi di cui egli è titolare, purché poveri. Nel documento lo Spinola fissa alcuni principi cardine che dovranno essere scrupolosamente osservati, incaricando poi il figlio primogenito Gio. Batta (1707-1772) di dare attuazione alle sue volontà. Un primo elemento degno di nota è la chiara indicazione della natura laicale dell'istituto: una scelta tesa a evitare possibili ingerenze da parte dell'autorità ecclesiastica nell'amministrazione del patrimonio e nella gestione dell'attività, compiti che vengono affidati ai propri discendenti. Un secondo aspetto riguarda le risorse finalizzate all'erezione e all'esercizio dell'ospedale. Oltre a coprire le spese di costruzione e allestimento, lo Spinola assegna alla struttura una rendita annua per assicurarne il funzionamento.
L'ultimo punto fermo è relativo alle tempistiche: la costruzione della nuova struttura dovrà essere avviata entro due anni dalla morte del testatore, mentre per quello che riguarda gli aspetti organizzativi lascia ampia libertà al proprio successore di regolarsi come meglio riterrà opportuno.
Non casualmente la decisione di Carlo Spinola di erigere l'ospedale è presa al termine di un periodo di forti contrasti con gli abitanti dei feudi di Val Borbera e Valle Scrivia, che non solo avevano dato origine a contenziosi davanti alla corte imperiale in relazione all'amministrazione della giustizia, all'imposizione di contribuzioni e di comandate per la riparazione delle strade, ma erano sfociate anche in veri e propri tumulti, soprattutto a Borgo Fornari. Per ridurre l'attrito era stato necessario andare incontro ad alcune istanze della popolazione e nel 1730 si era giunti alla sottoscrizione di un accordo tra il signore e la comunità denominato, non casualmente, «Capitoli di amichevole concordia»
All'indomani della morte del padre, Gio. Batta Spinola si adopera per attuare quanto previsto dal defunto genitore e dà avvio ai lavori per realizzare l'ospedale. Mentre la costruzione è ancora in corso, egli commissiona pareri e relazioni sugli aspetti organizzativi e gestionali, in modo da adottare le soluzioni più opportune riguardo al funzionamento. Non è chiaro quali siano i modelli di riferimento. Gli aspetti cruciali sono quelli relativi alla capienza, al personale, alla dotazione di arredi e strumentazioni, agli approvvigionamenti di farmaci, vettovaglie e materiali di consumo. L'approccio a queste problematiche denota da subito la volontà di fornire un servizio adeguato ai bisogni dal punto di vista quantitativo e qualitativo, tenuto conto, però, delle risorse finanziarie disponibili.
Per quanto riguarda il numero di posti, si stima che la struttura debba essere dotata di dodici letti, suddivisi in due corsie, una per le donne e una per gli uomini.
Un nodo cruciale è quello del personale, che deve essere correttamente dimensionato, tenuto conto, da un lato, dell'esigenza di assicurare ai degenti la necessaria assistenza e, dall'altro, degli oneri che ne derivano. L'organigramma ideale prevede un dottore e un «chirurgo», cioè una figura minore, che, pur mancando della preparazione scientifica propria del medico, è in grado di occuparsi dei casi più comuni: piccole ferite, estrazioni dentarie, ecc.; occorrono poi un infermiere per provvedere alla somministrazione dei farmaci e quattro inservienti. Si tratta di operatori poco qualificati, ma indispensabili per presidiare con continuità la struttura e svolgere alcune incombenze di base quali pulizia e igiene dei locali, delle suppellettili e dei degenti e, più in generale, supporto all'attività del personale sanitario. In particolare si ritiene opportuno impiegare due uomini e due donne che prestino servizio negli ambienti destinati agli ammalati dei rispettivi sessi. Poiché le retribuzioni del personale rappresentano un costo fisso, che rischia di assorbire una quota rilevante delle risorse disponibili, si valuta con attenzione se sia davvero indispensabile assumere stabilmente un medico, oppure se sia sufficiente un valido chirurgo, richiedendo l'opera di un dottore solo per le situazioni più complesse.
Quanto alle dotazioni, i letti dovrebbero essere in ferro, poiché, sebbene più costosi rispetto a quelli in legno, sono di durata maggiore. Ciascuno di essi dovrà essere provvisto di pagliericcio, materasso, quattro cambi di biancheria, oltre a coperte per la stagione invernale. E’ poi indispensabile disporre del vasellame e dei materiali di corredo necessari per la terapia, l'igiene e l'alimentazione di ciascun paziente. Tutte le dotazioni dovranno essere annotate in un inventario analitico, da aggiornarsi costantemente.
In relazione agli approvvigionamenti si dovrà procedere con la dovuta economia onde evitare sprechi, ma senza far mancare nulla. Le medicine, in particolare, che rappresentano un onere importante, dovranno essere acquistate soltanto se richieste dal medico o dal chirurgo, avendo cura di registrare le quantità entrate e quelle di volta in volta utilizzate per le somministrazioni. In generale emerge una forte preoccupazione per il controllo dei costi di gestione.
Dopo aver vagliato con attenzione questi elementi, nel 1740 viene redatto un regolamento che disciplina tutti gli aspetti legati all'attività dell'ospedale e si provvede altresì a emanare un proclama per informare i sudditi circa le modalità di ammissione alla struttura, nel quale si illustrano anche alcuni principi cui deve conformarsi il contegno del malato. Per quanto riguarda i criteri di accesso, il servizio di cura è gratuito per tutti i sudditi poveri di Borgo Fornari, Ronco, Roccaforte, Vigo e Centrassi. Per evitare abusi, i pazienti dovranno essere muniti di una fede rilasciata dal rispettivo parroco com-provante il possesso di tali requisiti. Sono tuttavia esplicitamente esclusi diciassette nuclei familiari, poiché, date le loro buone condizioni economiche, sono ritenuti in grado di provvedere alle eventuali spese sanitarie. Si ribadisce poi che quanti, avendone diritto, rifiutano il ricovero, potranno richiedere la visita a domicilio del medico o del chirurgo, facendosi carico di pagare i rispettivi onorari. Circa il comportamento da tenere all'interno della struttura, si precisa che i ricoverati dovranno praticare umiltà, modestia, ubbidienza, pietà, devozione e rispetto e si ritiene che tali atteggiamenti siano indispensabili anche ai fini dell'efficacia della cura.
Con riferimento al personale, sono reclutati sia un medico sia un chirurgo, ai quali viene affiancato un infermiere, incaricato della somministrazione dei farmaci, oltre agli inservienti deputati ad accudire i ricoverati per le altre necessità. L'assistenza spirituale è affidata al parroco di Borgo Fornari, il quale, oltre ad amministrare i sacramenti, dovrà celebrare la messa la domenica e in tutte le feste di precetto. Infine, nel caso in cui un ammalato non sia in grado di raggiungere autonomamente l'ospedale, è previsto un servizio di portantini per il trasferimento.
Per quanto di rispettiva competenza, il medico e il chirurgo dovranno visitare quotidianamente i degenti, se necessario anche due volte al giorno, e stabilire le terapie e la dieta alimentare di ciascuno. Tali indicazioni andranno annotate sul registro dei ricoverati, in modo che infermieri e assistenti possano poi procedere alla corretta somministrazione. Questo meccanismo consente altresì di monitorare la gestione di cibo e farmaci e di evitare che vengano impropriamente destinati ad usi non conformi alla volontà dell'istitutore, sottraendo così risorse destinate ai sudditi bisognosi.
Un aspetto centrale è quello della fornitura dei medicinali. Inizialmente sono acquistati di volta in volta, ma dopo qualche tempo tale soluzione non viene ritenuta soddisfacente, soprattutto per la difficoltà di tenere sotto controllo le spese. Si opta allora per stipulare un contratto di appalto pluriennale con uno speziale, il quale, in cambio di una somma annua prestabilita, si impegna a fornire i farmaci occorrenti, che dovranno essere realizzati a regola d'arte e con tutta la cura e la perfezione richieste.
Oltre alle prescrizioni relative alla pulizia e all'igiene della struttura, delle suppellettili e degli ammalati, le altre disposizioni più significative sono tese, ancora una volta, a tenere sotto controllo i costi di esercizio. A questo riguardo si impone di programmare con anticipo gli approvvigionamenti di generi non deperibili, come pasta, olio, legna, sapone, vino, in modo da procedere all'acquisto all'ingrosso e spuntare prezzi più vantaggiosi.
Sempre in quest'ottica vanno interpretate le indicazioni relative alla durata del ricovero, che deve essere stabilita dal medico caso per caso. Una volta compiuto il decorso della malattia, egli può assegnare un periodo di convalescenza, la cui lunghezza va stabilita «discretamente», poiché il prolungamento della permanenza fa lievitare le spese di funzionamento.
Tuttavia, anche dal punto di vista economico, viene ribadita l'opportunità di procedere alla dimissione solo dopo la completa guarigione, onde evitare ricadute o l'insorgere di nuove patologie che comporterebbero un ulteriore ricovero e, dunque, costi ben più consistenti rispetto a qualche giorno di degenza in più.
In un successivo regolamento del 1744 si affronta anche il tema del vitto per i ricoverati.
Sono previste tre diverse situazioni: gli infermi a tutta dieta», gli infermi «a mezza dieta» e i convalescenti.
I costi fissi rappresentano oltre la metà del totale; la voce più rilevante è rappresentata dai farmaci, seguono poi le retribuzioni del personale, nelle quali si possono includere anche gli oneri per la celebrazione di messe poiché vanno a integrare gli emolumenti del rettore. Rispetto a quanto previsto dal regolamento del 1740 nell'organigramma del periodo in esame manca la figura dell'infermiere, probabilmente perché, data la compresenza di medico e chirurgo, si è ritenuto di poter assicurare un'a-deguata assistenza anche avvalendosi dei soli inservienti, certamente meno qualificati, ma anche meno onerosi dal punto di vista economico. La scelta di Gio. Batta Spinola di addossare la responsabilità amministrativa al podestà di Borgo Fornari consente altresì di evitare spese per il personale impiegatizio, come accade invece nelle opere pie dotate di autonomia patrimoniale e contabile, poiché tali in-combenze sono addossate alla camera feudale.
Per quanto riguarda i costi variabili, la voce più consistente è quella del vitto.
Hanno invece bassa incidenza le altre voci, cioè la manutenzione e/o il rinnovo di arredi e suppellettili e i compensi ai portantini per provvedere al trasferimento degli ammalati.
Nel 1772 muore Gio. Batta Spinola, che sino a quel momento ha vigilato con attenzione sulla gestione dell'ospedale. Gli succede il figlio Carlo Napoleone (1741-1805), il quale però nel 1780 viene dichiarato insolvente: il suo patrimonio è affidato a tre curatori e gli è inibita la stipula di qualsiasi contratto. La situazione si aggrava nel decennio successivo allorché le ripetute ristrutturazioni del debito pubblico francese decurtano pesantemente la rendita disposta dal nonno Carlo, riducendo così vistosamente le risorse a disposizione. Tali vicende si intrecciano con l'abolizione della feudalità e con i travagliati anni napoleonici, che cambiano in termini irreversibili lo scenario in cui era sorta la struttura di Borgo Fornari. Alla morte di Carlo Napoleone gli subentra la sorella Giovanna, la quale, non avendo discendenti diretti, nomina eredi i cugini Gio. Antonio e Giacomo Filippo Raggi, che si fanno carico anch'essi di concorrere al mantenimento della struttura.
Il quadro muta ulteriormente dopo la Restaurazione per effetto dell'incorporazione nel Regno di Sar-degna e, in tempi successivi, della nascita del Regno d'Italia, allorché viene emanata una nuova normativa sulle opere pie.



 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
Torna ai contenuti | Torna al menu