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Dal sito della testata Il Piccolo: https://ricerca.gelocal.it/ilpiccolo/archivio/ilpiccolo/2006/08/02/NZ_18_APRE.html a firma di Gabriella Ziani
Di fattura originariamente elegante (è del 1910) come tutte le palazzine del comprensorio ex OPP, il «Gregoretti» è stato uno scandalo sociale di Trieste. Nel 1988 ospitava oltre 300 anziani o giovani cerebrolesi o persone comunque non autosufficienti, con assistenza quasi a zero, ambienti spogli, cibi sconfortanti, con un asciugamano comune per l’igiene, senza bidet, senza un medico, «e con scarafaggi per le corsie» come denunciarono i parenti dei ricoverati. Poco dopo arrivarono anche i topi e invasero le stanze dei cerebrolesi, mentre una paziente finì ustionata per un incendio scoppiato a causa di una sigaretta. Ci furono passaggi di competenze dall’Usl al Comune, ai degenti furono chieste improvvisamente rette altissime con gli arretrati, la faccenda finì dal prefetto.
Questa tristissima vicenda è oggi ricoperta da marmi e piastrelle, da luci soffici e sofisticate. Per l’Alzheimer c’è sul ballatoio un «giardino d’inverno», gli anziani avranno luce costante e libera circolazione senza ostacoli. Gli ambienti comuni sono a luce naturale, coi grandi originali finestroni. Le stanze a due letti, toilette esattamente degne del 2006, vasche da bagno speciali con telecomando.
Il vecchio progetto di ripristino, che nei 19 anni trascorsi è stato più volte finanziato (anche dalla Regione) ha avuto la finale correzione dell’architetto Angiolini il quale, assieme alla cooperativa Itaca di Pordenone e a Elena Bartolomiol, referente italiana di un metodo canadese di assistenza per persone affette da demenza denominato «Gentle care», è socio del «Gruppo Ottima senior», costituitosi per progettare strutture e creare «ambienti protesici» per chi ha Alzheimer, dare avvio a servizi e fare consulenze, proporre musicoterapia e laboratori di autobiografia, fare formazione per gli operatori con possibilità di accreditamento, organizzare convegni e gruppi di supporto per familiari. Insomma, degli specialisti riuniti che usano il metodo della canadese Moyra Jones.
Due anni di lavoro, una strettissima collaborazione con la Soprintendenza che ha salvato pezzi della scalinata originale e fatto rifare in stile le inferriate esterne; al piano terra ambulatori e palestra per riabilitazione, una corte esterna che fronteggia il secondo padiglione del «Gregoretti», rimasto allo stato di rudere. Sottoterra invece già esiste un corridoio di collegamento con una adiacente palazzina, che con fondi della finanziaria regionale diventerà un centro diurno, sempre per l’Alzheimer.