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Questa scheda deriva da un lavoro di Alessandra Saiu pubblicato il 1 Marzo 2019 su il "Bo Live", il Magazine dell'Università di Padova.
Come previsto dalle norme di copyright, in fondo, viene riportata la bibliografia di riferimento utilizzata dall'autrice.
https://ilbolive.unipd.it/it/news/scienza-
Nel Cinquecento lo studio padovano, che detiene il primato nel campo della ricerca anatomica, è particolarmente florido. Durante questo secolo, il quattrocentesco Ospedale di San Francesco Grande acquista fama europea: si tratta del progenitore dell’attuale complesso clinico-
Nel Settecento il numero dei pazienti accolti dall’ospedale cresce: nel giro di una sessantina d’anni il numero dei malati raddoppia. Le strutture del grande ospedale sono sempre meno adatte alle nuove esigenze, l’edificio è vecchio e l’amministrazione non riesce più a far fronte alle spese. Così, dopo tre secoli e mezzo di attività, l’ospedale di San Francesco chiude i battenti.
Entra in gioco il Vescovo Nicolò Antonio Giustiniani col suo sogno di dotare Padova di un grande e confortevole ospedale. L’area su cui sarebbe sorto è quella del Collegio dei padri Gesuiti, esiliati dalla Repubblica Veneta. L’architetto che si occupa dell’opera è Domenico Cerato: per i contemporanei, in quanto a proporzioni e funzionalità, il nuovo ospedale regge il confronto con i più celebri ospedali europei. È una struttura moderna in cui tutti, a prescindere dalla loro condizione economica, possono ricevere le cure di cui hanno bisogno: è il primo ospedale pubblico della storia. Per la sua unicità, al tempo, poteva essere considerato il prototipo del nosocomio europeo.
Il vescovo Nicolò Antonio Giustiniani, discendente da famiglia patrizia, nato a Venezia il 21 giugno 1712, muore nell’amata Padova il 24 novembre 1796. Uomo di chiesa instancabile, generoso e umile, è ricambiato dall’affetto dei cittadini, che avrebbero voluto innalzargli una statua, quand’era ancora in vita, proprio nel nuovo Ospedale dei Poveri infermi. La sua modestia impedisce ai cittadini di omaggiarlo in quel modo e la statua viene posta nel chiostro dell’ospedale solo nel 1846.
Infatti, quello è il luogo dove si concretizza maggiormente la sua operosità e alla cui realizzazione partecipa, impiegando non solo il proprio tempo, ma anche il proprio denaro. Amava tanto quel progetto, che ben si confaceva ai suoi valori spirituali: infatti, viene visto più di una volta recarsi personalmente a prestare le proprie cure, sia ai ricchi che alla povera gente.
“Più di una terza parte, per non dire la metà dell’enorme dispendio in 19 interi anni quivi erogato in contanti, devesi registrare a debito eterno della nostra riconoscenza verso il Padre e per così dire il creatore di questo luogo Girolamo Trevisan, presidente della fabbrica del nuovo ospedale di Padova, durante il funerale del prelato.
La prima pietra dell’ospedale Giustinianeo viene posta il 20 dicembre 1778.
Il vescovo, per far andare avanti i lavori, non si limita a sollecitare l’elargizione di elemosine, né a vendere la propria argenteria, ma si inventa persino una lotteria finalizzata totalmente al finanziamento della costruzione dell’ospedale. L’inaugurazione avviene il 29 marzo 1798, quando i padovani possono finalmente ammirare il risultato delle loro offerte.
A metà Ottocento l’edificio è in grado di ricoverare 500 malati contemporaneamente, annualmente, in media, ne accoglie 3338. Hanno diritto al trattamento gratuito i poveri della città e del circondario esterno, mentre i pazienti provenienti dalla provincia pagano 33,3£ al giorno. Il personale ospedaliero, nel 1879, è costituito da tre primari medici, un primario chirurgo e due primari onorari, professori dell’università di Padova; inoltre è presente il personale della farmacia. La direzione dell’ospedale è responsabilità del Medico Capo.
L’ambiente ospedaliero gode dell’influenza del clima universitario. La relazione tra i due ambienti è proficua, l'attività medica, didattica e di ricerca si intrecciano permettendo l’affermazione delle specialità cliniche. Già dalla prima metà dell’Ottocento sono funzionanti la clinica medica e chirurgica, pochi anni dopo sono operanti quella ostetrica e quella oculistica.
Tra il ’73 e l’83 viene messo in opera un programma di miglioramenti dell’edificio e di bonifica igienica degli ambienti. I vaiuolosi vengono allontanati dall’ospedale e nel loro reparto vengono spostati i maniaci, agli scabbiosi e ai luetici viene riservato un reparto speciale. Viene migliorato ed esteso il riscaldamento e perfezionato l’incanalamento delle acque piovane, nonché acquistate 500 lettiere in ferro, riforniti gli strumenti chirurgici e dotati i laboratori di microscopi e altro materiale.
All’inizio del Novecento l’ospedale è inadeguato per spazio e per esigenze igieniche, le attrezzature sono vetuste. I pazienti sono ammassati e spesso mescolati fra loro o tenuti in anguste e poco salubri cantine. È necessario ampliare il corpo principale: man mano, l’erezione graduale di una serie di padiglioni, secondo la disponibilità di fondi e sfruttando allo stesso tempo le parti ancora valide del vecchio ospedale, si concretizza nell’imponente Complesso clinico-
OPAC SBN: Il Giustinianeo : il nuovo Ospitale degli infermi di Padova
Loris Premuda, L’ospedale di Padova nella Storia in L’Ospedale Civile di Padova, il suo rinnovamento, la sua storia, le sue moderne attrezzature al servizio dell’uomo, Padova, Grafiche Messaggero,1968
Claudio Bellinati, Monsignor Nicolò Antonio Giustiniani, in Il Giustinianeo – Il nuovo Ospitale degli Infermi di Padova, Azienda Ospedaliera, Università di Padova, Padova, La Grande Fabbrica 1798 -
Maria Giuseppina Benvegnù, La storia dell’Ospedale di Padova, cenni; intervento nel convegno “Aspetti umani, morali e psicologici nell’organizzazione sanitaria durante la Prima guerra mondiale” Padova, 28 maggio 2016