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Da: Appunti storici sul Comune di Lucignano di Val di Chiana raccolti dal Sig. Giovanni Baroni già addetto al R. Archivio di Stato di Firenze nell'anno 1905.
Manoscritto n. 6 del 1905 della Biblioteca Comunale di Arezzo
Associazione Culturale Albatrello
Sopra la porta di questo Spedale è murato un lastrone di pietra in cui è scolpito uno stemma avente un capriolo o archipendolo accostato da 3 stelle e sotto sono inserite queste parole:
Ser Pietro di Vanni fece fare questo spedale MCCCLXXXXVII.
Il suddetto fondatore con suo testamento del 2 Agosto 1400, rogato Ser Luca di Chiellino da Lucignano.
Il 4 giugno 1553 fu proposto che lo spedale stesse sotto la fraternita di Lucignano, che continuamente vi stesse uno che lo tenesse aperto, che vi si mantenessero sei letti forniti per i poveri viandanti e vi stessero fissi un uomo e una donna.
Il 5 dicembre 1557 lamentato la cattiva tenuta dello Spedale, si fa domanda che vi siano almeno 3 o 4 letti per i pellegrini, che lo spedalingo abbia moglie e che stia nello spedale. Volendosi sottoporre a regolamento l'andamento morale ed economico di questo spedale, si eleggono tre economi per far capitoli sul modo in cui si debba governare.
Atteso l'essere stati rovinati nel 1553 li spedaletti di S. Giovanni e S. Giusto e che quindi non si esercitava più l'ospitalità, fu ordinato che vi si dovesse supplire dello spedale di S. Anna.
Il 17 febbraio 1587 per l'avvenuta morte dello spedalingo, fu deliberato dal Consiglio del Comune, di prendere possesso di questo spedale e provvedere che lo spedale fosse ben tenuto e che vi fossero ricevuti i poveri.
Dai ricordi dello spedale si rileva, che nel 1576 il medico stava nello spedale e che nel 1609 si era dato principio a tenere un registro delle entrate e note dei malati. Vi si ricoveravano i malati febbricitanti, esclusi i canonici e i vecchi impotenti, nell'ottobre 1609 il comune fa macinare staia 28 di grano, per fare i panuzzoli da darsi ai poveri e governare i malati.
D'altro ricordo del 1636, si apprende che lo spedale di S. Anna teneva ospitalità con 8 letti per infermi e pellegrini, per soddisfare all'obbligo dei due spedaletti di S. Giusto e S. Giovanni rovinati nel 1553, e che si dovette fabbricare nuove stanze per tenere separati gl'infermi dai pellegrini.
Nel marzo 1890 fu riaperto questo spedale rimasto chiuso per più anni per restaurarlo, riformarlo e per servizio del medesimo, furono chiamate le figlie della carità.
Questo spedale era amministrato da una sola persona detta lo Spedalingo, che aveva l'incarico di invigilare che fossero ben custoditi i malati ed era perciò coadiuvato da un infermiere e da una infermiera. Colla riforma Leopoldina fu portato il numero degli amministratori a quattro, cioè un rettore, un ragioniere, un provvisioniere ed un cassiere, più una cuoca.