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CERIGNOLA Tommaso Russo

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Il contenuto della scheda deriva integralmente dal testo  di Cosimo Laurenzo,  Storia dell’Ospedale Tommaso Russo di Cerignola edito dal Comune di Cerignola che ringrazio per la condivisione dei dati;

Il volumetto, completato con foto d’epoca, è consultabile al link:


http://www.comune.cerignola.fg.it/cerignola/zf/index.php/servizi-aggiuntivi/index/index/idtesto/20090


Tommaso Russo nacque a Cerignola il 20 novembre 1791. Partecipò attivamente alla vita pubblica cittadina, e dal 1822 al 1854 fu più volte decurione. Colpito da parkinsonismo encefalitico, e costretto a letto per lunghissimo tempo, moriva nel 1857.
Nel suo testamento mistico, dettato qualche giorno prima della morte, nominava la moglie Anna Maria Cirillo erede usufruttuaria di tutto il suo patrimonio, con l’obbligo che alla morte di lei tutto l’asse ereditario formasse un monte di pietà diretto all’istituzione di un ospedale e al soccorso dei poveri e degli storpi, nonché al sorteggio di otto doti a vantaggio delle povere ragazze orfane di padre del paese.
A 15 anni dalla morte, nel 1872, nasceva l’ente morale Opera Pia Tommaso Russo; e il Ministero dell’Interno ne approvava nel 1873 lo statuto organico.
Un primo bando di concorso per la costruzione dell’ospedale fu pubblicato nel 1874: ma i due progetti presentati furono entrambi ritenuti non idonei. Nel 1876 un nuovo bando vide la partecipazione di 17 progetti per la realizzazione di un ospedale da 80 posti letto, per un importo di 100.000 lire. Risultò vincitore l’architetto Oscarre Capocci di Napoli, mentre l’appalto per i lavori fu aggiudicato a Vincenzo Caputi di Cerignola. Era il 1877.
Il suolo per l’edificio, di proprietà dell’Opera pia Paolo Tonti, veniva acquistato nel 1878.
Mentre la costruzione dell’ospedale andava avanti fra alterne vicende, nel 1893 si prendevano contatti con le suore Figlie della Carità di Napoli  da adibire al servizio degli ammalati.
Solo 16 anni dopo l’inizio dei lavori, il 19 settembre 1896, l’opera veniva inaugurata.
Dal gennaio 1898 ricoverava gli ammalati già assistiti presso l’Ospedale Civile conosciuto come San Leonardo gestito dalla Congregazione di Carità.
Il piano terreno è costituito da dieci vani, così distribuiti: nel corpo avanzato posteriore è situata a destra la sala da pranzo ed a sinistra la cucina alla quale fa seguito la lavanderia.
Dall’una e dall’altra parte si accede a due vasti corridoi, che saranno adibiti pel ricovero degli inabili al lavoro.
Nel corpo avanzato anteriore dei quattro vani, uno formerà la cella mortuaria con annesso camerino per la persona destinata alla vigilanza dei cadaveri. Nel cortile evvi il pozzo per uso dell’edifizio.
Il primo piano comprende 22 vani, dei quali nel corpo avanzato anteriore, a destra dell’androne, la sala per l’amministrazione e l’abitazione del portiere, ed a sinistra la sala delle consultazioni e quella per le operazioni. A sinistra ed a destra del cortile per un porticato si accede ai due corridoi, che costituiscono le sale dei malati, l’uno per le donne e l’altro per gli uomini, ciascuno capace di sedici letti con annessa la latrina, la stanza per l’infermiere e quella per bagni. Dirimpetto al cortile la cappella con a destra la sagrestia, la sala di isolamento, la cella mortuaria ed a sinistra la abitazione delle monache.
Il secondo piano, quando si riprenderanno i lavori, dovrà essere modificato nel senso che ognuno dei quattro corridoi debba essere adibito per sala di ammalati con gli annessi necessarii, cioè latrina, stanza per l’infermiere e quella pei bagni; perciò restano aboliti i vani segnati col numero 6 nella pianta annessa.
La costruzione del secondo piano dell’edificio si avviava nel 1904, sempre su progetto dell’architetto Capocci, con aggiudicazione dei lavori a Michele Iungari, presidente della locale Cooperativa di Muratori ed Affini; e terminava alla fine del 1905.
Nel 1907 veniva realizzata all’interno dell’edificio, cioè nel cortile scoperto dinanzi all’ingresso della cappella dell’ospedale, una cisterna per la raccolta delle acque piovane: 200 metri cubi di acqua perfettamente potabile, che andavano a integrare la capacità produttiva del pozzo di acqua sorgiva costruito a ridosso dell’edificio.
Nell’aprile 1908 entrò in esercizio l’impianto di illuminazione elettrica che sostituì le vecchie lampade a petrolio. Nel 1911 arrivò poi l’impianto telefonico, nel 1912 si avviò la realizzazione dell’impianto di riscaldamento a termosifoni; e nel 1926 – con l’inaugurazione a Cerignola dell’acquedotto del Sele, avvenuta il 7 ottobre 1923 – fu realizzato anche l’impianto di distribuzione di quell’acqua.
Nel frattempo, con decreto del 27 gennaio 1921, le tre strutture ospedaliere cittadine – il Tommaso Russo, l’Ospedale civile e l’Ospedale Pignatari – venivano raggruppate sotto un’unica amministrazione.
Nel 1928 veniva finalmente reso omaggio al fondatore dell’Ospedale: nell’atrio di accesso dello stesso fu murata l’urna con i suoi resti mortali, e sulla parete furono posti una lapide e un busto bronzeo opera dello scultore urbinate Domenico Jollo.

 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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