CAGLIARI Ospedale S'Antonio poi Riuniti e cdr Vittorio Emanuele oggi S. Giovanni di Dio - Ospedali d'Italia

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CAGLIARI Ospedale S'Antonio poi Riuniti e cdr Vittorio Emanuele oggi S. Giovanni di Dio

Ospedali Isole maggiori > Regione Sardegna > Provincia Cagliari

Il contenuto della scheda è tratto integralmente dal testo: Gli ospedali civili in Sardegna -estratto dagli atti del 1° Congresso di storia ospedaliera, Reggio Emilia 6-12/7/1960 – Didaco Cossu –

Fondato nel secolo XV, risulta già in funzione nel 1442. Situato di fianco alla chiesa di S. Antonio, che tuttora esiste, ricoverava ammalati di ambo i sessi, gli spuri, i militari ed il personale di equipaggio delle galere. Fin dalla sua origine era amministrato, diretto e governato dai Consiglieri della città. Ogni anno, il giorno di S. Nicolò, venivano sorteggiati i cassieri, chiamati (clavares ), i quali, allo scadere dell'anno, mandavano ai Consiglieri i conti di cassa con un rapporto amministrativo. Le entrate consistevano esclusivamente in elemosine. Alla direzione del servizio interno era preposto un mag-giordomo e vi era un cappellano per la direzione spirituale.
Il servizio sanitario veniva dişimpegnato, a turno, dai medici della città, in numero di 5-6, e dai chi-rurghi, cui era affidata anche la cura dei venerei.
Erano addetti alla pulizia interna ed al servizio infermieristico i galeotti, ai quali, a seconda della gravità del reato commesso, veniva scomputata la pena, purché prestassero gratuitamente la loro opera.
L'ammissione ed il licenziamento degli infermi era di esclusiva spettanza dei Consiglieri. Avendo notato una notevole deficienza finanziaria ed igienica a causa della noncuranza dei Consiglieri, il Magistrato Civico, nel 1636, decise di cederne la direzione, l'amministrazione ed il governo ai religiosi di S. Giovanni di Dio. In base alla convenzione, il Magistrato Civico provvedeva i medicamenti necessari, pagava il chirurgo ed il barbiere, somministrava - per il mantenimento degli ammalati - uno starello di grano al giorno con l'anticipazione di un mese, sosteneva le spese per la confezione e la cottura del pane; nel caso, poi, vi fosse un maggiore afflusso di infermi si impegnava ad una maggiore assegnazione fino alla sufficienza ;
venne inoltre aumentata la capienza portando il numero dei letti a 36 (28 per gli uomini ed 8 per le donne): gli uomini venivano assistiti da frati infermieri e le donne da due infermiere: il numero medio annuo degli ammalati ricoverati era di circa 350; l'assistenza medica era affidata a due medici ed a due chirurghi e la rendita, alimentata in quel tempo dal sussidio della città, da elemosine, da pensioni, censi e fitti di una modesta proprietà immobiliare, oscillava fra 6 e 7.000 lire annue.
Con l'andar del tempo, però, si ebbero lagnanze sul modo di amministrare da parte dei religiosi di S. Giovanni di Dio, e, nel 1763, il Viceré nominò una Giunta per la compilazione di un miglior regolamento che non poté, però, attuarsi. Nel 1771, poi, il Re Carlo Emanuele III istituí la Congregazione che non tardò a mostrare i suoi buoni frutti, sia dal lato finanziario che da quello igienico. Si accoglievano i malati poveri, purché non fossero cronici, contagiosi o leggeri, ai quali, però, il personale ospedaliero prestava le cure necessarie; non potevano ricoverarsi piú di sei venerei (4 uomini e 2 donne); i pazzi ve-nivano accettati tutti, uomini o donne; venivano pure accolti gli esposti, che risultavano in media di 72 all'anno circa.
A proposito degli esposti, è da ricordare che, nel 1804 la Congregazione, venuta a conoscenza che le balie spesso sostituivano i loro figli agli spuri morti, onde non venisse loro a mancare la somma dovuta per l'assistenza all'illegittimo loro affidato fino all'età di 7 anni, propose al Magistrato Civico di imprimere agli illegittimi, che entravano nell’ospedale, una marca a T, a fuoco, sulle spalle. Ciò fu, a ragione, negato dal Magistrato Civico, che, invece, ordinò di saldare ad un orecchio del bambino spurio un orecchino d'argento numerato e munito dello stemma della città.
Nel 1806 i religiosi di S. Giovanni di Dio furono nuovamente chiamati ad amministrare e governare l'ospedale di S. Antonio; ma, in seguito, il Re ordinò di rimettere in vigore le Congregazioni, che furono insediate nel 1820. Nel 1840, poi, la Congregazione decise di formulare un nuovo regolamento, seguendo le norme dell'ospedale militare divisionale di Cagliari, che fu poi messo in pieno vigore. Introdusse miglioramenti igienici, ampliò i locali, ne costruí di nuovi, fra cui uno per la dissezione dei cadaveri ed una scuola di anatomia per gli studenti universitari : infine ottenne, in sostituzione dei Padri Ospedalieri, le suore di carità, che presero possesso dell'ospedale, in numero di sei, nel 1843.
Intanto, fin dal 1829, si riconobbe la necessità di costruire un nuovo ospedale, poiché quello di S. Antonio, che, in origine, era un convento, non consentiva quei miglioramenti richiesti e dal sempre crescente numero degli ammalati e dalle esigenze della città in continua espansione.
Reperita l'area adatta in regione " Palabanda " l'architetto Cima, cagliaritano, ne esegui il progetto.
Il 4 novembre del 1844 venne collocata, con grande solennità, la prima pietra dell'edificio e nel 1848 si cominciarono a ricoverare gli ammalati nel nuovo ospedale, chiamato di S. Giovanni di Dio.
L'ospedale di S. Antonio pertanto fu chiuso per sempre e ben poche tracce rimangono a testimoniarne l'esistenza.




 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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