La scheda proviene da un testo del Consorzio Antitubercolare di Bari distribuito in occasione della VI campagna antitubercolare.
I numeri dimostrano che nel comprensorio antitubercolare di Bari da 267 ricoverati nel 1931, con un numero complessivo di 29449 giornate di presenza, si salì nel 1935 a 543 ricoverati con 91082 giornate di presenza. Complessivamente nel quinquennio 1931-35 sono stati ricoverati 1886 pazienti con 388.038 giornate di presenza comportanti una spesa di 7.332.536. I ricoveri prevedevano l’invio degli infermi in reparti ospedalieri della Provincia; reparti che, approntati con carattere provvisorio, si dimostravano assolutamente inadatti a fornire una buona assistenza agli infermi. Ma questi reparti non erano neanche sufficienti a contenere il numero sempre crescente di infermi, ed allora il Consorzio si trovò nella necessità di stipulare delle convenzioni con alcuni Sanatori della media ed alta Italia allo scopo di avere una maggiore disponibilità di posti letto. Tutto ciò, pur costituendo un grave onere finanziario, non risolveva in modo soddisfacente la questione, sia perché permaneva ancora una certa deficienza di letti a disposizione, sia perché l'assistenza praticata agli infermi non era sempre del tutto soddisfacente. Da ciò sorse la necessità per il Consorzio di provvedere direttamente alla creazione di un Sanatorio che potesse ospitare la massima parte dei suoi ammalati. I vantaggi di amministrare in proprio questo istituto, di controllare più direttamente gli Infermi, di tenerli non molto lontano dai loro paesi e di assicurare loro una assistenza migliore, venivano a compensare largamente l'onere finanziario che il Consorzio doveva sostenere per la creazione del Sanatorio. In tal modo, e con chiara esposizione di dati, venne prospettata la questione alle superiori autorità le quali diedero la loro approvazione alla deliberazione che portò all’istituzione di un Sanatorio alle dirette dipendenze del Consorzio stesso. Un primo nucleo per la costruzione esisteva già ed era costituito da una grande estensione di terreno e da un fabbricato, che in tempi passati fu luogo di eremitaggio di proprietà degli ordini religiosi; venduto alla Famiglia Acquaviva D’Aragona di Conversano e ancora al Marchese Lorenzo Romanazzi Carducci che vi fece edificare una villa monumentale; durante il ventennio fascista fu utilizzata come colonia montana intitolata alla Principessa di Piemonte. Il Consorzio aveva già acquistato la tenuta fin dal 1917, e ciò in previsione che i maggiori sviluppi delle proprie attività avrebbero reso necessaria la creazione di un Istituto di cura. I lavori iniziarono nel luglio 1933, con fondi già approntati in stanziamento di bilanci opportunamente predisposti dall'amministrazione del Consorzio, ed ebbero termine nel maggio 1935. Il 21 giugno 1935 fu solennemente inaugurato alla presenza di S. A. Reale il Principe di Piemonte. A 370 m su del mare è protetto dai venti dalle colline circostanti e si trova in una posizione climatica ottima. Il fabbricato consta di una parte centrale, costituita dal vecchio corpo di fabbrica preesistente, di due parti laterali che si staccano a ferro di cavallo con orientamento a sud est. Tutte le verande, refettori e le stanze di degenza sono esposte a sud, mentre i corridoi di disimpegno hanno un'esposizione a nord. Le due ali comprendono una il reparto adulti, l'altro quello dei bambini. Il reparto adulti è a sua volta diviso ancora in due reparti: il primo con stanze a sei letti, il secondo con stanze a due o quattro letti. Tutte le stanze sono disimpegnate da un corridoio e si affacciano sulle verande di cura. L'attrezzatura del Sanatorio è adeguata all'importanza dell'Istituto: tutti gli impianti sono sistemati in modo razionale e moderno. I laboratori, la camera operatoria, i vari ambulatori di specialità, il gabinetto radiologico e quello di terapia fisica sono dotati degli apparecchi più moderni che rendono possibile ogni intervento nella cura della TBC polmonare. Ampi saloni permettono alle ammalate di riunirsi nelle giornate di pioggia. L'impianto radio, che è disposto con delle prese cuffie anche nelle stanze di degenza, rende meno monotona la vita delle inferme. Il servizio religioso è disimpegnato da un Cappellano, ed è stata costruita una grande chiesa che, disposta tra i reparti delle adulte, si affaccia sul parco. Dispone di 230 letti di cui 150 adibiti a donne e 80 per bambini.
L'assistenza oltre che da medici resistenti nel Sanatorio, è disimpegnata da suore. Dall'inizio del suo funzionamento a fine marzo 1936 sono stati complessivamente ricoverati 337 malati; ne sono stati dimessi per guarigione circa 81 il che dimostra i notevoli vantaggi tratti dagli infermi nel breve periodo di permanenza nell'Istituto. il numero delle giornate di degenza complessivo è stato di 40.262. Numerosi sono stati gli interventi chirurgici praticati nel sanatorio seguendo i criteri moderni della terapia della TBC polmonare; il reparto maternità annesso ha ospitato 24 gestanti tubercolotiche. Sono stati espletati 16 parti di cui uno gemellare. I bambini allontanati dalla madre furono ricoverati nel reparto baliatico del Preventorio di Trani. Si praticarono due interruzioni di gravidanza a scopo terapeutico. Era annesso anche un reparto a pagamento per malati che volevano ricoverarsi in proprio assumendo le spese di degenza.
Il materiale di ricerca è stato fornito dalla Biblioteca civica di Putignano che possiede, se di interesse, un piccolo testo di “curiosità” in cui si parla della disputa tra la famiglia Romanazzi Carducci e il Comune di Putignano per l’utilizzo dello spazio antistante il Sanatorio per la celebrazione della festa del 29 Settembre.