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Il contenuto della scheda deriva “integralmente” dal testo: Appunti sull’antichissimo Ospedale della SS. Annunziata di Riofreddo a cura della Associazione Pro loco di Riofreddo -
Non è facile fare il riassunto di un testo ricco di informazioni e aneddoti sulla storia di un Ospedale. Il volume non è di facile reperimento se non presso qualche biblioteca tramite sistema bibliotecario Nazionale ma vi invito a prenderne visione perchè in esso troverete tanti riferimenti che, a volte, sembrano di una attualità disarmante.
Fissare la data di nascita di questo Ospedale non è molto facile comunque sia si pensa sia nato intorno al 1422. Nel 1471 l'ospedale venne, con una bolla di Paolo II, unito al Protomonastero di San Giorgio Martire ove risiedevano i frati di “Sant'Ambrogio ad Nemus.” Nel 1550 fu compilato lo statuto dove un intero capitolo codificava le norme per il retto funzionamento e le pene per coloro che, ad esso preposti, da queste si discostassero. Nel 1569 si stesero anche dei regolamenti particolareggiati sull'amministrazione e sulle funzioni dell'ospedale; in essi si legge che i beni appartenenti all'ospedale dovessero essere affittati per mezzo di un'asta al maggior offerente e per la durata di 3 anni e che chi piglia debba dare idonea sicurtà di pagare. Inoltre gli affittuari sono tenuti a pagare anticipatamente! Tali norme stabilivano che detti denari ed entrate si debbano dispensare sempre in uso e servizio di detto ospedale secondo l’antico solito. Purtroppo tali norme non furono più rispettate poiché le rendite andarono a sollievo, quasi unicamente, dei parenti di coloro che erano preposti ad amministrarle.
La visita pastorale d Monsignor Andrea Croce del 29/3/1585 oltre a dare ordine di costruire 4 stanze, tolse tutti gli abusi che si erano creati ed in particolar modo dispose che le rendite non fossero più spese dai santesi. Queste disposizioni sortirono l'effetto sperato in quanto lo stesso vescovo negli anni seguenti lodò le buone condizioni della fabbrica e la retta e sana amministrazione dell'ospedale.
Intorno alla metà del secolo XVII due nuovi fatti contribuirono a far cadere l'ospedale in condizioni peggiori. Innanzitutto la soppressione dell'ordine Ambrosiano, avvenuta nel 1643 con Bolla di Urbano VIII e poi l'ignoranza dell'origine e dello scopo dell'ospedale da parte di nuovi abitanti che ripopolarono Riofreddo dopo la peste del 1656. Infatti la corsia superiore dello stabile dell'ospedale, riservata agli infermi venne adibita a sala per le “panarde” cioè per i festini che si tenevano nelle ricorrenze delle feste dei Santi patroni mentre gli infermi furono trasferiti in una camera sotterranea, umida ed oscura, ove giacevano nella paglia e privi delle necessarie cure e medicamenti; le stanze adibite a ricovero dei poveri pellegrini si convertirono in stalle, e si riservò a questi unicamente un alloggio nell'atrio che addirittura poi venne demolito. Le rendite vennero impiegate di nuovo, dalla comunità, in altri usi che non avevano neppure la più lontana attinenza con gli scopi della umanitaria istituzione. Veniva solo erogato qualche scarso sussidio a domicilio dei poveri malati del paese che veniva regolato e concesso a capriccio dei santesi e, coloro i quali ricevevano il soccorso erano costretti a dichiarare di aver avuto un sussidio maggiore di quello che effettivamente era stato dato.
Nel 1811 Vincenzo De Santis, reggente dell’amministrazione della comunità, riportò l'ospedale alle sue primitive e vere funzioni. Egli restaurò la camera superiore, ove trasferì gli infermi, arredandola e provvedendola del necessario, e fece ritornare le rendite ai fini istituzionali. Ma con il termine della sua carica tutto ricadde nel caos. Il Cardinale Giuseppe Albani, dopo la carestia e le malattie che nel 1817 colpirono duramente lo Stato Pontificio, dispose sussidi per l’erezione di nuovi ospedali e il ripristino degli antichi. Anche Riofreddo ne beneficiò, furono corretti gli statuti, ma non vennero mai applicati facendo così peggiorare la situazione.
Monsignor Carlo Gigli, Vescovo di Tivoli, nella visita del 14/10/1851 scrisse:.... abbiamo rinvenuto le fabbriche piene di umidità, mancanti di finestre ed in parte di tetto, convertite ad usi profani, ed altre a rimessa perfino di animali: l'ospedale privo di letti e di ogni altra necessaria mobilia; la camera destinata agli infermi occupata da persona vaga e immeritevole che arbitrariamente ne ritiene la chiave. Abbiamo rinvenuto poi l'amministrazione irregolare per ogni verso; non inventario, non descrizione, non documento di sorta. Si presero alcuni provvedimenti, oltre alla esecuzione di lavori di ristrutturazione tra cui affidare la cura degli Infermi alla Congregazione di San Vincenzo de' Paoli, che venne testè eretta, ed alla quale l'ospedale doveva dare annualmente per tal fine la somma di 30 scudi. La medesima Congregazione dovrà Inoltre controllare e provvedere all’infermiere. L’arciprete ed i santesi dovevano invece dedicarsi alla sistemazione degli Esposti. Fu stabilito, inoltre, che i beni dell'ospedale dovessero essere affittati sempre per un periodo di 3 anni. Nel 1858 fu istituito un monte frumentario onde provvedere ai bisogni della popolazione e por freno alle usure.
Con la caduta del potere temporale dei papi e con l'avvento del Regno d'Italia il 27 luglio 1871 il Consiglio comunale nominò due amministratori dei beni dell'ospedale, riservandosi di rivendicare, quale proprietà del Municipio, i medesimi beni. Onde evitare il rischio chiusura dell'istituzione il Prefetto con decreto 6216 del 1863 sciolse il Pio Istituto e ne affidò i beni alla Congregazione di carità. In base a tale decreto il sindaco chiese la consegna dei libri di amministrazione dell'ospedale. Il rappresentante della curia di Tivoli li consegnò ma si riservò di procedere, anche giudizialmente, in quanto i beni erano meramente ecclesiastici.
Nel 1919 Donna Costanza Garibaldi propose e richiese alla Congregazione di Carità l'uso dei locali dell'ospedale onde istituire in essi un ambulatorio e un pronto soccorso. Con deliberazione del 13/4/1919 la Congregazione di carità concesse la parte superiore del proprio fabbricato. La Garibaldi nel 1926, anche grazie al ricavato di una tombola nazionale, fece notevoli migliorie e trasformò in breve tempo il tutto in un ospedale. Modificò i locali in belle igieniche camere da letto; corredò una moderna attrezzatura medico-
Alla morte di Donna Costanza Garibaldi, nel 1941, la Presidenza dell'ospedale veniva assunta dalla figlia (come da Statuto) la signorina Anita Italia. Scoppiò la Seconda Guerra Mondiale e l'ospedale venne occupato dalle truppe tedesche. Prima fu adibito a luogo di cura per militari tedeschi poi, decredato di tutto il materiale, deturpato nelle pareti e pavimenti, fu usato per mattatoio, porcile ed altri luridi usi. Terminata la guerra le autorità fornirono scarsi mezzi per la riapertura dell'ospedale. Ma i tempi erano cambiati e l'ospedale non potè più tornare all'efficienza dell'anteguerra.
Nel 1958 l’ECA rivendicò la restituzione ma Anita e Rosa Italia si opposero iniziando così un procedimento legale che si concluse alla fine 1959. Anita Italia Garibaldi ricorse al Ministero degli Interni per ottenerne la revoca ma per vincoli per vizi di forma il ricorso cadde. Iniziò così una lunga gestione commissariale che si concluse con la morte di Anita Italia Garibaldi, per cui l’Ente Morale non ha più ragion d’essere.
Con Decreto del Presidente della Repubblica numero 786 del 1/7/1971 viene sciolto l'Ente Morale e i beni, vengono restituiti all’ECA.
Completano il testo:
Statuto dell’Ospedale della SS. Annunziata compilato da Vincenzo De Santis
Memoriale presentato all’Ill.mo Sig. Marchese del Drago dalli Massari della comunità di Riofreddo-
Erezione in Ente Morale dell’Ospedale Costanza Garibaldi in Riofreddo 19.9.1929 n°1714
Approvazione dello statuto R.D. 10/11/1932 Vittorio Emanuele III
Scrittura privata di transizione tra Anita Italia Garibaldi e l’ECA
D.P.R. 1/7/71 N° 786