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https://it.wikipedia.org/wiki/Ospedale_di_San_Giovanni_Decollato_dei_Norcini
I norcini erano i facchini e i macellai che da paesi dell'Umbria come Abeto e Todiano di Norcia portavano e poi macellavano e insaccavano le carni di maiale, spostandosi poi in numerose città per smerciarle. Essendo abili macellai, poteva capitare che il popolo minuto si rivolgesse a loro anche per semplici operazioni di chirurgia, al posto dei più costosi cerusichi. Anche a Firenze era cospicua la comunità di norcini, che si riunivano dal 1317 in una compagnia laicale dedicata a san Giovanni Battista, la cui prima sede era lungo via San Gallo, nei pressi del "Camporeggi”
A gennaio, mese di macellazione del maiale, la comunità norcina si infoltiva, e i locali della compagnia erano attrezzati a ospitare compaesani e confratelli, mentre nel resto dell'anno si dedicava all'attività ospedaliera e di rifugio per pellegrini, che in una via di transito come San Gallo era sempre necessaria. L'ospedale, per quanto piccolo, anche nel panorama del circondario, si arricchì di vari lasciti e mance degli ospiti, così che nel 1542, quando il granduca Cosimo I ordinò che fosse sottoposto alla compagnia del Bigallo, esso possedeva numerose case e botteghe che affittava a pigione, per le quali fu tenuta da allora a versare 130 lire annue.
Nel 1552 però le cavalleresse di Malta, che avevano perso il loro monastero durante l'assedio di Firenze e non riuscivano a trovarne un altro in Firenze adatto alle loro esigenze, furono infine messe nel convento dei Celestini (che furono trasferiti al più piccolo San Michelino Visdomini), che necessitò di essere ampliato a spese dei Norcini.
Per continuare la loro attività assistenziale e caritatevole, essi acquistarono una casa dove ricrearono il loro ospedale.
Tale struttura operò fino alla soppressione del 1751, e fu inesorabilmente sacrificata nell'Ottocento. Tuttavia Pietro Leopoldo aveva restituito il piccolo patrimonio immobiliare ai Norcini, che lo vendettero e ragionevolmente lo reinvestirono nell'Opera Pia di Abeto e Todiano, pure dedicata al Battista, la quale si distinse soprattutto nell'assistenza ai bisognosi dopo il terremoto nelle montagne umbre del 1859.