
Da: Giuseppe Castelli, Gli ospedali d'Italia, Milano : Medici Domus, 1941 Pagg 358-360
Sempre sollecito delle opere ospitaliere, San Carlo Borromeo, qualche anno dopo che San Giovanni di Dio aveva istituito in Granata il primo nucleo di assistenti degli infermi, chiamò a Milano quei frati detti FateBeneFratelli. Però i Fate Bene Fratelli vi arrivarono solo quando quel sant'uomo non era più: e fu il suo successore, Gaspare Visconti, che concesse loro una parte del fabbricato del Convento di Porta Nuova, già appartenuto agli Umiliati. I frati lo acquistarono per 3000 scudi raggranellati con elemosine, coi proventi di una farmacia che per primi fecero funzionare. Dal 1588 (data della fondazione dell'Ospedale) al 1870, i frati esercitarono ininterrottamente l'assistenza gratuita agli infermi nel loro Ospedale ed ovunque ve ne fosse bisogno con gran conforto dei poveri. Le epidemie imperversanti dopo ogni calare di eserciti li videro infaticabili nel lenire, per quanto era possibile, le stragi. Furono essi gli infermieri della peste manzoniana che miete tra di loro vittime numerose, e gli archivi dell'Ordine conservano parecchie liste di ducati pagati ai “ monatti “ per portar via i cadaveri dei fratelli morti nell'adempimento del pietoso dovere. La legge delle soppressioni delle Corporazioni religiose nel 1866 tolse alla Congregazione fondatrice l'amministrazione dell'Ospedale. I padri però, che avevano nell'Ospedale le proprie celle di abitazione, continuarono a prestare servizio in qualità di infermieri e di addetti alla farmacia ed agli uffici economali sino al 1885, poi abbandonarono spontaneamente l'Ospedale da loro fondato e portato a tanta floridezza, per trasferirsi a San Vittore, ove fondarono l'Ospedale di San Giuseppe. Nel 1925 gli viene aggregato il Fatebenesorelle. Da allora ad oggi molto si è fatto per attrezzare i due ospedali in modo degno, risolvendo fra l'altro il problema del ricovero ospitaliero a pagamento coll'istituzione del servizio di camere ad uno, e due letti, modernissimamente attrezzate, informando la vita di questi reparti ad un senso di pratica semplicità, per modo che fosse consentita la permanenza in luogo di parenti e conoscenti del malato, con facoltà di pernottamento e di consumazione di pasti nell'Opera Pia. Si istituivano, inoltre, realizzando un vecchio, quanto inascoltato desiderio dei sanitari, moderni laboratori scientifici, completando l'impianto di un secondo gabinetto radiologico, e dotandolo di tutto quanto fosse necessario per un perfetto funzionamento, sì che oggi esso ben può ritenersi fra i più moderni e perfetti impianti del genere nel cuore della Città, a servizio dei ricoverati e dei cittadini. Neppure si deve dimenticare il riordinamento della divisione chirurgica, secondo criteri semplici ma perfetti, che sono del resto i caratteri peculiari delle due istituzioni.
LA NUOVA SEDE
La nuova sede dei due Ospedali riuniti Fatebenefratelli e Fatebenesorelle è ormai ultimata, in due anni da che ebbero inizio i lavori. Le nuove costruzioni comprendono 620 letti (con un aumento, quindi, di circa duecento posti), dislocati in tre corpi di fabbricati, i quali, con gli altri tre nei quali trovano il loro posto gli uffici, il reparto d'isolamento, le ambulanze e l'obitorio, costituiscono un tutto inscindibile ed organico complesso che risulta così costituito : un fabbricato sul Corso di Porta Nuova, per gli uffici e per l'accettazione malati, con due accessi (uno per pedoni, uno per automezzi); un fabbricato pei ricoverati di medicina con 310 letti su quattro piani, con grande terrazzo; un fabbricato pei ricoverati di chirurgia con 110 letti; un fabbricato (il vecchio « Ciceri » riordinato) con 140 letti; un fabbricato per l'isolamento; un fabbricato per le ambulanze, l'obitorio, la farmacia, alcuni alloggi per il direttore, i sacerdoti, i portieri. Gli uffici amministrativi sono collocati al primo piano, ed occupano pochissimi locali, perchè il criterio dominante in quest'Opera Pia è che il numero dei funzionari deve essere limitatissimo. Al piano terreno sono collocati gli uffici della direzione medica e della accettazione, in locali ampi e bene attrezzati, che consentono la contemporanea visita di più malati. Dal piano terreno, con mezzi meccanici, si comunica col semi-interrato, nel quale trovano posto i vari servizi per la svestizione ed il bagno, nonché la vestizione ospedaliera dei ricoverati, che per via sotterranea raggiungono la divisione a cui sono stati assegnati, attraverso una rete di gallerie ampie e luminose. Al secondo piano trovano alloggio una trentina di infermiere, in camere da 6 ad 8 letti, con abbondanti servizi sanitari. Il fabbricato ad I, ha quattro piani ed un semi-interrato. In questo trovano posto i servizi di guardaroba, lavanderia e stireria; il deposito degli indumenti personali dei ricoverati; il refettorio delle infermerie. Il primo, il secondo ed il terzo piano sono adibiti ad infermerie, tutte a sei letti, secondo la regola in uso, regola che è da augurarsi venga riveduta con tendenza al raggruppamento di almeno 16-20 letti. Le infermerie di m. 7,10 per m. 7 sono esposte a mezzogiorno e sono dotate di amplissime finestre con i soliti serramenti a ghigliottina e le aperture ribaltabili nella parte superiore. Un ampio corridoio di m. 3 divide le infermerie dal corpo del fabbricato destinato ai servizi, esposto a nord. Il quarto piano è costituito da trenta camere ad un letto, con lavabo e terrazze, dieci delle quali per degenti di chirurgia. In questo reparto i servizi sanitari sono distribuiti con maggiore larghezza, ed è prevista la possibilità di alloggio e di consumazione dei pasti in luogo per i parenti dei ricoverati. Il fabbricato è dotato di ascensori, montalettighe, montacarichi, ecc. I pavimenti sono tutti in piastrelle, ad eccezione di quelli delle stanze ad un letto e dei corridoi degli uffici, nei quali si è usato il linoleum, e di alcuni bagni, nei quali è stata adottata la pavimentazione in cubetti di ceramica. Gli intonaci sono tutti in neutralit, a tinte unite chiarissime; i serramenti sono nella massima parte in pitch-pine, a vetri trasparenti, con le parti metalliche in alpacca. L'illuminazione è fornita da lampade generalmente a globo nel centro dei locali, mentre le camere del quarto piano dispongono anche di lampade ai letti. L'arredamento è tutto in ferro, secondo i tipi appositamente studiati dall'economato. Non vi sono, nei piani delle infermerie, locali di sosta per gli infermieri e le infermiere, che debbono essere costantemente vicini agli ammalati. Corona l'edificio un grandissimo terrazzo di m. 120 per 18 destinato a solarium. Il fabbricato, dotato di un grande scalone centrale a doppia rampa, e di due scale laterali, è improntato alla massima semplicità; non marmi, non pavimenti speciali, non legni rari, non spreco di luce artificiale, non mobilio particolare; ma largo impiego di razionalismo, di solidità, di buon senso. Il fabbricato di chirurgia resterà nello stato attuale tanto più che esso è di recente costruzione; ma in un secondo tempo sarà sopralzato. Anche il vecchio stabile del Ciceri che ospita 125 letti, disposti in due infermerie da 57 e da 68 letti resterà, salvo alcune riforme nei servizi, quello che è, in vista della impossibilità di apportarvi modificazioni utili a trasformarlo secondo la nuova tecnica ospitaliera. Del resto, le grandi sale, di nobilissima architettura, piene di aria e di luce, non presentano il minimo inconveniente. Questo fabbricato è stato all'opposto quasi completamente trasformato nel piano terreno, dove hanno trovato la loro sistemazione, per la centralità dell'ubicazione, una amplissima sezione radiologica, per interni ed esterni, con locali di brevi degenze; una modernissima, ampia cucina, con tutti i servizi annessi (refrigeranti, lavatura automatica di stoviglie, dispensa, depositi, ecc.); l'ufficio economato; la centrale termica (nel sotterraneo); la sede dei Volontari del Sangue. Il fabbricato per l'isolamento è assai semplice, costrutto secondo le consuete norme della tecnica ospitaliera. Nella parte di fabbricato verso il Corso di Porta Nuova trovano sistemazione le ambulanze di medicina e di chirurgia generale; l'ambulanza otorinolaringoiatrica e l'ambulanza dermosifilopatica. Nella parte di fabbricato verso via Castelfidardo ha trovato sistemazione la farmacia con i suoi laboratori e con l'alloggio del farmacista. Nella parte centrale, prospiciente il Piazzale Clotilde, sono stati collocati i complessi servizi di obitorio, con i locali di deposito delle salme, i refrigeranti, la sala per le sezioni, il museo, nel seminterrato; mentre al piano terreno un grandissimo atrio, fiancheggiato da due cappelle mortuarie e da due sale per i parenti dei defunti, consentirà la formazione del corteo all'interno del fabbricato, ad evitare, fin dove è possibile, ai vicini il triste spettacolo dei funerali. Al primo piano, con ingressi però dal Corso di Porta Nuova o dal giardino dell'Ospedale (e cioè ubicati in modo da non incrociarsi con quelli dell'obitorio e delle ambulanze) sono collocati gli alloggi del direttore e dei sacerdoti, mentre in altre parti dell'Ospedale sono disposti quelli dei portieri. Esternamente i fabbricati nuovi si presentano a linea architettonica semplice e dignitosa. Gli edifici ai lati di questo palazzo, e cioè quello degli Uffici e dell'Accettazione, e quello della Ambulanza, sono ricoperti fino al primo piano in marmo di Zandobbio, con basamento in sarizzo, e con parapetti e fianchi delle finestre in ghiandone. Per la restante parte delle facciate si è usato il consueto intonaco cosidetto «terranova ». Le scale sono in parte in marmo di Carrara e parte in marmo di Vicenza, in Nembro od in Botticino. L'edificio di medicina ha il basamento in beola grigia a spacco di cava, ed i corpi avanzati in beola verde di Val Masino, pure a spacco di cava. Il 13 maggio 1975 l’Oftalmico è fuso con l’Ospedale Fatebenefratelli Fatebenesorelle Ciceri-Agnesi, dando vita all’Ente Ospedaliero “Fatebenefratelli e Oftalmico”. Nel 1995 l’Ospedale è riconosciuto struttura di Rilievo Nazionale e di Alta Specializzazione.