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Ho ricevuto dal Sindaco di Arzignano, che ringrazio sentitamente, il volumetto : L'Ospedale Civile di Arzignano 1961-
Un grazie anche alla Casa editrice "Berica Editrice" per la liberatoria sull'uso dei contenuti e la disponibilità nel fornirmi il materiale fotografico d’epoca, cosa che sicuramente, in futuro, utilizzerò.
Era il 18 novembre 1961 quando l’ospedale, intitolato all’illustre arzignanese Luigi Cazzavillan, venne inaugurato; allora iniziò il trasferimento dei reparti ed ambulatori dal vecchio edificio. Già nel 1425 sappiamo dell’esistenza in Arzignano dell’Ospitale Omnium Sanctorum de Plano, l’ospedale di Ognissanti.
Come per gli antichi ospedali di Chiampo, Valdagno e Vicenza, la direzione di questo primo luogo di accoglienza fu sin dall’origine in mano alla Fraglia dei Battuti (detti anche flagellanti o disciplinati), una confraternita che, oltre alla preghiera e alla penitenza, si dedicava al ricovero e all’assistenza dei meno fortunati.
Nel 1603 anche ad Arzignano fu creata la Congregazione di San Girolamo: i confratelli bussavano ad ogni porta, di casa in casa, per raccogliere elemosine, e facevano visita ai poveri infermi a cui portavano medicine spirituali e poi corporali, qualche soldo e del cibo. Grazie alle offerte che ricevevano riuscivano addirittura a pagare i medici e speziali per seguire gli ammalati. In epoca napoleonica venne requisito dal demanio, venduto e trasformato in abitazione privata. La confraternita quindi si trasferì nell’oratorio di San Gaetano, dove si procurò anche due stanze per accogliere poveri e bisognosi. Col progredire dei tempi l’esigenza di un vero e proprio Ospedale dove curare gli infermi era sempre più sentita ma i lasciti, anche se numerosi, non erano mai sufficienti allo scopo. Per una svolta in questa direzione si dovette attendere il 1799: alla sua morte Marco Milazzo lasciava come testamento agli eredi di cedere le sue case, proprio perché vi si realizzasse un ospedale.
Alla morte delle sorelle eredi di Miazzo, nel 1845, finalmente le case passarono all’Istituto Elemosiniere e si formò subito una commissione per l’erigendo Ospedale. Così, nel 1849, l’ospedale poteva essere trasferito definitivamente. Ben presto, però, si manifestò l’esigenza di mettere mano alla struttura per renderla più adeguata alle esigenze dell’assistenza sanitaria. Il bisogno di reperire fondi per questo scopo riportò in primo piano la questione del mantenimento a domicilio degli ammalati poveri. La conclusione fu la creazione dell’Ospedale e Istituto Limosiniero Uniti, fusione delle due istituzioni figlie dell’antica congregazione di San Girolamo. Nel 1869 l’ospedale, ampliato e reso più funzionale, fu inaugurato e intitolato a Marco Miazzo. Tuttavia non passò molto tempo e l’ospedale, a causa della sua vicinanza alla roggia, fu circondato da stabilimenti industriali divenendo un luogo oscuro, tetro e umido, non più adatto al recupero della salute. Erano tutti d’accordo, lì l’ospedale non poteva restare. Si fecero progetti e studi per una nuova costruzione, ma trovare i fondi per un’opera del genere non era certo facile. Ancora una volta a cambiare la situazione fu la generosità di una persona, Teodora Radu, vedova del Cavalier Luigi Cazzavillan, volle tenere fede alla promessa fatta al marito facendo costruire un nuovo e moderno ospedale nella sua terra natia. Con altre donazioni il nuovo ospedale poteva finalmente diventare realtà. Il luogo scelto era ai margini dell’abitato, pieno di aria e di luce, perfetto per lo scopo. I lavori iniziarono intorno al 1906 e già il 27 giugno 1907 i padiglioni potevano entrare in funzione con una capienza di 30 posti letto. La media giornaliera delle presenze era di poco superiore alle 12 persone. I tempi cambiavano velocemente e già nel 1913, fu aggiunto un padiglione per la chirurgia, mentre nel 1930 con un ulteriore ampliamento se arrivò a 60 posti letto. La storia dell’ospedale che dal secondo dopo guerra si era reso non più adatto alle esigenze, si concluse negli anni 60 con l’entrata in funzione del nuovo complesso ospedaliero sempre intitolato all’illustre garibaldino e grande giornalista Cazzavillan.
La solenne cerimonia di inaugurazione si tenne sabato 18 novembre 1961. Il trasferimento dei pazienti avviene il 7, 8 e 9 dicembre; i pazienti che sono in grado di rimanere seduti vengono trasportati in pullman mentre per i casi più gravi si utilizza l’ambulanza. Spesso in questi primi giorni bisogna fare i conti con qualche inconveniente. Capita, ad esempio, che gli ascensori non funzionino e che gli ammalati siano portati ai piani superiori in barella, mentre l’infermiere più anziano si sente male ed inaugura la nuova sala operatoria per un’appendicite. Naturalmente durante il trasferimento degli ammalati, per qualche giorno, devono funzionare entrambi gli ospedali; assieme ai pazienti vengono trasportati anche i medicinali, gli effetti personali di ciascun degente, le cartelle cliniche, tutti i documenti. I letti e gli armadi sono nuovi, ma non si può cambiare tutto l’arredamento, così fanno parte del trasloco anche molti materassi, le barelle i carrelli. L’unica sedia a rotelle dell’ospedale è talmente vecchia che, per non fare brutta figura, si va a prendere quella della casa di riposo. Anche lì è l’unica, ma almeno è più moderna.
Al trasferimento seguono gli amministrativi armati solo di vecchie macchine da scrivere Olivetti e senza avere la minima idea di che cosa sia una fotocopiatrice. Fanno parte dell’ospedale anche un meccanico tuttofare che è anche l’autista dell’ambulanza e un ragazzo saltuario con compiti di fattorino che svolge le proprie mansioni in bicicletta. Nessuno rimpiangeva i vecchi padiglioni di degenza: finalmente da camerate con 12 e più posti letto si poteva passare a linde stanze piene di luce, più moderne, con un numero massimo di quattro pazienti. La nuova struttura poteva accogliere 170 persone, ma già allora si era previsto che la capienza si potesse portare facilmente a 230 posti.
Segue bibliografia …..