Il contenuto della scheda è tratto integralmente da: 50 anni di storia della sanità nel territorio dell'est veronese - Pietro Sofia - 2008
L'esistenza di un "ospitale" risulterebbe già dal 1400 in alcuni locali poi ristrutturati un secolo dopo con un locale a piano terra per gli uomini ed un altro al primo piano per le donne. Questa "struttura" sarebbe stata utilizzata almeno fino al 1863, quando il Veneto era ancora sotto la dominazione dell'Impero Austro-Ungarico. Le basi per un primo, vero ospedale le troviamo il 15-6-1846 quando viene aperto il testamento di un facoltoso abitante di San Bonifacio, Vincenzo Zavarise che lasciava la sua casa dominicale con annessi fabbricati e rustici, e circa 32 campi di buon terreno al Comune di San Bonifacio, per la fondazione di un luogo di cura per ammalati poveri, alla Parrocchia di Santa Maria Maggiore di San Bonifacio, con il solo obbligo che i ricoverati lo tenessero presente nelle loro preghiere. Secondo le disposizioni testamentarie l'ospedale doveva essere diretto da una commissione formata dal parroco, da un rappresentante del Comune e da un Fabbriciere per la fondazione di un luogo di cura per ammalati poveri, alla Parrocchia di Santa Maria Maggiore di San Bonifacio. Il lascito non era però ancora sufficiente. Nel 1852 anche Giacomo Manani lascia alla Parrocchia parte dei suoi beni, con il medesimo scopo. Il Comune aveva bisogno di uno stabile per acquartierare la Gendarmeria, ma non aveva i fondi per costruirlo. Decise allora di affittare alla Gendarmeria Austriaca la casa dello Zavarise e di adibire ad ospedale i rustici annessi: anche perché i fondi lasciati dal testatore non erano sufficienti per attivare l'istituto e mantenere gli ammalati. Nel 1852 l’amministrazione dell'ospedale era entrata in possesso di altri due lasciti cospicui. La commissione dell'ospedale amministrava così i beni lasciati dai testatori affittando le case e i campi ed investendo le rendite. Nonostante che i nuovi lasciti fossero ora sufficienti per aprire l'ospedale, la situazione rimase immutata. Nel 1860 il Comune iniziò la costruzione della caserma per la Gendarmeria così lasciò finalmente libera la casa dello Zavarise che doveva essere adibita ad ospedale. Il progetto della trasformazione fu redatto dall'ingegner Antenore Mazzotto che rinunziando ad ogni mercede volle disegnare e presiedere indefesso all'erezione di questo ospedale. Per reperire la somma necessaria all'attivazione dell'ospedale senza manomettere il capitale che doveva essere destinato al mantenimento degli ammalati poveri, la Prepositura dell'ospedale, con don Bortolo in testa, fece ricorso ad elargizioni private e pubbliche. La Prepositura dell'ospedale ottiene dall'Istituto delle Suore Dorotee di Vicenza, fondato dal Vescovo Farina nel 1836, due suore per la cura degli ammalati. La grande casa opportunamente trasformata vede l'inaugurazione come ospedale in data 19-7-1863. Se ne ravvisa tuttavia l'insufficienza e la ristrettezza degli spazi consiglia di procedere alla costruzione di un nuovo e più valido complesso. Si dà l'avvio alla costruzione seguendo i più moderni criteri nel campo delle strutture di cura. Quattro ampi saloni per i ricoverati, due al piano rialzato e due al primo piano, correlati da un'ampia scalinata di congiunzione, nella parte centrale un blocco per la sala operatoria. Soffitti assai alti, con pavimenti di ceramica, riscaldamento mediante termosifoni in ghisa, enormi e pesantissimi, come in voga al tempo. Tale ospedale viene inaugurato il 28-10-1933. Nel dismesso ospedale detto "Il Vaticano", cioè la ex- abitazione ristrutturata del sig. Zavarise, si ricavano abitazioni per 20 famiglie. Il nuovo ospedale aveva il reparto di medicina, di chirurgia, laboratorio analisi, sala radiologica, sala operatoria ed era all'avanguardia per quegli anni. Attorno a quella data viene anche inaugurato il Padiglione Mazzotto riservato agli ammalati di tubercolosi. Dopo però nemmeno una trentina d'anni si ritenne indispensabile procedere alla elevazione di un nuovo ospedale. L'area era già praticamente pronta in un adiacente terreno. La nuova costruzione avrebbe assorbito il Padiglione Mazzotto. La decisione e gestione del tutto fu dell'Amministrazione in carica che si occupava sia dell'ospedale sia della Casa di Riposo ed aveva la denominazione di "Istituti Raggruppati Ospedale e Ricovero di San Bonifacio". Il nuovo complesso, con il settore degenze tutte esposte a mezzogiorno, usufruiva già delle nuove tecniche costruttive in materia di edilizia sanitaria e di percorsi di collegamento protetti ed accessibili. Era dotato di vari ascensori di ampiezza sufficiente ad accogliere anche due letti o lettighe. Venne inaugurato il 25 luglio 1965. I servizi e reparti sanitari erano: Pronto Soccorso, Astanteria ed Accettazione - Medicina Generale - Chirurgia Generale - Ostetricia e Ginecologia - Ortopedia e Traumatologia - Radiologia e Terapia Fisica -Laboratorio analisi e ricerche chimico cliniche - Anestesia e Rianimazione. L'ospedale generale di zona "Zavarise-Manani" venne poi dichiarato Ente Ospedaliero con Decreto del Presidente della Repubblica n. 702 del 7 febbraio 1969. Successivamente, nel cammino di razionalizzazione della rete degli ospedali italiani assunta prima dallo Stato Italiano e poi delegata alle Regioni, venne fuso, con l'ospedale di Soave, in un nuovo unico Ente Ospedaliero denominato “Ospedali Riuniti di Soave e di San Bonifacio”, con decreto della Giunta Regionale del Veneto n.485 del 13 marzo 1979. Con successivo decreto della Giunta Regionale del Veneto n. 3409 del 17-12-1979 l'ospedale perse la propria autonomia e personalità giuridica, con decorrenza 1° gennaio 1980, e verne inserito come struttura ospedaliera nella neo-costituita Unità Sanitaria Locale n° 24 dell'Est Veronese.