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Da: L’affascinante avventura di sei fratelli – Gli ospedali riuniti di Treviglio – L’Ospedale di Santa Maria del Sacro Fonte di Caravaggio – Andrea Possenti -
Con la apparizione della Beata Vergine Maria il giorno 26 maggio dell'anno 1432, gli abitanti e le autorità di Caravaggio chiesero al vescovo di Cremona di poter costruire nel luogo benedetto un oratorio chiamato Santa Maria della Fonte, che restasse a testimonianza e imperitura memoria dell'avvenimento e che lo stesso fosse custodito da un Consorzio, o Schola di Santa Maria della Fontana, composto da laici del borgo di Caravaggio. Antonio Aleardi, vicario generale della diocesi cremonese autorizzò la richiesta di edificare una chiesa sul luogo dell'apparizione poiché nel luogo, detto Mazzolengo, vi fu ed è tuttora una fonte e come è fama presso detta fonte che vi appariva la Beatissima Vergine Maria. Bonincontro Secco ottenne nello stesso anno il permesso per la posa della prima pietra per la realizzazione del santuario. Numerose, da subito, furono le oblazioni elargite dai fedeli affinché venisse costruita una chiesa e, adiacentemente, fosse edificato un ospedale sotto il nome di Santa Maria della Fontana, entrambi retti da un Consorzio. Gli Scolari del Consorzio erano obbligati a rendere conto al Vescovo e veniva inoltre sancito che la nomina dei deputati fosse di diritto esclusivo dei consoli del comune e che i deputati del Consorzio fossero scelti, a loro volta, tra i più illustri, saggi e competenti uomini di detta terra. Non a caso la devozione mariana, il clamore, la possibilità di un'immediata guarigione dell'anima e del corpo richiamarono da subito, una moltitudine di devoti spesso diseredati, mendicanti e malati di ogni sorta, così da porre la comunità di Caravaggio davanti al problema della loro ospitalità. E' verosimile che l'esigenza di amministrare la vita del santuario, l'accoglienza nell'ospedale, i beni accumulati e le elargizioni imponessero, da subito agli Scolari di Santa Maria, la necessità di redigere annualmente dei rendiconti che potessero quantificare le spese di gestione. In particolar modo gli Scolari tennero e diressero in continuità le offerte, le elemosine, i legati, i beni mobili ed immobili e i loro frutti per il proseguimento della detta fabbrica, per la cura dei poveri e degli infermi, per l'educazione degli infanti esposti, per le doti delle ragazze, come anche per il sostentamento dei sacerdoti e per i riti divini da celebrarsi in essa. Con breve del 31 marzo 1516, Papa Leone XI, concedeva licenza e facoltà di allestire ed edificare un altro ospedale.
Da quel momento prese avvio la costruzione del nuovo ospedale nel borgo di Caravaggio. E’ plausibile immaginare che il primo nucleo dell'ospedale sia sorto utilizzando le abitazioni acquistate, riadattando gli umili ambienti.
Essere ospitati all'interno di un ospedale significava, anticamente, avere solo il conforto di un letto, di un materasso di fogliaccio sul pavimento e di un pasto caldo, poiché allora non esistevano terapie e particolari cure per il sollievo delle malattie. Tutto era affidato alla capacità reattiva del singolo ammalato, assente com'era il concetto di spedalità, come noi siamo abituati a conoscerlo. L'ospedale antico era costituito da un sicuro riparo, dove con il conforto di pie persone si sopportava la sofferenza e, nella preghiera, si poteva trovare il necessario sollievo: siamo all'infanzia della scienza medica. L'ambiente principale di questi nosocomi era la Crociera, dove venivano ospitati gli ammalati; a questi spazi venivano accorpati altri ambienti destinati alla preparazione dei pasti, alla lavanderia e ad altri minimi servizi. Così avvenne anche per l'ospedale di Caravaggio: infatti, leggendo i documenti, redatti nelle visite pastorali che si sono succedute, si può affermare che la fisionomia originaria dell'ospedale non aveva subito radicali trasformazioni rispetto alla struttura assunta alla fine del 1700. Tale struttura era caratterizzata, alla fine del XVIII secolo, da un fabbricato che presentava parecchie irregolarità. La prima visita documentata al nuovo complesso ospedaliero venne effettuata dal vescovo Sfondrati nel 1565. Il 29 dicembre venne redatto l'atto della visita: risiedevano stabilmente nell'ospedale un priore, un custode, un fisico e due infermieri. Il vescovo Sfondrati visitò nuovamente l'ospedale nel 1573 e nel 1580, descrivendolo come composto da una camera superiore ed inferiore con alloggio per il custode; e inoltre numerò i letti e così le altre stanze e visitò anche il modo di ricevere li poveri. L'ospedale era costituito da due infermerie per accogliere i degenti, le cui sale convergevano verso la cappella per poter sentir messa; vi erano poi altri ambienti che ospitavano le attività occorrenti. La prima accurata descrizione dell'ospedale è stata redatta nel 1718: in quell'anno venne anche steso l'inventario degli oggetti in dotazione.
Seguiamo passo passo il camparo che ci descrive anche la struttura del fabbricato: l'edificio a pian terreno presentava un portico che circondava la corte su due lati, sulla quale si affacciavano le due infermerie; sotto il portico era incassata, nella muratura, una caldaia di rame, che serviva per scaldare l'acqua occorrente per la lavanderia dell'ospedale, chiamata bugada. A pian terreno era collocata la cucina e adiacente la casa del fuoco per la produzione del pane occorrente all'ospedale. Nella cucina, in ampio locale, erano poste le dispense per conservare i cibi, le credenze, gli armadi e mensole, tutti in noce. Adiacente alla cucina si trovavano altri quattro locali: un camerino di passaggio che conduceva al secondo ambiente, chiamato la dispensa generale, e altre due stanze tra loro comunicanti che fungevano, probabilmente, da sale di rappresentanza e per l'amministrazione. Al primo piano era invece la camera per la biancheria, posta al di sopra della casa del forno, e da questa si passava all'infermeria degli uomini, alla cui estremità era l'altare della B. V. del Rosario con attorno li Santissimi Misteri con cornice nera e filo d'oro con sei candelieri d'ottone e un crocefisso. Una stanza era predisposta per accogliere gli esposti, accuditi all'interno del Luogo Pio prima di essere affidati a baliatico. La sala uomini poteva accogliere al massimo 12 ammalati; ancor meno capiente era l'infermeria delle donne, dove potevano essere accolte solo 8 degenti. Non durò a lungo il buon ordinamento dell'amministrazione. La cattiva gestione delle risorse economiche, che ciclicamente investiva l'istituto, venne di nuovo a manifestarsi, perché non sempre le rendite erano in grado di garantire un costante afflusso di denaro. Gli Scolari dovettero prendere seri provvedimenti per risanare la situazione finanziaria, convertendo a favore dell'ospedale una serie di legati, che fino allora erano stati a beneficio del santuario. Nel 1765 il Ministro Plenipotenziario della Lombardia austriaca chiedeva ai deputati di redigere un nuovo regolamento per vegliar alla loro osservazione per reprimere gli abusi, per introdurre e stabilire le massime per il buon governo ed al pubblico bene per il loro vigore. La nuova Congregazione entrerà in governo il 1° Gennaio 1767.
L'Ospitale avrà un Siscalco con moglie e un vice Siscalco ossia infermiere con il salario ed obblighi assegnati e si regolerà il vitto di questi e dei malati e così del vitto, vestito e custodia degli esposti con le regole dell'Ospitale Maggiore di Milano. Uno dei sei Deputati di detta Congregazione di Nostra Signora dovrà ogni giorno visitare l'ospedale. Il Priore inoltre, come capo della Congregazione, dovrà anch'egli, più frequentemente che può, visitare l'ospedale perché con la vigilanza di due persone sia più facile conservare il maggior buon ordine in ogni parte del Pio Luogo. Risiederà nell'ospedale un sacerdote con il nome di Rettore il quale al fine di essere in maggior comodo di attendere al Regolamento del Pio Luogo avrà vicino all'infermeria la sua abitazione.
All'entrare degli infermi nell'ospedale sarà obbligo del Rettore scrivere a libro il nome e cognome degli infermi, il giorno che sono entrati nell'ospedale e il numero del letto loro destinato [...]. E se gli infermi sopraggiunti come sopra si trovassero aggravati dovrà il Rettore con il mezzo dell'infermiere o di altra persona fare avvisare celermente il medico o il chirurgo secondo il bisogno. In tutte le visite il Rettore inoltre accompagnerà il medico o il chirurgo per rilevare così l'assistenza che dovrà prestarsi agli infermi. Avrà il Rettore sotto la sua custodia tutti i mobili di servizio della cucina delle infermerie e di qualunque altro ufficio dell'ospedale. Risiederanno di continuo nell'ospedale un infermiere per l'ordinario servizio degli infermi maschi e una infermiera per assistere alle femmine, e ambedue dovranno eseguire le loro incombenze con zelo e carità cristiana, come segue: 1) al sopraggiungere di qualche infermo sarà loro cura di portarli a letto e farli tutto quanto possa occorrere; 2) Sarà loro obbligo di trattenersi continuamente nelle infermerie; 3) In tempo della malattia si somministrerà agli infermi quel vitto che prescriverà il medico; nei tre giorni di convalescenza, nei quali l'infermo dopo di essere licenziato dal medico soggiornerà nell'ospedale, avrà un discreto vitto; 4) Lo spoglio di quegli infermi che moriranno nell'ospedale resterà a vantaggio dell'ospedale medesimo e dovrà vendersi al pubblico incanto. Nel 1788, il consorzio o scuola di Santa Maria della Fontana vedeva mutato il suo nome in Congregazione di Carità Fontana, di Caravaggio. Nonostante le precauzioni prese dal Governo austriaco i dissesti economici si aggravarono.
Nel 1785 veniva ipotizzata, considerata la nuova e ampia sede dell'ospedale di Treviglio nell'ex monastero di San Pietro, la soppressione del nosocomio di Caravaggio e la sua aggregazione a quello della vicina Treviglio. Fortunatamente, la situazione ripiegò a tutto vantaggio dell'ospedale di Caravaggio, poiché, con decreto del 13 settembre di quello stesso anno, veniva sancito di separare i fondi derivanti dai vari legati per le varie Istituzioni e con questa decisione l'ospedale divenne così proprietario di un ingente patrimonio, che garantì agli amministratori di predisporre migliori condizioni. Negli anni convulsi, che videro subentrare nel governo della Lombardia prima gli austriaci e successivamente i francesi, la Congregazione che reggeva le Pie Istituzioni di Caravaggio, fu più volte sciolta e ripristinata. Negli anni a seguire, una seconda occasione contribuì, inaspettatamente, a migliorare le sorti dell'ospedale: venne soppresso, dal governo della Repubblica Cisalpina, che ne incamerò beni e proventi. Soppresso il monastero di San Giovanni e espulsi i monaci cistercensi, il complesso entrò a far parte del patrimonio gestito dal demanio della Repubblica Cisalpina. L'ospedale si trasferì nei locali del San Giovanni nel 1812; celebrato il fausto avvenimento con una solenne processione che, dal vecchio ospedale adiacente la parrocchiale, trasportò i ricoverati al nuovo, distante solo poche centinaia di metri. Nel 1826 l'ospedale si dotò di una pompa idraulica per il prelievo e la distribuzione di acqua corrente. Ancora in quell'anno vennero costruite le nuove latrine, così chiamate per distinguerle dalle latrine antiche. L'ospedale si volle dotare di tutte quelle necessarie novità che la medicina sanitaria imponeva: si pensò, così, di rinnovare i fornelli della cucina, i reparti di isolamento e le stanze dei malati di morbillo e di colera.
Nel 1856 veniva adeguato un locale per poter ospitare i malati bisognosi di cure elioterapiche. L'ospedale si presentava, circa 50 anni dopo il suo trasferimento nel complesso di San Giovanni, come una fabbrica in continua trasformazione. E' del 1873 la prima stesura dello Statuto Organico. L'Ospitale era per sua istituzione destinato alla cura e trattamento degli infermi del paese affetti da malattie curabili non contagiose. L'Ospitale ricovera e cura, nei limiti della propria capacità e mediante rimborso delle spese, gli incurabili poveri, gli idrofobi, gli infermi di malattie contagiose ed i poveri dei Comuni non ammessi al benefizio gratuito. Nel 1882 veniva sancita una convenzione tra la Congregazione di Carità di Caravaggio ed il Comune per la realizzazione di un Ricovero che accogliesse i poveri e gli ammalati cronici del paese. L'Istituto, chiamato Giuseppe Garibaldi, verrà aperto in un reparto del locale ospedale nel quale si innoveranno e cureranno 24 pellagrosi, cronici in genere ed inabili al lavoro, compresi fra essi gli 8 cronici che già incombono per legato all'ospedale. Dopo il secondo conflitto mondiale, non ci furono importanti interventi. L'ospedale ha la capienza di 120 letti. Nel 1970 venne definitivamente completato l'atteso, grande e moderno Ospedale Consorziale di Treviglio -
Vedere poi CONSORZIO Ospedali Treviglio Caravaggio