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Il contenuto della scheda deriva integralmente dal Testo: Un Ospedale per la Locride: ricerche di storia della medicina, di medicina ospedaliera e di medicina sociale nella Locride, Salvatore Gemelli, 1975.
Purtroppo non sono riuscito in nessun modo ad avere contatti diretti con il figlio Francesco, per un supporto, nel condensare in poche righe i contenuti riportati nel testo ricco di dati statistici e curiosità storiche oltre ai numerosi allegati di supporto.
L’idea di un ospedale a Locri nasce da Michele Scaglione medico, il cugino Guido Candida e il Sindaco Carmine Migliaccio Spina.
Il 27/3/47, Maria Zurlo moglie del Barone Leopoldo Squillacioti dona il palazzo di proprietà destinandolo alla fondazione di un padiglione chirurgico.
L’edificio non era certamente adatto ad essere trasformato in ospedale quindi venne alienato ad Istituto di Suore. Fu quindi acquistato dal comune, e dopo non facili trattative, il Castello Teotino, fondato nel 1846; venne nominato un comitato cittadino per raccogliere i fondi necessari alla trasformazione in Ospedale.
Nel 1948 la visita del medico provinciale stabilì, per poter approvare l’autorizzazione all’apertura di portare ad almeno 30 i posti letto, arricchire l’attrezzatura chirurgica, aumentare la dotazione lettereccia, completare le opere murarie della cucina, della dispensa, della lavanderia e dei locali di isolamento e disinfezione; migliorare i servizi igienici come WC e docce, installare l’impianto telefonico.
L’1/9/49 l’ospedale venne aperto di fatto, senza autorizzazione che venne data il 16 ma solo come “infermeria”. L’11 settembre il primo ricovero. Fu un avvio difficile.
L'atmosfera anzi, era un po' tesa, fuori di Locri. La cittadina aveva sfidato le autorità provinciali e minacciava gli interessi di tante case di cura della zona; d'altra parte, l'Ospedale doveva ancora accaparrarsi la fiducia delle popolazioni del circondario. Del resto alla sua apertura l'Ospedale era piuttosto poveramente attrezzato. Esso disponeva di 20 letti, di alcune casse cariche di pochi medicinali e di materiale sanitario, di un lettino operatorio, di una piccola autoclave e di una piccola sterilizzatrice, di un apparecchietto radiologico e di un microscopio, di alcuni armadietti in legno e di due barelle. Nelle ampie stanze del Castello, di fresco imbiancate a calce, tutto ciò trionfava dignitosamente facendo bella mostra di sé nella cornice della soddisfazione generale.
Allorché l'Ospedale aprì i suoi battenti, le Suore di N.S. al M. Calvario, che operavano in Locri, già attivamente collaboravano alla definitiva preparazione dell'Ospedale. Nelle Suore gli Amministratori ebbero la fortuna di individuare quelle preziose collaboratrici senza le quali l'Ospedale non sarebbe riuscito, almeno nei primi anni, a mantenersi in vita. Sono noti i sacrifici personali di queste operaie instancabili. Esse si riducevano la propria razione alimentare, nei primi mesi di vita dell'Ospedale, per aumentare la consistenza dei bocconi agli ammalati e come vagassero, alcune ore al giorno, nelle campagne adiacenti alla ricerca delle verdure da preparare ai degenti. D'altra parte, è risaputo come Michele Scaglione e Guido Candida abbiano contribuito, anche essi, in modo analogo a mantenere in vita l'Ospedale nei primi mesi. Scaglione e Candida ripetutamente recarono dalle proprie case in Ospedale i più vari generi alimentari quali pane, pasta e zucchero.
l'Ospedale era povero, nato in seno a gente povera, senza alcun aiuto esterno da parte dello Stato, ignorato dalle pubbliche forme di assistenza e, anzi, avversato dalle autorità.
La popolazione si era incaparbita a voler l'Ospedale, ad avere la sua « casa della salute ». Nelle campagne si faceva il sapone per l'Ospedale, nelle botteghe si vendeva il vino e nelle macellerie la carne con la sopratassa di L. 5 a favore dell'Ospedale; in molti frantoi si riservava la « decima » Pro Ospedale; la gabella sulla carne e sul vino durò due anni a cominciare dal 1947.
È nello spirito di tale contesto di sentita partecipazione degli abitanti della zona alla vita e ai problemi dell'ospedale che vanno inquadrate le tanto significative iniziative del Lions Club di Locri tendenti a fornire il locale ospedale di costose apparecchiature di avanguardia.
Tale fu l'acquisto di una culla termostatica nell'anno 1965-
Nel 1968 il Lions lanciò fra i suoi Soci l'idea di donare all'Ospedale un rene artificiale.
Animata dallo stesso spirito, nell'anno 1974-
Allo stesso scopo, è bene ricordare come, per molti anni, fosse invalso l'uso, a Locri di devolvere offerte Pro Ospedale al posto degli omaggi floreali ai defunti; e di ciò la famiglia dell'estinto faceva richiesta non poche volte nell'annuncio del manifesto funebre.
Il 17/11 viene dichiarato ospedale di 3 categoria. I letti, nel 1955 erano 100.
Il 27 dicembre 1962 la Cassa per il mezzogiorno comunicò che in Siderno sarebbe sorto un ospedale da 150 posti letto mentre per l’ospedale di Locri era prevista la trasformazione in gerontocomio. La cittadinanza insorse.
Dopo notevoli vicissitudini burocratiche e amministrative, nel 1970 iniziano i lavori di demolizione del Castello per far posto al Nuovo Ospedale, capace di oltre 800 posti letto, mettendo la funzionalità dei servizi generali e speciali a dura prova per le Divisioni dell’Ospedale, distaccate nei diversi quartieri cittadini o persino fuori città. (la divisione di Ostetrica andò in alcuni locali del Municipio Nuovo – la Divisione di Ortopedia e traumatologia passò prima a reparto Suore, pochi mesi dopo nell’ex palazzo Squillacioti per finire, nel 1972 nel palazzo Morgante –la divisione di ORL dall’ex Municipio all’albergo Nuova Messina assieme alla pediatria per concludere il viaggio nel palazzo Schirripa assieme alla medicina-