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CALCINATE Ospedale F.M. Passi

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Da: (opac-sbn) L'affascinante avventura di sei fratelli : gli Ospedali Riuniti di Treviglio : ricerca storico-documentale / testi di Giovanna Bindelli ... [et al.] ; consulenza-coordinamento testi e fotografie Piero Perego ; fotografie G. Colleoni ... [et al.] donatomi, per questo lavoro, dall'Azienda Ospedaliera di Treviglio

La possibilità di accedere alla documentazione prima dell'anno 1927 è totalmente preclusa causa un incendio, nel 1950, dell'archivio posto in uno scantinato, che ha distrutto l'intero patrimonio storico-cartaceo dell'ospedale.
L'Opera Pia denominata Ospedale Franco Maria Passi di Calcinate è stata fondata dal conte F.M. Passi di Bergamo nell'anno 1819 con una sua nota testamentaria:
"Essendo poi mia mente e deliberata mia volontà che tutta la mia facoltà debba essere convertita ed abbia a servire di sollievo ai poveri ammalati dei Comuni di Calcinate, Bolgare, Palosco, Mornico, Caleppio, Gandosso e Telgate, nei quali sono posti i miei beni, ordino e voglio che venga eretto un ospitale, quale istituisco in mio unico erede universale di tutta la sostanza mia […] Voglio e ordino che nella mia Casa dominicale situata ai Portici di Calcinate venga eretto un'Ospitale, quale istituisco in mio erede universale [...] voglio che sia celebrata una messa quotidiana nella Chiesa della mia Casa in Calcinate, che servir deve per l'Ospitale medesimo.”
I tempi della trasformazione e l'iniziale mancanza di mezzi ne dilazionarono al 1852 l'apertura ai primi degenti. Dopo 28 anni ininterrotti di limitata attività, chiuse.
L'ospedale riaprì, e questa volta definitivamente, nell'anno 1892 sia pure con alterne fortune, fino al 1927 con mezzi propri e in seguito con il concorso di tutti i comuni beneficiari del lascito Passi. Come funzionasse si può parzialmente desumere da due particolari documenti; il Regolamento Interno del 1879 e lo Statuto del 1876.
Regolamento:
Si definisce che il governo del Luogo Pio è demandato alla Deputazione Commissaria (oggi consiglio di amministrazione), la quale, secondo la volontà del benemerito fondatore, deve comporsi di sei individui scelti fra i principali possidenti delle sunnominate comuni tranne le due comuni di Caleppio e Gandosso, che vengono rappresentate da un solo. Si afferma poi che deve dar opera per la migliore e più proficua amministrazione del patrimonio [...]; affermazione, che verrà, forse, presa un po' troppo alla lettera dai reggenti del Luogo Pio, che tenderanno eccessivamente, nel primo quarto del secolo XX, a privilegiare l'attivo patrimoniale piuttosto che l'efficienza ospedaliera.  La Commissaria ha poi anche potere di nomina di tutti gli impiegati e inservienti del Luogo Pio, come pure il potere di rimuoverli in caso di insubordinazione e di mancanza.
Essa è sussidiata da un segretario ragioniere e da un tesoriere, salariati annualmente in rate semestrali. Il cassiere poi dovrà avere residenza in Bergamo.
La direzione spirituale è affidata ad apposito sacerdote, eleggibile dalla Commissaria. Il governo e servizio interno dello stabilimento viene disimpegnato da tre consorelle del Pio Istituto della Carità, dette poi di Maria Bambina, un medico chirurgo, facente funzione anche di direttore, un chirurgo semplice, un infermiere, una cuciniera, un portinaio.
Le suore vengono designate dalla superiora della Pia Casa di Bergamo e hanno tutto il maneggio economico e la guida disciplinare.
Dal medico chirurgo dipendono gli inservienti; le suore sono responsabili delle infermiere, della guardaroba, cucina, ecc. e faranno le provviste giornaliere, mentre le grosse provvigioni sono di spettanza della Commissaria. Ancora, le suore terranno il registro cronologico degli ammalati e saranno provvedute secondo l'accordo intercorso tra la Superiora e  la Commissaria dell'ospedale. Il sacerdote dovrà confessare gli ammalati almeno entro i primi due giorni della loro accettazione, potrà avere un mese di vacanza all'anno, un alloggio nell'ospedale e un onorario in rate semestrali.
Al medico chirurgo, la cui attività presenta obblighi sorprendentemente simili a quelli odierni per compiti e orari, spetta la prescrizione delle medicine secondo la farmacopea adottata dall'Ospedale Maggiore di Bergamo, preferendo quella meno costosa, che produca un uguale o pressoché simile effetto. Dovrà anche tenere le
statistiche ospedaliere e assicurarsi rigorosamente della buona qualità e dell'esatta preparazione dei medicinali. Il chirurgo semplice, distinto dal medico chirurgo, presiede a tutte le operazioni di alta e bassa chirurgia ed esegue anche i salassi prescritti dal medico, del quale ha gli stessi doveri e obblighi.
Gli infermieri, maschio per gli uomini e femmina per le donne, accompagnano il medico e il chirurgo nella loro visita; devono dimorare costantemente nello stabilimento e ricevono un salario in rate mensili. Non devono atterrire gli ammalati, ma confortarli.
Il portinaio, oltre al servizio della porta, ha l'obbligo di aiutare nei lavori più grossolani e avrà abitazione, legna e lumi, oltre a un congruo salario.
La cuciniera ha da esser pronta a servire in ogni momento, con un salario mensile, vitto e alloggio.
Sappiamo  che l'ospedale è dotato di 20 letti, salvo variazioni al bisogno e vi possono accedere gli ammalati poveri dei sette comuni segnati nel testamento.
Sono ammessi solo gli ammalati con febbre e piaghe che si pensa possano guarire, quindi anche ferimenti, rotture e simili; mentre non sono ammissibili assolutamente i cronici e gli incurabili. Per entrare nell'ospedale occorrono due certificati; del parroco e del medico; non si ricevono i contagiosi in genere, i sifilitici, i pellagrosi, i pazzi e i fanciulli sotto gli undici anni. Tutti costoro, come pure gli operabili gravi, vengono inviati all'ospedale maggiore di Bergamo.
Solo i malati di vaiolo, scarlattina, morbillo e miliari possono essere accettati, in apposite stanze di isolamento. Ciascun ammalato terminata la cura, ha diritto a quattro giorni di convalescenza; dopo due mesi senza  guarigione, è considerato cronico e quindi dimesso. Tra le disposizioni generali troviamo la presenza di una levatrice (solo al bisogno, senza far parte dell'organico fisso) e la scelta del farmacista per ottenere medicinali che saranno forniti meglio e più utilmente.

Statuto:
Si ribadisce che precipuo scopo dell'ospedale è quello di amministrare i beni destinati al mantenimento degli ammalati poveri. Quanto ai 20 letti, proposti dalle disposizioni testamentarie, essi vengono così ripartiti: 1 letto ogni 500 abitanti, in proporzione delle popolazioni dei vari comuni, i restanti 4 letti sono da gestire a seconda delle contingenze. Il 16 giugno del 1927 il medico provinciale scriveva al prefetto di Bergamo denunciando la situazione critica in cui si trovava l'ospedale. Tale istituto non gestiva ormai che una decina di ammalati vecchi e cronici (in deroga al regolamento del 1876), in due corsie male areate e non illuminate né sufficientemente riscaldate. La gestione era affidata al medico condotto locale, a tre suore e a un infermiere non troppo valido, non vi è sala da operazioni, un ambulatorio rudimentale, i bagni non funzionanti da tempo e cucina ridotta ai minimi termini. Tutto nell'ospedale è vecchio, è disusato, è inutilizzato; e individuava, come causa prima di questo andazzo, eccessivo criterio di economia adottato nella gestione e l'incapacità di reggerlo secondo moderni criteri amministrativi e sanitari. Nella seduta del 17 agosto 1927 si giungeva, dopo serrate discussioni, alla possibilità estrema di chiudere l’ospedale adottando le seguenti misure: il trasporto degli ammalati all'ospedale di Bergamo non essendo più così difficoltoso il viaggio, come ai tempi di erezione dell'opera pia; 2) le famiglie, salvo casi gravi, preferivano curare i propri ammalati in casa; 3) le giacenze e le riserve attive, nello spirito della fondazione, dovevano essere distribuite ai poveri conforme il bisogno e proporzionalmente alla popolazione dei comuni interessati. Il 9 settembre faceva seguito un'altra combattuta riunione di opposizione alla delibera di chiusura, e, nella seguente del 16 settembre, veniva deciso di proseguire,  mantenendo in funzione l'ospedale. A questo punto ci si potrebbe chiedere: perché l'ospedale non poteva funzionare ed era destinato a essere chiuso a intervalli più o meno prolungati? La stessa domanda se la pose il commissario Giosuè Farina che, insediato il mese di dicembre,  diede la seguente risposta: L'edificio, seppure in senso relativo, era imponente, ma era inadeguata la rendita terriera di cui godeva e sulla quale incideva la sia pur limitata presenza degli ammalati poveri, che erano, come da statuto, accolti e curati gratuitamente.  Al momento del suo mandato vi erano nell'ospedale  9 ammalati. Senza por tempo, deliberò, delle riforme strutturali e funzionali come contenere la spesa annuale per il servizio religioso, dare una migliore assistenza tecnica ai contadini affittuari, così da incrementare i raccolti (specie per l'allevamento dei bachi da seta) e con ciò stesso anche le rendite per l'ospedale. A somiglianza di altre Opere Pie del genere,  adottò il criterio, innovativo per l'ospedale di Calcinate, di obbligare i sette comuni beneficati a versare all'amministrazione la cifra esigua di lire 3 per ogni giornata di degenza dei loro ammalati poveri (mentre per esempio all'ospedale di Bergamo venivano richieste lire 7). Non ultimo diede avvio all’esecuzione di alcune opere e di assegnarne i lavori mediante lecitazione privata. Si imponeva infatti una trasformazione con impianto di servizi igienici e sanitari ospedalieri moderni (i gabinetti erano senza acqua corrente e riscaldamento) e la trasformazione di tutti i locali dell'ospedale fatti nuovi con la ristrutturazione. Nei primi cinque mesi di esercizio rinnovato si erano già raggiunte le giornate di presenza dell'intero 1927 e si erano effettuati 21 atti di chirurgia operativa (contro nessun intervento degli anni precedenti, per mancanza del chirurgo e dell'attrezzatura relativa). Lamentava tuttavia la permanente carenza di ambienti operatori adatti. La ritrovata fiducia nelle cure ospedaliere locali aveva fatto ritornare anche utenti privati a pagamento o appartenenti alle mutue mediche, che versavano una retta diaria di lire 10 per il reparto di medicina e di lire 12 per quello di chirurgia. Il servizio religioso dell'ospedale fu affidato ai sacerdoti di Calcinate che celebreranno nella sola chiesa dell'ospedale stesso, riducendone della metà  l'onorario. Per il personale addetto, sono confermate le suore della Carità, aumentate di una unità; è assunto un infermiere e un'aspirante infermiera. Il tuttofare, viene assegnato esclusivamente ai lavori di fatica. Il personale viene posto, come si suol dire, "in regola" con le prescritte assistenze assicurative. I nuovi servizi installati nell'ospedale sono: ambulatorio giornaliero, gratuito per i poveri; utilizzazione, mediante ricupero di locali, di camere a pagamento, e per la protezione Maternità e Infanzia (nel 1927 la mortalità infantile a Calcinate era stata di 63 su 161 nati, nel solo primo anno di nascita); ambulatorio specialistico per bambini, quindicinale; ambulatorio specialistico di ostetricia e ginecologia, mensile; servizio bagni comuni, bagni medicati e bagni di Salsomaggiore, con possibilità di massaggi. Inoltre la biblioteca agricola, in apposito locale riservato ai convalescenti; la sezione dell'Opera Nazionale per la protezione della Maternità e Infanzia, con collegamento tra le famiglie rurali e gli ambulatori. Ne furono patronesse benemerite la contessa Maria Silvestri Passi e Giuditta Brignoli Pelliccioli".
Considerava così conclusa la parte essenziale del suo compito, rinunciando a qualunque indennità di sua spettanza per il periodo 1928-1932.
Convinto che il concorso della privata beneficenza fosse l'ospedale, qualunque ne fosse l'entità, stimolato dal gesto munifico di Carolina Beretta, che nell'anno 1931 donava all'Opera Pia ben 10.000 lire, istituiva la "Fondazione Giosuè Farina per lapidi ed iscrizioni a ricordo dei benefattori", ripartendoli in 5 categorie.
a) Per una somma non inferiore a 100.000 lire: lapide e intitolazione di un reparto e celebrazione di 20 Messe all'anno in suffragio; b) Per una somma non inferiore a 50.000 lire: lapide e intitolazione di una sala degenza e 10 Messe di suffragio all'anno; c) Per una somma non inferiore a 25.000 lire: lapide e intitolazione di una sala di servizio scientifico o assistenziale e 5 Messe di suffragio all'anno; d) Per una somma non inferiore a 5.000 lire: lapide e intitolazione di un letto di degenza e una Messa di suffragio all'anno; e) Per una somma non inferiore alle 50 lire: iscrizione nell'Albo d'oro e ricordo nella Messa quotidiana in ospedale.
Da parte sua il Farina proponeva per un encomio speciale la Madre Superiora e donava un titolo di stato di lire 5.000 per l'erezione di un letto intitolato alla propria madre. Nel 1933 le figure addette all'ospedale erano: direttore dell'ospedale, medico chirurgo operatore, medico chirurgo assistente operatore, radiologo, oculista,
otorinolaringoiatra, odontoiatra, pediatra per ambulatorio e puericultura. Segretario era il segretario del comune di Calcinate. Vi erano 9 suore della Carità di Maria Bambina e due sorelle, dette mandatarie. Infine: 3 infermieri, 4 infermiere, 1 ortolano-inserviente e 2 lavandaie inservienti. Il 1932 si conclude col pareggio finanziario.
Venne poi nel 1934 deciso l'acquisto di un'autolettiga per trasporto ammalati, ovviando al disagio dei comuni che devono usare automobili pubbliche o chiedere
l'intervento della Croce Rossa di Bergamo. Venne acquistata un'autolettiga Fiat 508 e una barella, pagabile in 24 rate mensili di lire 729.  Non occorrerà l'assunzione di altro personale bastando uno degli inservienti provvisti di patente. Per gli enti e privati che fruiranno dell'autolettiga la tariffa sarà di lire 2 al km.
Tutto procedeva a gonfie vele.
Nel 1943 l'aumento forte di ricoveri venne dai comuni competenti, sempre privilegiati, come da statuto antico e nuovo. Fu così adottata un'unica diaria per tutti i reparti di lire 16; diminuirono le tariffe dei cronici; si unificarono a 30 lire le camere a pagamento private. Raddoppiò a 30 lire la diaria a carico delle mutue dell'industria. Aumentarono del 10% quelle a carico dell'O.N.M.I.. Gli atti operativi cominciarono a costare da un minimo di 300 a un massimo di 1.000 lire. Aumentarono di molto tutte le diarie nel 1945, causa l'aumento di costo dei prodotti e il nuovo trattamento economico del personale.
Nel 1938 la mortalità infantile in provincia di Bergamo era stata del 186 per mille; in alcuni comuni addirittura del 300 per mille. Ben 121 consultori pediatrici erano stati istituiti nella provincia, insieme consultori ostetrici, refettori materni, asili nido,... Visitatrici sanitarie dell'O.N.M.I., cercavano di convincere le madri sulla necessità di spedalizzare i piccoli. Eppure ancora nel 1940 la mortalità infantile bergamasca era del 154 per mille.
Si istituì prima un ambulatorio, poi un reparto di 20 lettini, specializzato soprattutto per la lotta alle forme gastro-enteriche che falcidiavano i piccoli. Nel 1941 si potevano vantare questi risultati: 141 ricoveri quasi tutti gravi, circa la metà guariti o migliorati, con un solo decesso". Solo nel febbraio 1942 venivano emanate dalla superiore autorità disposizioni ben precise perché in  tutti gli ospedali si allestissero istituzioni simili a quelle di Bergamo e Calcinate contro la mortalità infantile.
Ma, se dal punto di vista sanitario tutto funzionava, non altrettanto si poteva dire sul versante finanziario. In data 26 giugno 1944 i comuni competenti e incompetenti avevano raggiunto la cifra debitoria verso l'ospedale di lire 342.836,15, mentre i fornitori del Pio Luogo pretendevano forniture a pagamento anticipato. La situazione era resa più difficile dal fatto che le banche bergamasche, a causa della precaria situazione del Paese, rifiutavano ulteriori anticipazioni.
Farina, per consentire almeno la normalità di cassa, offrì personalmente 100.000 lire al tasso ridotto del 5%, disponendo che gli interessi fossero versati alla fondazione omonima. Prevedeva imminente, ove i comuni non sanassero i loro debiti, la paralisi operativa con impossibilità di accettare i pazienti.
Coerentemente anche le donazioni dell'Albo d'oro e delle lapidi di G. Farina vennero aggiornate: cat. A: non meno di 300.000 lire per il titolo di un reparto; cat. B: 150.000 per una sala di degenza; cat. C: 75.000 per una sala di servizio; cat. D: 15.000 per un letto; cat. E: 1.000 per l'iscrizione all'Albo.
Il 5 novembre 1954 la contessa Maria Silvestri, vedova del conte Franco Passi, morto senza figli, donava all'ospedale 10 ritratti a olio di membri della casata Passi, vissuti nel sec. XIX, da conservarsi nella sala delle riunioni dell'ospedale.
Importante per lo sviluppo dell'attività futura della sanità zonale fu la siglatura dell'accordo, convenuto il 21 novembre, per la costituzione del Consorzio con l'Infermeria Faccanoni di Sarnico che diventava così un nuovo ospedale, consorziato con Calcinate, già riconosciuto ospedale di III categoria dal 24 maggio 1939.
Dal 1° gennaio 1959 cambieranno le ordinarie tariffe di ricovero, con aumenti generalizzati di 100 lire, eccettuando i cronici. Va segnalato però che per questi ultimi le tariffe valgono fino a esaurimento del numero di giornate di ricovero concordate con i comuni, dopo di che scatta un lieve aumento giornaliero.
L'ospedale, riattato nel 1977, necessitava di una nuova ristrutturazione che comprendesse l’abolizione delle corsie con formazione di camere a pochi letti e i relativi servizi igienici nel rispetto della persona malata. Le due ali del vecchio edificio ristrutturate offrirono una disponibilità di 140 letti, divisi in camerette da 3 letti e troveranno posto anche i nuovi impianti di diagnostica e roentgenterapia.
Veniva decisa l'installazione di un nuovo centralino telefonico della S.T.L.P.E.L. e, il 16 dicembre 1962, si concluse l'acquisto di una nuova moderna autoambulanza Fiat 600, per un costo di  1.225.000 lire, come nella stessa seduta fu istituito il servizio dentistico a favore degli alunni della scuola dell'obbligo sul territorio.
Veniva approntata anche la costruzione di un nuovo padiglione per servizi vari, alloggio delle suore e dell'internato per il personale femminile. Calavano le donazioni, i finanziamenti arrivavano ormai dall'alto, sia per le grosse che per le piccole esigenze, come il contributo di un milione che il ministero della Sanità diede per l'acquisto di una nuova autoclave. Alla fine del 1965 risale l'obbligo, aggiunto nel regolamento organico del 1961, del collegiamento (vitto e alloggio in ospedale) del personale femminile, mentre l’istituzione di una vera scuola per le infermiere generiche è del 3 novembre 1968.
Il 24 gennaio 1970 si autorizzarono otto medici dell'ospedale a risiedere fuori dal comune di Calcinate, in deroga alle disposizioni originarie: era il trionfo dell'automobile.
Con l'apertura della sezione di urologia l'ospedale di Calcinate dispone di 205 posti letto e nella nuova pianta organica il rapporto è di 1 dipendente per 1,4 posti letto;
con DPR n. 1663 l'ospedale è dichiarato Ente Ospedaliero, divenendo diretto destinatario delle relative norme.
Il 30 luglio 1970 venne stesa la Convenzione tra l'ente e la Congregazione Religiosa delle "Suore della Carità delle S.S. B. Capitanio e V. Gerosa" di Lovere, in base alla quale l'ospedale godrà della presenza di 10 Religiose: una capo sala, due infermiere professionali e 7 infermiere generiche, tra cui la direttrice delle scuole e servizi infermieristici. Con un accordo, che anticipava di un anno la decadenza della convenzione tra l'ente ospedaliero e la congregazione religiosa  le suore lasciano l'ospedale, eccetto le tre in possesso dei requisiti di legge per passare in ruolo effettivo come capo servizi sanitari ausiliari e capo sala.
Con decreto n. 611 del 31/12.1980 il presidio ospedaliero di Calcinate era assegnato alla U.S.S.L. 30 di Seriate. Con due decreti legge n. 502/92 e 503/92, veniva ridisegnato l'assetto complessivo del sistema sanitario, con una accentuata regionalizzazione del servizio.
Sul finire del 1997 la Regione prevedeva la realizzazione di un nuovo modello organizzativo, separando le funzioni per Aziende Sanitarie Locali (A.S.L.) e Aziende Ospedaliere (A.O.); di conseguenza, per quanto riguarda l'ospedale di Calcinate, veniva soppressa la USL 12 e Calcinate era chiamato a far parte del presidio della pianura come Unità di Produzione della A.O. di Treviglio, oggi Ospedali Riuniti di Treviglio.

OPAC SBN: Cronistoria dell'Ospedale F. M. Passi di Calcinate : Documentata dal 1927 al 1945 / Giosuè Farina





 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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