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Dall’Archivio Arcivescovile di Torino emerge l’esistenza di questo antico ospedale, attivo sino alla metà del XVII secolo, utilizzato soprattutto come lazzaretto. Ludovico Romagnano, vescovo di Torino, ne autorizzò l’edificazione nel luglio del 1463 intitolandolo ai Santi Apostoli Pietro Paolo, annesso all’omonima chiesa poi distrutta nel 1593.
Nella rivista online "cuneo24.it" ho trovato questo articolo del 29 marzo 2020 a firma di Lorenzo Rosso
https://www.cuneo24.it/2020/03/caudano-
La gente era chiusa in casa. Pregava e supplicava Dio per non essere contagiata, guardava con sguardo minaccioso coloro che si muovevano per la città senza apparente motivo. Sebbene le gride proibivano di non lasciare il Paese minacciando pene severe, molti ricchi andarono a rifugiarsi nelle montagne, portando il contagio anche nelle zone meno sospette.
Gli ospedali erano colmi di malati, gli infermieri e gli assistenti (perlopiù suore e frati) non riuscivano a contenere i pazienti. La gente mirava a dito i cosidetti “untori”, dilagavano informazioni false e spesso fuorvianti. Si creavano ospedali nei posti più incontaminati.
Siamo nel 1463 a Caudano, una borgata sopra Stroppo, in Val Maira, caratterizzata da un ospedale che fu poi trasformato in Lazzaretto durante la peste del 500. L’esposizione al sole di questa borgata ha fatto sì che prendesse proprio il nome Caudano. Si trattava di un insediamento a Sella, ossia fedele alle caratteristiche morfologiche del terreno. Il 7 luglio 1463, Amedeo Agnesi (allora parroco) assieme ai suoi fratelli e il nipote Costanzo Agnesi, firmarono il decreto per la creazione di un ospedale. L’idea di solidarietà piac-
L’ospedale era così composto: un portone in legno preceduto da una semplice scala in pietra, un’enorme sala per ospitare i malati al piano superiore e qualche piccola stanza dedicata alle cucine e agli infermieri. A dare importanza alla struttura erano le due finestre al piano superiore. In una di queste si può vedere con chiarezza il nodo di Salomone (simbolo di giustizia ed equità) e sui capitelli è rimasta la scultura di Giano bifronte.
Tali simboli erano volti a sottolineare l’importanza della solidarietà e dell’accoglimento dei più deboli. I pellegrini che passavano di lì, vedendo i simboli appena citati, potevano fidarsi e richiedere soccorso qualora ne avessero avuto bisogno. La funzionalità dell’edificio passò da ospedale a Lazzaretto per la pestilenza nel 1500. Successivamente venne acquistato da privati e ora è un palazzo del Comune di Stroppo; è stato restaurato a seguito di un incendio.
Sotto i segni di Giano (cioè sinonimo del passare del tempo e arrivo della primavera, intesa come allonta-