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Il contenuto della scheda deriva integralmente dal testo: Dalla carità al Credito – ricchezza e povertà ad Asti dal Medioevo all’800 – a cura di Renato Bordone – edito dalla Cassa di Risparmio di Asti – 2005.
Ringrazio la Direzione della Banca d’Asti per l'autorizzazione e condivisione all'uso dei contenuti.
Naturalmente ho dovuto riportare e condensare in poche righe un lavoro, ben più ampio ed articolato, contenuto in un volume di sicuro pregio, e credo anche di difficile reperibilità, che invito a leggere in quanto in esso ho trovato diversi passaggi che ricalcano, nel 700, molte situazioni di attualità.
La prima attestazione di un ospedale dei Mercanti alias “ De Sancta Maria De La Scala compare nel testamento del 1426 di Michele Lorenzi, importante Lombardo, così come, nel medesimo documento compare l'ospedale Batutorum prope Sancti Iuliani, cioè della confraternita dei disciplinati di San Giuliano, altro organismo di religiosità popolare che non è forse fuori luogo collegare ancora una volta ai mercanti, quando si ponga mente al culto del Santo, venerato dai mercanti astigiani, secondo quanto già riferiva il Boccaccio nella novella di Rinaldo d'Asti. Se infatti il Lorenzi lascia in modo generico 20 soldi ciascuno ai principali ospedali astigiani, lasciti particolari da assolvere dopo la morte della moglie, sua erede universale, sono espressamente rivolti all'ospedale dei Mercanti e a quello di San Giuliano ai quali le somme assegnate dal godimento di alcuni appezzamenti sono destinate affinché vi siano in perpetuo 20 letti forniti a un uomo e a una donna per lavare i panni e per svolgere mansioni di servizio. Quattro anni dopo, anche la sua vedova, Franceschina Solaro, testerà a favore dei due enti ospedalieri, lasciando a entrambi due genovini d'oro.
Compare in prima posizione nel decreto del 1455 con cui il vescovo Roero unì all'ospedale di Santa Marta la maggior parte degli ospedali della città.