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Ringrazio la Società Editrice "Cierre Edizioni di Caselle Sommacampagna -
L'istituzione ospedaliera è ricordata già nel 1291; La Confraternita della disciplina l’ebbe in gestione sin dal tardo medioevo. La sua documentazione ci restituisce la fisionomia di un organismo che lungo tutta l'età moderna non tralascia di dedicare attenzione e risorse ai poveri e ammalati. L'ospedale di Riva, mantenne una peculiare vigilanza nei confronti di alcune categorie, tra le quali le ragazze povere e prive di dote.
La dote sarebbe stata consegnata dopo la celebrazione del matrimonio, oppure dopo la sua monaca-
Il primo atto che si riferisce all’Ospedale risale al 9 aprile 1675 quando don Girolamo Balduini lasciò all'ospedale, nel suo testamento, un capitale di 500 troni affinché fosse distribuito ai poveri. Per quanto riguarda la gestione economica dell'ospedale risultano compravendite, locazioni di terreni e prestito di denaro alla comunità di Riva. Il patrimonio dell'ospedale non smise di crescere, tra le donazioni ricordiamo quella di Gian Battisti Capolini che nel 1774 destinò mille troni affinché si cele-
Nel gruppo dirigente dell'ospedale e della Confraternita non vi erano le donne.
La documentazione conservata permette di conoscere nel dettaglio quali fossero le voci di entrata e uscita, la loro entità e la loro frequenza. Le entrate erano normalmente costituite dagli affitti delle terre o delle case, dagli interessi sui prestiti concessi e dalle donazioni testamentarie.
Dalle pagine dei libri contabili emergono anche aspetti del quotidiano talora un po' curiosi. Tali si possono considerare, per esempio, la vendita di semi di senape e di papavero bianco a uno Speziale esterno all'ospedale, oppure la preparazione di impiastri da applicare o la preparazione di un medicamento particolare per il quale era necessario un “braccio” di tela con il quale confezionare la fascia per un cittadino che prestava servizio armato sulla flottiglia di pattuglia sul lago.
Tra le uscite c'erano d'esempio il costo dei medicinali somministrati agli infermi; costi che variavano nel tempo; il medesimo registro fornisce talvolta anche informazioni riguardo alla tipologia e alla composizione dei medicinali utilizzati.
Tra le uscite vi era tutto ciò che era inerente all'igiene delle lenzuola e dei materassi.
Per le lenzuola erano necessari telo e filo, per i materassi, oltre alla tela, che ne costituiva l'involucro, anche la paglia, la lana o il crine e infine il filo per confezionarli.
Ovviamente c'erano le spese per il bucato alle lenzuola che probabilmente venivano lavate in tinozze.
Le lenzuola non dovevano solo essere lavate, ma a volte devono essere sostituite. L'ospedale Infatti acquistava la tela (cotone o canapa) e questa veniva poi trasformata in lenzuola. La biancheria dei letti richiedeva anche di essere sbiancata. La manutenzione dei materassi si dimostra più impegnativa vuoi per la riparazione delle federe, dei pagliari, per la battitura e rammendatura eseguita con rete e spago. L’insieme delle spese relative alla manutenzione dei letti del ricoverati nel 1795 raggiunse l’1% del totale delle uscite mentre tra il 1807 e il 1810 la percentuale raggiunta fu del 2% .
La preoccupazione degli amministratori per la qualità dell'assistenza, pulizia e l'igiene del luogo affio-
1) fu aumentato il salario dei direttori e dello stesso Priore, di cento troni all'anno, con la raccoman-
2) fu assunta una donna di abilità con l'incarico di assistere gli infermi, somministrare loro i necessari soccorsi e curare la loro pulizia; per tali mansioni le si assegna l'abitazione con qualche mobile e un assegno di 60 troni all'anno, cui si aggiunge la possibilità di essere curata gratuitamente.
3) poiché erano aumentate le incombenze dei medici e dei chirurghi, si decise di aumentare l'onorario a patto che quotidianamente si recassero in ospedale per accertarsi se vi fosse bisogno della loro opera.
4) si stabilì di eleggere due ispettori che vegliassero sull'applicazione delle norme; spettava loro di esaminare se lo spitaliere prestasse assistenza, se i medici e lo speziale facessero il loro dovere e, in caso contrario di ammonire i mancanti o, se necessario di avvisare gli amministratori.
5) controllare le regole somministrate del vitto e delle medicine; per questo impiego la ricompensa, si disse, sarebbe venuta loro direttamente da Dio.
Infine il Consiglio stabilì di concedere al cappellano di prelevare dall'ospedale tutti i mobili che gli fossero stati necessari, in virtù del fatto che si era sempre adoperato a vantaggio dell'ospedale; la concessione evitò all'ospedale di spendere denaro per acquistarglieli.
Si rilevano dalla contabilità interventi di manutenzione dello stabile, di cui si occupavano muratori, falegnami, vetrai, fabbri e tagliapietre. Gli operai non ottenevano cure mediche o medicine gratuite.
Non tutti i ricoverati guarivano e potevano lasciare l'ospedale. Quando il defunto non aveva parenti le operazioni di sepoltura erano quasi sempre a carico dell'ospedale, il quale si occupava anche di fornire la bara. Anche le celebrazioni in suffragio generarono movimenti di entrata e uscita. Al di là delle messe quotidianamente previste, i Cappellani celebravano anche quelle richieste per legato. I conta-
La Confraternita fu soppressa dal governo Bavaro nel 1807. La decisione fu ribadita nel 1811 dal governo italico, che tuttavia non riuscì ad incamerarne i beni, poiché fu dimostrato che erano patrimonio dei poveri. , e come tale appartenevano all'ospedale che all'epoca non era più retto dai Disciplinati.
Rendicontazioni di rientro dei capitali prestati sono attestate nella documentazione fino al 1820.