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Questa scheda, ridotta dalla Sua originale postata sul sito, è stata elaborata dalla Fondazione Promozione Sociale, che, come risulta dallo Statuto, promuove le iniziative occorrenti per garantire i diritti fondamentali ai cittadini non in grado di auto difendersi. In particolare:
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http://www.fondazionepromozionesociale.it/PA_Indice/061bis/61bis_lassistenza_psichiatrica_in_val_daosta.pdf
La Regione non ha mai avuto strutture manicomiali proprie. Già dal 1800 í valdostani venivano ricoverati presso il «Regio Manicomio di Torino». Sulla condizione di questa deportazione psichiatrica non mancano documenti e testimonianze.
Ad esempio, già nel trasporto al manicomio, il trattamento era di una grande brutalità. Un dispaccio ministeriale agli intendenti è significativo su questo punto (1837): «Nel trasporto dei mentecatti poveri al Regio manicomio di questa capitale essendosi talora trascurati i più essenziali riguardi di prudenza ed umanità ne derivarono taluni accidenti per cui taluno cessò di vivere prima ancora di entrare»
Il sano pragmatismo che informava l'agire degli amministratori del tempo rifiutava l'internamento dei folli: è del 1789 il ricorso del Consiglio di amministrazione del «Hospice de Charité» contro «I'arrété» del comitato di nomina ducale che imponeva il ricovero di un «maniaque».
La Provincia di Aosta (1926) stipulava una apposita convenzione con gli Ospedali psichiatrici di Torino per il ricovero degli «alienati» valdostani e con lo «Statuto organico» si assicurava un proprio rappresentante nel Consiglio di amministrazione.