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MAROSTICA Ospedale Prospero Alpino

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Il comune di Marostica ha indicato il sito https://www.bassanodelgrappaedintorni.it/ , gestito da Vasco Bordignon, che tratta la storia, la cultura e l’arte di Bassano del Grappa e dintorni appunto, che ringrazio per l’autorizzazione alla stesura della scheda frutto del lavoro di ricerca dello stesso Bordignon

https://www.bassanodelgrappaedintorni.it/marostica-gli-hospitales-e-lospedale-ex-prospero-alpini/


Prima di parlare dell’Ospedale (ora ex) di Marostica intitolato a Prospero Alpini, è necessario dedicare qualche riga ai due hospitales fondati nei dintorni della Pieve di Santa Maria.
Questi erano degli ospizi, delle realtà (struttura e persone) che offrivano un qualche aiuto (in particolare un po’ di cibo e un posto per riposare) a malati, poveri, orfani, mutilati, e a pellegrini. Facevano riferimento in particolare a quelli realizzati precedentemente a ridosso dei grandi valichi (San Gottardo, Gran San Bernardo, Moncenisio) da parte di ordini religiosi, per assistere i pellegrini che si spostavano per raggiungere le varie capitali della Fede o per raggiungere la Terrasanta.
1) L’Hospitale di San Gottardo o Ospizio dei poveri o Hospitale della Pieve di Santa Maria.
Sappiamo che nel 1400 già esisteva probabilmente in relazione alle nuove situazioni della comunità marosticense determinate dalle pestilenze del XIII secolo seguite poi dalla grande peste del 1348 e successive.
Una prima testatrice viene ricordata nel 1400 quando Giacomina fu Vanzo, moglie dell’oste Albertino fu Giacomo, assegnava il suo letto all’hospitale della chiesa di S. Maria di Marostica.
Nel 1419 l’ospedale aveva anche un sacerdote a sua disposizione. Il sacerdote veniva beneficiato nello stesso anno da un testatore.
Era gestito dall’antichissima Fraglia della Madonna della Concezione, i cui membri dedicarono tale Hospitale a San Gottardo (960 – 1038) in memoria del grande Santo bavarese che offrì tutta la sua vita a servizio della carità, oltre ad essere stato un riformatore dell’ordine monastico dei benedettini, pedagogo, educatore, architetto e taumaturgo. Inoltre tale dedicazione derivava anche dal fatto che la chiesa era ubicata nella via lungo la quale passavano i pellegrini per raggiungere San Gottardo di Trento.
Ad esso era annessa la chiesa di San Gottardo e altre adiacenze finalizzate alle cure dei poveri e/o alla assistenza dei pellegrini.
Nel 1470 l’edificio e la vicina ampia area prativa vennero assai ristrette per dare ospitalità ad una nuova istituzione: il Monastero delle monache Agostiniane di clausura. Erano nove monache, tutte native di Marostica, provenienti dal Monastero di San Giovanni Battista di Bassano, dove le religiose si trovavano in esubero con scarsi mezzi e una cattiva organizzazione sia economica che religiosa-monastica.
Nonostante la presenza del monastero di clausura, l’Hospitale cercò di proseguire la sua missione e dalle visite pastorali dei vescovi di Padova sappiamo che nel 1488 aveva otto letti a disposizione dei pellegrini, più numerosi dei consueti due o quattro degli altri ospizi e che nel 1587, in occasione della visita pastorale, si riscontrava che la situazione dell’ospedale non era molto diversa: c’erano due stanze delle quali una era riservata ai pellegrini maschi con otto letti e l’altra con due letti per le donne. I poveri pellegrini non potevano sostare più di tre giorni e tre notti, regola che all’epoca era comune alla maggior parte degli hospitales.
Nel 1666 l’ospedale esisteva ancora e nel verbale della visita del vescovo di Padova è detto che la gestione costava ogni anno 45 ducati.
Ma dopo il 1770, a causa della legge napoleonica che sopprimeva conventi e monasteri, anche il San Gottardo venne soppresso, le monache abbandonarono il monastero e tutta l’area iniziò la sua decadenza.
2) L’Hospitale di San Sebastiano.
Nella visita pastorale alla Chiesa di Santa Maria del 1488, visto il buon andamento dell’Hospitale di Santa Maria, il Vescovo di Padova Pietro Barozzi, dopo aver visitato nella collina di San Benedetto il monastero ormai in rovina, scrisse che era necessario costruire un altro ospedale invitando i componenti della Fraglia dei Santi Sebastiano e Fabiano, detta anche di San Giuseppe, a costituire il proprio statuto.
Beltrame Garzadore e suo figlio, che possedevano a Marostica molti beni, si impegnarono a lasciare in eredità una casa colonica all’imbocco della strada di Ponte Quarello. L’hospitale nacque esattamente in data 15 febbraio 1504 con il lascito notarile che comprendeva la suddetta casa colonica con corte, orto e brolo, cento ducati d’oro in altrettanti affittanze e cento staie di frumento e cento staie di grano delle loro entrate nel marosticano annualmente e per sempre. L’amministrazione fu affidata alla fraglia suddetta.
La struttura dell’ospedale, riadattata da quella casa, comprendeva l’alloggio del custode, la cucina, la lavanderia, il refettorio, e due dormitori: uno per gli uomini e l’altro per le donne, senza comunicazione tra i due.
Complessivamente i letti erano 14, ma in varie circostanze potevano essere di più.
Vi era anche la chiesa dell’Ospedale, della quale resta solo una bifora. Vi era un unico altare dedicato ai tre santi protettori: alla Beata vergine, a San Sebastiano e a San Rocco.
Negli hospitales di San Gottardo e di San Sebastiano, detti “dei pellegrini”, prestarono la loro opera il dottor Francesco Alpini, medico della comunità, il figlio Prospero Alpini, illustre e famoso medico e viaggiatore e il medico veneziano Cornelio Bianchi.
Dopo la metà del 1700 la zona del territorio di Marostica subì forti piogge e alluvioni. I terreni collinosi scaricarono una eccessiva quantità d’acqua nel sottostante torrente Longhella, che straripò allagando le terre circostanti compresa quella dell’hospitale di San Sebastiano arrecando irreparabili danni.

L’abate Natale Dalle Laste (nato a Marostica il 30 marzo 1707 e morto a Marsan il 21 giugno 1792, sacerdote e insigne letterato, docente all’Università di Padova) suggerì alla amministrazione di trasferire i due ospedali della Pieve di Santa Maria nella struttura del convento di San Rocco dei Frati Domenicani, rimasta vuota e quindi libera dopo la soppressione del 1770, situata in Borgo Panica. Anche il Governo Veneto approvò questa soluzione, mettendo il Convento di San Rocco in vendita all’incanto e cedendolo per circa seimila lire all’amministrazione marosticense, rifiutando maggiori offerte da parte di privati.
L’amministrazione fu affidata ancora ai frati di S. Sebastiano e alla Confraternita di S. Giuseppe.
Il trasferimento ebbe luogo nel 1771. I posti letto erano allora 20.
Nel 1807 l’ospedale passò sotto l’amministrazione della Congregazione di Carità.
Le condizioni dell’ospedale migliorarono tra il 1885 e il 1895 con ampliamenti, con la sostituzione delle lettiere con letti a reti metalliche, con l’apertura di una sezione chirurgica provvista di sale operatorie, con la creazione di stanze per le puerpere, di un piccolo reparto per dozzinanti, e di un luogo fornito di bagni ecc.
Nel 1892 venne istituita una casa di salute, previ accordi con la Deputazione provinciale di Vicenza, che cominciò a funzionare con 20 maniache tranquille.
Nel 1898 venne attuata l’illuminazione elettrica e nel 1902 il collegamento col telefono.
Dopo il ‘900 furono chiamate le suore Dorotee a prestare attività infermieristica e gestionale del personale, della farmacia e della dispensa interna. Il loro numero andò aumentando fino a 43, per diminuire poi progressivamente fino a qualche unità nel decennio 1970-80.
Nel 1908-9 fu costruita la Casa di Salute Psichiatrica, un nuovo complesso con parecchi padiglioni per 100 posti letto, ampliata poi nel 1925 e nel 1950.
Durante la guerra 1915/18 la struttura psichiatrica venne lasciata all’autorità militare che la usò come ospedaletto di guerra avanzato. L’ospedale venne circoscritto nella parte vecchia dell’ex convento e le malate di mente furono alloggiate nella chiesa di S. Rocco. I tedeschi erano arrivati a circa 15 Km. di distanza da Marostica.
Nel 1928-31 si procedette alla costruzione del nuovo ospedale su progetto dell’Ing. Giovanni Tescari, dotato di reparti di medicina e chirurgia con ostetricia e con 131 posti letto.
Nel 1935 fu costruito un nuovo fabbricato a tre piani per cucine, casa per suore, dormitorio per infermiere, ecc.
Nel 1937-38 fu aggiunta la lavanderia e il guardaroba.
Successivamente vennero attuate parecchie migliorie agli stabili, fu costruita la centrale termica, e nel 1952 venne rifatto il vecchio edificio dei malati cronici e ricovero per donne, e costruita la cabina elettrica autonoma ecc.
Dal 1947su progetto dell’Ing. G. B. Boschetti venne rifatto completamente l’edificio della Casa di Salute psichiatrica che all’ epoca ospitava circa 300 malate di mente di cui 80 agitate.
Alla fine del 1950 su richiesta della commissione governativa sulla vigilanza dei manicomi fu deciso l’ampliamento del reparto con la costruzione di locali adatti per le agitate (13 camerini di isolamento ecc.).
L’ospedale di Marostica Prospero Alpini si distribuiva su una superfice di mq. 8.000, con padiglioni capaci di una capienza da 400 a 600 posti letto (nel 1953 erano 650 posti letto) grazie ai tre edifici, e il padiglione ex Vittorio Emanuele per servizi generali, lavanderia, guardaroba, celle mortuarie.
Tra il 1955 e il 1960 vennero istituiti i reparti di ostetricia e ginecologia, il laboratorio e il reparto cronici.
Tra il 1967 e il 1977 furono istituiti i reparti di pediatria, ortopedia, due sale operatorie, centro trasfusionale, e fu costruito lo stabile per gli uffici amministrativi e per lungodegenti e ristrutturata l’ex casa di riposo.
La Casa di Salute per malati psichiatrici, che nel tempo aveva superato i 500 ricoverati, fin dal suo inizio non ebbe mai avuto personale sanitario proprio, ma i sanitari che vi operavano erano quelli del reparto di medicina. Solo dal 1972 vi sarà un primario, aiuti e assistenti autonomi.
L’attività dell’Ospedale Prospero Alpini venne sospesa con la legge regionale del 14 settembre 1994 con la quale vennero costituite le 21 Unità Sanitarie Locali (USL) e questo complesso ospedaliero venne trasformato in un centro socio-sanitario all’interno della USL. n. 3  Bassano del Grappa, che successivamente con la fusione della USL n.4 Alto Vicentino, divenne dal 1 gennaio 2017 l’Azienda Sanitaria ULSS n.7 Pedemontana, per effetto della Legge Regionale n.9 del 25 ottobre 2016.
Fonti documentali
AA.VV. MAROSTICA. GUIDA TURISTICA ECONOMICA-COMMERCIALE. Marostica, senza data, ma anni ’70. – Gregoris Luciano, Ronconi Gianfranco. STORIA ANTICA E MODERNA DEGLI OSPEDALI DI VICENZA E PROVINCIA. Editrice Veneta, Vicenza, 2009. – Toniolo Serafini Lidia. GLI HOSPITALI NELLA PIAVE DI SANTA MARIA IN MAROSTICA, Edizioni Grafiche Leoni, Fara Vicentino, 2012. – Regione Veneto documentazione dal sito internet


 
Dal passato al futuro... un viaggio nel tempo dei templi della salute
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