Menu principale:
da: descrizione dell'Ospedale di San Vincenzo eretto in Reggio nel corso del 1841
Mentre il Consorzio della pace studiava a vincere il furore delle guerre intestine, e la Confraternita della Misericordia a recar sollievo ai poveri (due particolari istituzioni, delle quali non si può rintracciare il principio) fu riservata al 9° secolo l'erezione del primo monumento della carità dei Reggiani, l'Ospedale degli infermi sotto l'invocazione del S. Angelo nell'anno 882; altro poscia di S. Pietro a spese del Municipio; e vennero poi dietro altri 14 Spedali ad uso promiscuo anche dei Pellegrini sino al secolo XV. Fissò speciosa epoca il Reggiano Giureconsulto Pinotto de' Pinotti che ordinò lo Spedale sotto l'invocazione di Santa Maria del Carmine dotandolo di molti fondi, giusta pubblico Istrumento 17 Ottobre 1384. Questo singolare grido caritatevole ottenne simili generose dotazioni, ed il Municipio nel 1453 concentrò a quello del Pinotti gli altri piccoli Spedali sparsi nella Città e nei sobborghi. Ma questo emporio impegnava l'amministrazione ospitaliera a nuovi adattamenti, ed anche estensione di fabbricato, nel volger del tempo sino all'epoca gloriosa del Serenissimo Principe Francesco III, il quale volendo proporzionare l'ospizio dei miseri ai bisogni dell'accresciuta popolazione ordinò nel 1750 ampliazione di sale e di comodi. Anche Ercole III passò a simili provvidenze. Contuttociò vedemmo rinnovate quelle imperiose angustie pel numero eccedente de' poveri reclamante altre infermerie non consentite dall'area del fabbricato. Ed ecco accorrere al bisogno la Sovrana provvidenza col trasferire altrove lo Spedale per le femmine, onde è duplicata la capienza per gli uomini, e rispettata con fatto positivo la necessaria distinzione del sesso; impedito lo stivamento degli infermi; insomma predisposto il modo di rimuovere le cose provvisorie, e di ottenere che l'umanità, in vece delle febbri nosocomiali, e d'altri tristi risultati, rinvenga nell'asilo della pietà il conforto adeguato, e la salute desiderata. Tanta era la necessità dell'erezione di un nuovo Spedale, ma la scelta del luogo non era della minor importanza.
Filippo Zoboli Vescovo di Comacchio, divenuto Commendatore del Patrimonio del Monastero di S. Prospero, con i beni del medesimo qui eresse nel 1470 il Monastero dei Lateranensi mentre aveva preparata la costruzione del Monastero di S. Marco pei Canonici del Salvatore. Francesco III con suo Chirografo del 1750 fece scorporare una parte di detto Monastero Lateranense per i Mendicanti, ed Orfani. Il resto presenta la riforma del giorno, alla quale dà il nome di quel Santo ingegnoso Regolatore di quella pietà cui sono destinate ad esercitare le Figlie sue.
E loro consiglio che al primo entrare dell'infermo sia pronta una sala pel primo esame sulla diagnosi, di che abbisogna, non che per le operazioni chirurgiche più dolorose, onde eseguirle senza aggravio degli altri infelici. A ciò si presta la sala N.° II; ma nell'una, e nell'altra circostanza imperiosi ponno sorgere tanti bisogni, sia di alimento, e la cucina è pronta al N.° I; sia di Medicinali, eccoli al N.° VI; sia di pannolini, e la guardaroba è prossima di ben pochi gradini; sia in fine degli strumenti chirurgici, ed il loro deposito è tosto a capo delle breve scala maggiore. Pel caso in cui debbasi usare l'Ostetricia, lo che esige tanta calma e riguardi, vale la sala N.° III, alla quale si è preparato l'uso della stufa. Per le contingenze di cutanee sordide, e di sifilitiche, anche per l'uso de' bagni, è pronta la sala N.° IV con annesso gabinetto per tutte quelle riserve, che onorano chi le concede. Per l'altro caso o d'alienazioni mentali, od inferme dipendenti dal Governo provvede il N.º V. Per il deposito di Farmacia il N.° VI. Per le malattie petecchiali, ed altri simili morbi pericolosi si esigono peculiari disposizioni, che ordinava il benignissimo Principe con suo Venerato Rescritto 24 Febbraio ultimo: Isolamento di situazione, d'inservienti, di preparazione di ristoro, e di distribuzione di medicinali; per l'evasione delle vittime verso il Cimitero senza passar pel cortile; per il comodo sul condotto generale d'espurgo senza molestia delle inferme; per collocazione, e disinfezione delle suppellettili, e della medesima Infermeria; per provvida corrente d'aria ampia al Settentrione, scarsa al Mezzogiorno; con luce discreta per moderare il calore della stagione estiva, in cui sono più frequenti tali malattie. E tutto ciò si vede eseguito sul lato settentrionale del parallelogrammo ai Numeri VII VIII e IX; più una scala di vigilanza dal quartiere dell’Ospitaliere alla sala delle predette inservienti. Sullo stesso lato del cortile si trovano i quartieri distinti del Cappellano, e del Medico astante, ed altri servigi. Procedendo all'altro lato al Mezzogiorno sonovi scala di regresso dall'Infermeria maggiore alle stanze mortuarie e delle Sezioni, più altri servigi col refettorio delle Sorelle da un canto, e della cucina dall'altro, da amendue le quali ponno elevarsi due distinti tubi caloriferi, ed economici alla sovrapposta Infermeria. Intermediano al N.º XXI tre camere per le inservienti, fra il primo e secondo piano, e cosi ritorniamo da capo all'ingresso rimpetto alla scala pel secondo piano. Retrocedendo al trivio resta al Mezzogiorno il deposito degli istrumenti chirurgici, e delle tonache di salute, e verso il Settentrione il quartiere delle Ospitaliere N.° I. Quivi trovasi al N.° II una sala per centro di vigilanza della Superiora; per la sua conferenza con i Medici, e Chirurghi, e per foresteria. Al N.° III sua stanza da letto, e per il suo Uffizio di contabilità. Indi il dormitorio comune alle altre Sorelle, la loro "Infermeria, i servigi, e la Cappella religiosa, retro la quale sta la scala di vigilanza all'Infermeria suddetta delle contagiose.