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Il contenuto della scheda proviene dall'archivio storico dell'ASL CN2. Ringrazio l'Amministrazione per l'autorizzazione-
http://www.aslcn2.it/filemanager/Atti_e_documenti_aziendali/Inventario%20%20Ospedale%20.pdf
Alba Archivio storico (1414‐1980)
La nascita dell’Ospedale Civico San Lazzaro di Alba risale al 1420. Esso nacque come uno dei tanti nosocomi medievali, intesi come luoghi di cura degli ammalati, ovvero di ricovero ed ospitalità per pellegrini, commercianti e uomini d’affari, che di norma erano situati presso le porte delle città o appena fuori di esse. Oltre all’Ospedale San Lazzaro, in cui si curavano le malattie infettive, esistevano ad Alba anche l’Ospedale di Sant’Antonio per la cura dell’ergotismo (cioè del cosiddetto fuoco di Sant’Antonio), l’Ospedale di Santo Spirito del Ponte, presso l’antica porta Tanaro, l’Ospedale di Santa Maria della Cherasca, appena fuori dalla porta orientale detta del Soccorso, l’Ospedale di San Marco, nell’area del quale venne poi edificato l’Istituto del Cottolengo, e infine l’Ospedale di San Teobaldo situato fuori dalla porta di San Martino. Tutti gli ospedali in questione vennero riuniti nel 1536 ad opera del Comune di Alba, in un primo tempo sotto il nome di Ospedale di Santa Maria della Consorzia, di San Teobaldo e di San Lazzaro, ed in seguito sotto quello di Ospedale Civico di San Lazzaro. L’Ospedale possedeva alcune cascine, vigne e prati e per effetto di eredità, lasciti e donazioni poté col tempo accrescere il suo patrimonio. Ciò avvenne in particolare sotto il governo sabaudo di Vittorio Amedeo II, quando si pervenne, grazie appunto ad una donazione, alla costruzione dell’attuale sede dell’Ospedale San Lazzaro, nel luogo in cui sorgeva il castello rovinato della Città di Alba. Il progetto fu redatto nel 1769 dal conte di Robilant, che consegnò il disegno dell’alzata della “nuova fabbrica” dell’Ospedale all’architetto Carlo Gallina, cosicché i lavori di costruzione del nuovo edificio ebbero inizio il 1° luglio 1770. Il trasferimento ufficiale dei malati nella nuova sede avvenne quindi il giorno 24 agosto 1784. In seguito vennero realizzati ingenti lavori di ampliamento e ristrutturazione a partire dal 1786 fino al 1967, allorché si costruì l’ultima delle due nuove ali. Il San Lazzaro fu elevato a ente morale il 1° dicembre 1836 e venne preposto all’assistenza sanitaria e al soccorso dei più poveri. L’Ospedale era allora amministrato dal Comune, e presidente del Consiglio d’amministrazione era il sindaco di Alba. Inizialmente, e poiché i fondi e i beni del nosocomio erano assai ristretti, gli amministratori erano solo quattro: un segretario, un tesoriere, un infermiere ed un’infermiera. Affinché il funzionamento della struttura fosse buono si provvide successivamente all’elezione di un economo, il quale non solo doveva occuparsi della custodia dell’Ospedale ma altresì provvedere alle forniture dei generi alimentari, degli strumenti e dei medicinali, così come vigilare sui consumi e sugli usi degli stessi. Al di sopra dell’economo vi era il Consiglio amministrativo, il quale organizzava la vita dell’Ospedale stesso. Ma c’erano altre figure importanti: il rettore, cui incombeva l’assistenza religiosa ai malati e l’istruzione degli “esposti” (cioè dei bambini abbandonati), una donna addetta alla cucina e alle pulizie, un infermiere e un’infermiera che prestavano servizio agli ammalati, un protomedico e un chirurgo che si preoccupavano di visitare gli infermi, due speziali e un tesoriere che riscuoteva i redditi spettanti all’Ospedale e pagava gli stipendi del personale e i mandati spediti dal Comune per forniture e opere di manutenzione. Nel 1889 il tesoriere Domenico Pagliuzzi si appropriò di gran parte dei beni dell’ente e quando la frode venne scoperta vennero inviati da Cuneo due “regi commissari straordinari” affinché esaminassero il suo operato e facessero luce sull’accaduto. In seguito, e per la precisione in data 4 aprile 1898, l’amministrazione della Tesoreria passò alla Cassa di Risparmio di Alba, la quale prese ad occuparsi anche delle Opere pie annesse all’Ospedale. Per ciò che concerne l’aspetto più propriamente gestionale, il 24 settembre 1890 avvenne la consegna dell’amministrazione dell’Ospedale San Lazzaro e del Ricovero per i Giovani abbandonati al regio commissario Vincenzo Bianchi. In base al Regio Decreto emanato l’11 settembre 1890, furono pertanto sciolte le amministrazioni precedenti e si decise di “provvedere al riordinamento degli stessi istituti e di proporre all’uopo le occorrenti riforme”. In prosieguo di tempo, avvenne in data 16 luglio 1891 l’insediamento delle “nuove amministrazioni dell’Ospedale di San Lazzaro ed opere pie annesse”, che furono tenute a seguire i suggerimenti dei regi commissari “circa i mezzi di assicurare il progredente sviluppo morale, economico ed intellettuale degli istituti”. Un ulteriore passaggio di competenze avvenne poi il 13 settembre 1925, con l’affidamento dell’incarico dell’amministrazione dell’Ospedale al commissario sottoprefettizio Gerardo Gerardi, il quale ebbe il compito di controllare la regolarità e la consistenza del patrimonio dell’Ente. Dallʹ8 dicembre 1926 al 23 dicembre 1927 l’amministrazione fu retta dal commissario prefettizio Angelo Bertosso, il quale stabilì che il Consiglio fosse “composto di un Presidente e quattro membri eletti dal Podestà di Alba”, mentre dal 22 giugno 1942 al 10 marzo 1944 l’amministrazione fu invece gestita dal commissario prefettizio Giulio Cartagenova. Infine, il nuovo Consiglio d’amministrazione si insediò il 1° maggio 1944, con il compito di attuare nuove riforme sui servizi ospedalieri e sulle finanze. L’Ospedale San Lazzaro svolgeva la sua attività sanitaria ed assistenziale in particolare nei confronti di “miserabili persone che vivevano dei loro giornalieri lavori di campagna e che ricorrevano all’Ospizio di carità per qualche mensuale soccorso […]”. Oltre ai poveri venivano in esso accolti militari infermi, ammalati cronici ed incurabili. Per queste due ultime categorie vennero per altro istituiti appositi “concorsi per posti letto”, a causa di gravi carenze. In seguito vennero stipulate anche convenzioni con le casse mutue di particolari categorie di lavoratori (coltivatori diretti, artigiani, commercianti. ecc.), allo scopo di assicurare ai loro membri i necessari ricoveri, le visite ambulatoriali, le cure e le operazioni. Inoltre, al fine di garantire l’assistenza ai poveri infermi, nel corso degli anni erano nati nuovi organismi: l’Ospizio delle Povere Figlie (1830), il Ricovero dei Poveri Giovani Abbandonati (1839), l’Istituto Torre‐Mermet (1873) e l’Ospizio dell’Infanzia Abbandonata (1890), tutti amministrati direttamente dall’Ospedale San Lazzaro. Nell’ordine, e per la precisione, l’Ospizio delle Povere Figlie era un istituto preposto ad “accogliere e mantenere gratuitamente le ragazze povere, orfane di genitori o trovatelle della città e territorio di Alba, e dare loro conveniente istruzione ed educazione religiosa, morale, intellettuale e civile”. Le fanciulle vi venivano accolte dall’età di sette anni fino al compimento dei ventuno (eccezionalmente fino ai venticinque, ma non oltre), ricevevano un’istruzione elementare obbligatoria e venivano addestrate nei lavori femminili e domestici. Nel 1927, per iniziativa del Comune di Alba, essendo stata ordinata la demolizione della sede perché giudicata inabitabile e pericolante l’Ospizio fu riunito al Ritiro della Divina Provvidenza. Il Ricovero dei Poveri Giovani Abbandonati accoglieva, dal canto suo, giovani dai sette ai diciotto anni di età che avessero ricevuto il battesimo, fossero poveri, privi di entrambi o di almeno uno dei genitori, e risultassero vaccinati contro il vaiolo, sani e ben conformati. Prima di essere ammessi, cosa che avveniva per nomina del Consiglio amministrativo del Ricovero, essi venivano infatti sottoposti ad una visita medico‐chirurgica. La struttura si divideva in due sezioni: la prima era riservata ai minori applicati agli studi elementari nelle scuole pubbliche e la seconda ai maggiori, dediti all’apprendimento dei mestieri. L’Istituto Torre‐Mermet era stato costituito “per le povere partorienti”, grazie alla donazione dell’8 marzo 1873 ad esso fatta dalla nobildonna Carolina Torre‐Mermet. Divenuto ente morale con decreto del 7 febbraio 1784, era amministrato dall’Ospedale, pur avendo una propria contabilità. Vi venivano ammesse solo le donne in possesso dei seguenti documenti: fede di nascita, attestato di matrimonio, stato di famiglia e dichiarazione di assenso da parte del marito. Nel 1948 avvenne una fusione tra l’Ospedale San Lazzaro e l’Istituto Torre‐Mermet, talché quest’ultimo cessò di essere un’opera pia indipendente. Infine l’Ospizio dell’Infanzia Abbandonata (già Ospizio dei Trovatelli e quindi Ospizio degli esposti) era nato per accogliere i neonati “abbandonati in sito pubblico, illegittimi e non legalmente riconosciuti, nati nella Provincia da madre domiciliata o residente da almeno un anno che faccia domanda di ricovero”. Il bambino doveva essere allattato dalla madre fino all’età di diciotto mesi ed in seguito era affidato alle nutrici dell’ospizio fino al compimento dei cinque anni di età. L’Ospedale Civico San Lazzaro, in applicazione della legge di riforma sanitaria del 1978, cessò di esistere come ente autonomo in data 31 dicembre 1980, quando fu inserito nell’Unità Sanitaria Locale n. 65. Quest’ultima, nel 1994 divenne un’azienda regionale dotata di personalità giuridica pubblica, di autonomia organizzativa, amministrativa, patrimoniale, contabile e tecnica prendendo il nome di ASL 18 di Alba‐Bra. Infine con la nuova organizzazione delle aziende sanitarie locali, dal 1° gennaio 2008, l’ASL n. 18 passò ad essere identificata come ASL CN2 comprendente 76 Comuni, i cui centri maggiori sono appunto Alba e Bra.
Esiste poi un testo, presente nella bilioteca civica di Cuneo, “Bollettino della Società Piemontese di Archeologia e belle Arti – Anno XVI Gennaio-
Il contenuto riporta esclusivamente riferimenti architettonici.